La attanagliava, a volte, una strana sensazione che non sapeva ben definire, un misto di gioia, gratitudine per essere stata messa al mondo e serenità nell’agire.
Una sensazione quasi più grossa di lei, che partiva dallo stomaco, invadeva il petto, si infilava su per il naso e inebriava incessantemente la testa.
Si sentiva ubriaca, letteralmente strizzata da un senso di solleticante benessere, e le capitava allora di domandarsi se davvero se lo meritava, se davvero doveva appartenere a lei ciò che aveva; e la risposta era si.
Si perché non sempre nella vita le cose positive arrivano per puro caso. Si perché, nonostante ogni persona le rispondesse “Che fortuna!”, nonostante tanti la guardassero stralunati e con gli occhi sgranati, in fondo sapeva che poteva permettersi di essere fiera, stupita, orgogliosa, grata e consapevole, tutto insieme.
Era semplicemente felice. Di una felicità che non deriva da altro, ma solamente da sé stessa e dalla vaga sensazione di essere finalmente riuscita a costruire qualcosa di vivo e palpitante in mezzo al (quasi) nulla, di essersi ritagliata un angolino di mondo con le unghie e con i denti, di avere tra le mani un poco che ha il sapore dell’infinito.
Jessica Loda