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L’omissione fatale – racconto di Patrizia Garelli

Lunedì, 24 luglio. Ore 10. Il commissario XXX entra nell’appartamento. Ad accoglierlo c’è un appuntato che scatta sull’attenti. “Comodo, comodo!”, fa il commissario. È una giornata torrida, è tutto sudato, ha dormito male e non ha voglia di convenevoli. Si guarda attorno. L’appartamento è in perfetto ordine, neppure un granello di polvere. Il pavimento è tirato a lucido. Accanto all’uscio, due pattine di feltro. Fa per metterle.” Bah…”, ci rinuncia. Tanto la padrona di casa non avrà niente da dire… “Dov’è il cadavere?”, chiede.

“Il cadavere è in cucina.”, risponde l’appuntato.
“Chi se ne è accorto?”
“Ci ha telefonato una vicina, mezz’ora fa. Si è insospettita quando ha visto che, a quest’ora, la signora non aveva ancora aperto la finestra della camera da letto. Pare che sia un tipo un pochino abitudinario…”
I due percorrono il corridoio ed entrano in cucina. Il cadavere è seduto accanto alla tavola. La testa è reclinata in avanti, le braccia attorno al capo.
“Segni di effrazione…?”
“Nessuno, abbiamo dovuto sfondare la porta. Era chiusa dall’interno con quattro mandate.”

Il commissario osserva attentamente il cadavere. Non sembra mostrare segni di percosse o ferite.
“Tra poco dovrebbe arrivare la scientifica per i rilievi del caso. Al momento è del tutto impossibile stabilire la causa del decesso”, sentenzia l’appuntato.
“Bene! Vada ad aspettare il perito all’ingresso. Qui, rimango io.”
Una volta solo, il commissario si guarda attorno. Anche la cucina è in perfetto ordine. Su di una mensola ci sono alcuni barattoli, allineati come tanti soldatini. L’acquaio è perfettamente sgombro, né ci sono resti di cibo o stoviglie in giro. Nessuna ditata sui pensili. Nell’aria aleggia un vago odore di Lysoform…

“Eppure, quest’appartamento era abitato”, pensa, “Sì, abitato dal cadavere… Eppure…” Guardando più attentamente la salma, si accorge che sotto il busto, spunta un foglietto. Di lato c’è una matita. Il commissario lo estrae delicatamente e legge.
Dopo alcuni istanti, ecco tornare l’appuntato. “Commissario, quelli della scientifica hanno appena telefonato. Tarderanno un po’. C’è traffico…”. Teme la reazione del superiore. Sa bene che non è per nulla paziente. Questa volta, invece…
“Non importa.”, fa il commissario, “Tanto, il caso è risolto!”
L’appuntato è allibito: “Commissario, ma come ha fatto? Congratulazioni, lei è un genio!”

Il commissario, senza batter ciglio, gli passa il biglietto. È scritto con calligrafia minuta, ordinatissima. L’appuntato inizia a leggere:
1) Svegliarsi alle 7
2) Stirarsi un po’…
3) Alzarsi
4) Infilare le pantofole e indossare la vestaglia
5) Andare in cucina e mettere su la macchinetta del caffè
6) Aprire il frigorifero ed estrarre il cartone del latte
7) Andare in bagno, fare pipì, lavarsi la faccia
8) Prendere una tazza e un piattino dal pensile, preparare il caffè e latte; disporre alcuni biscotti in un piattino. Aprire il vasetto dello yoghurt, quello magro, dietetico
9) Apparecchiare la tavola con la tovaglietta, quella a strisce gialle con tovagliolo coordinato
10) …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Qui, lo scritto, s’interrompe.
L’appuntato è allibito. Guarda il foglio. Poi, guarda il commissario con aria interrogativa. “E allora?”, chiede, “Che vuol dire tutto ciò? Mi spieghi, non capisco. Come ha risolto il caso?”

“Ma è semplicissimo”, risponde con aria serafica il commissario, “Lampante, direi! La soluzione ce l’ha lì, sotto gli occhi…”
L’appuntato, ancora con il foglietto in mano, esita. Proprio non gli va giù di fare la figura del cretino. “Ma è una lista, una lista che stava scrivendo la defunta quando è sopraggiunta la morte!”

“Bravo!”, ribatte sornione il commissario, “Ma nella lista la signora ha dimenticato di scrivere qualcosa…”
L’appuntato è ormai sull’orlo di una crisi di nervi “Ma come”, sbotta, “una lista più precisa di così…”
“Bingo! Ha fatto centro! La signora, infatti, ha omesso di scrivere una cosa essenziale…”
“E quale, me lo dica, presto!”, ulula l’appuntato, ormai incontenibile.
“La signora ha dimenticato di scrivere “RESPIRARE!”

 

Patrizia Garelli

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