“Nonno, quando sono nate le storie?”, chiese un giorno una bimbetta che era saltata sulle ginocchia di un vecchio. Lui la guardò con gli occhi liquidi e dolci. Pieni di amore per quella nipote curiosa. Era un vecchio molto vecchio, quel vecchio. Aveva sul viso una fitta ragnatela. Una ruga per ogni giorno della vita, una per ogni esperienza, per ogni dolore. E due per ogni sorriso, perché la gioia segna. E quando porti con te i segni dell’esistenza, vuol dire che non hai vissuto invano.
“Nonno, quando sono nate le storie?”. Allora lo sguardo del vecchio si perse lontano, in quella linea invisibile che fa da confine tra i ricordi e i desideri, dove il passato si perde nel presente e insieme, per mano, sfociano nel futuro della nuova generazione che si tiene in grembo.
Era così assorto, il vecchio, che alla bambina sembrò crudele ripetere di nuovo la sua domanda, per quanto le piacessero le storie del nonno e la curiosità di conoscere la storia delle storie la divorasse. Avvicinò la mano al volto assorto del vecchio e, con il piccolo indice, prese a percorre, lieve carezza d’amore, l’intrico di vie che solcavano il volto dell’uomo. E, come ad accompagnare il gesto, si mise a canticchiare, una nenia lieve e sussurrata, a fior di labbra.
Il sole si fece più basso. Il cielo si tinse di rosso. E, in quella pace, il vecchio tornò, dall’orizzonte lontano, in cui s’era perduto, alle domande della bimba. Strinse a sé la nipotina, le carezzò i capelli e iniziò a narrare:
“Nessuno sa quando nacquero il Cielo e la Terra, le Montagne e il Mare, perché la loro origine si perde nella notte dei tempi. E potrebbe essere un miliardo di anni fa oppure ieri. O domani, perché no? Sappiamo però che quando nacque la Terra, l’Universo, il grande Nonno, era già tanto tanto vecchio eppure non si stancava mai di giocare con lei. Pian piano la Terra crebbe ed ebbe una figlia, bellissima e pura, bianca e candida. La chiamarono Luna, proprio come te, piccola mia. Quando l’Universo vide la piccola Luna, capì che era speciale, forte e fragile insieme, piena e vuota. Seppe il grande Nonno che avrebbe avuto momenti di luce e altri di buio, giorni per mostrarsi ed altri per nascondersi. E per quei giorni, quelli più vuoti e bui, quelli dove Luna trovava il suo nascondiglio e vi si perdeva, l’Universo radunò tutte le parole che aveva sognato nei lunghi millenni del suo esistere. Quelle parole nate nel silenzio e che nel silenzio il Tempo aveva custodito, non era facile che fossero pronunciate, ed egli esitò e rimase assorto nei suoi pensieri. Allora Luna uscì, si avvicinò al grande Nonno e lo carezzò con il suo bianco sorriso di bimba. E, proprio in quell’istante, l’Universo cominciò a raccontare. Così sono nate le storie. E non sono ancora finite, perché l’Universo è immenso e le storie hanno ali e, prima o poi, i giorni di buio da nascondersi, i giorni di vuoto da riempire, arrivano. E allora, dal silenzio, dal pensiero, nasce una storia!”.
Tiziana Basciu