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Punti di vista – Racconto di Salvatore Califano

Winkle osservava con aria compiaciuta gli animali che senza soluzione di continuità si avvicendavano dietro le sbarre. In principio l’idea di adottare dei mutamenti drastici nello zoo lo aveva lasciato a dir poco perplesso ma ora, col passare delle settimane, vi si stava abituando.
Quella che a suo parere era stata la più rilevante delle innovazioni era l’abolizione delle varie gabbie. Ne era stata creata una sola, molto grande e comunque grande abbastanza da raccogliere insieme tutti gli esemplari.
Il cambiamento era stato adottato in ogni zoo dello stato e si era velocemente allargato dappertutto a macchia d’olio. C’erano stati infatti allarmanti segnali di attività insolitamente pericolose da parte di alcuni soggetti, così era stato necessario ricorrere a questa forma di extrema ratio.
Nonostante la sua professione di zoologo, il giovane professore, è inutile nasconderlo, non era mai stato un amante degli animali. Si era dedicato a quell’attività esclusivamente perché gli garantiva un lavoro all’aria aperta.
“Stupide bestie”, pensò, “Scommetto che se solo aveste la stessa facoltà di pensiero di noi uomini, tentereste di diventare la razza dominante. Ognuna di voi desidererebbe che la propria specie riuscisse a rimpiazzare la nostra e prevaricare sulle altre.”
Guardò beffardo un camaleonte che si era avvicinato e lo fissava incuriosito.
“Perfino tu vorresti che i tuoi ci provassero, vero?”
Il camaleonte si distrasse un attimo per catturare un moscone che si era posato ronzando stancamente su di una delle sbarre rugginose, quindi rivolse all’uomo un ultimo, sbadato sguardo monoculare e riprese la propria tranquilla passeggiata lungo il bordo della gabbia.
Il cervello di Winkle ricominciò a lavorare.
“Non c’è niente da fare: dite quel che volete ma l’uomo è sempre l’uomo. Noi abbiamo scoperto il fuoco, noi siamo stati capaci di piegare il mondo ostile facendolo sottostare alle nostre esigenze. Altro che quegli idioti ecologisti, coi loro ridicoli discorsi sulla presunta pericolosità del nostro atteggiamento nei confronti dell’ambiente. Madre Natura non sopporterà ancora a lungo le vostre violenze, sostenevano. Come è andata a finire? Nella maniera più ovvia: la razza dominante è rimasta la nostra.”
Riprese ad apostrofare stizzito gli animali.
“Eccovi lì, dall’altra parte, prigionieri dei vostri cervelletti ottusi, incapaci di partorire anche solo il pensiero più primitivo. SIAMO NOI LA RAZZA DOMINANTE!”
Quest’ultima frase quasi la gridò verso il gruppo più vicino – un leone, una zebra ed uno scimpanzé che, spaventato, si voltò berciando verso Winkle.
Dal giorno in cui erano stati decisi i cambiamenti, le diverse specie avevano imparato a convivere; ciò d’altronde si era rivelato necessario, visto che non c’era più tra di esse alcuna divisione.
Il professore si rivolse al vecchio custode che sedeva poco distante da lui, lo sguardo perso nel vuoto.
“Guardali, Major” sussurrò, “Non sono ridicoli? Li abbiamo costretti a vivere tutti insieme, stravolgendo le loro abitudini. Osservali: adesso devono reprimere i loro istinti se non vogliono annientarsi a vicenda. Noi siamo liberi di fare quel che vogliamo, vecchio mio. Noi abbiamo in pugno la situazione!”
Il custode guardò silenzioso gli animali, poi le sbarre della gabbia in cui erano rinchiusi, quindi si tolse gli occhialini dalla sottile montatura metallica e fissò Winkle.
Nei suoi occhi si notava una profonda amarezza. Chiaramente l’idea di quella grande gabbia non gli andava proprio a genio.
Il giovane tornò a girarsi verso gli animali che, divenuti più numerosi, sembravano ora un piccolo pubblico attento e, a suo modo, pensieroso. Rimasero così per un po’, a guardarsi attraverso le sbarre di quell’enorme prigione a cielo aperto.
Di lì a poco giunse il guardiano col suo incedere sgraziato, reggendo goffamente uno dei recipienti per il cibo. Aprì uno degli ingressi della gabbia, entrò con circospezione e appoggiò l’ingombrante ciotola a terra, versandone parte del contenuto. Quindi uscì, richiuse l’ingresso e si allontanò barcollando.
Il capannello degli animali si sciolse e ognuno di loro tornò alle proprie occupazioni e alla propria dimora.

All’interno della gabbia, Winkle si gettò con avidità sul pasto.

 

Salvatore Califano

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