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Le merendine fanno male al cuore – di Eleonora Tosti

Bartolomeo Baciccia era un ragazzino con dei bellissimi occhi verdi che abitava nel mio quartiere. Dalle lettere tondeggianti del nome e da certe risonanze del cognome ci si può già fare un’idea di lui e del tipo di costituzione fisica che lo distingueva, suo malgrado, da tutti gli altri.

In genere, in ogni comitiva di ragazzini che si rispetti, c’è sempre il tipo grassottello: quello che va in giro con pane e Nutella alle tre del pomeriggio e alle quattro tira fuori dalla tasca un’altra merendina. Beh, lui era proprio in tutto e per tutto nei canoni del suo personaggio.

Io, all’epoca, mi aggiravo sotto casa in pantaloncini corti con il mio cane di pochi mesi al guinzaglio. Era giugno, quindi niente scuola e niente compiti!
Io e la mia amica Gabry ci tiravamo su i capelli con un nastro di pizzo nero e andavamo incontro all’estate canticchiando “Like a Virgin”.

Quando incontravamo Bartolomeo Baciccia io non badavo certo ai suoi occhioni languidi e alle guance che diventavano improvvisamente rosse se solo mi avvicinavo a lui. O meglio, non ci badavo finché non avvertivo una sorta di languorino. A quel punto bastavano un mio battito di ciglia, due minuti di considerazione e nemmeno tre domande per convincerlo a dividere con noi la sua scorta di merendine. Cessato l’allarme gastrico, lo salutavamo frettolose per correre all’uscita del campo da tennis, assumere un’aria del tutto casuale e aspettare di veder passare Ale con la bici. Era un’opportunità da non perdere visto che una sua apparizione avrebbe costituito il nostro argomento di conversazione per il resto del pomeriggio. Chissà perché quelli che si chiamano Alessandro, in genere, sono tutti molto carini. Questa coincidenza mi ha sempre incuriosito ed è un pensiero che negli anni mi è tornato spesso alla mente.

Devo ammettere però che se anche si fosse chiamato Gennaro o chissà come, il suo aspetto avrebbe comunque suscitato in me tutta quella strana gamma di reazioni che andava dall’accelerazione istantanea del battito cardiaco, all’inabilità improvvisa dell’uso delle gambe fino al semi-totale blocco dell’apparato fonatorio. La prima volta che riuscii a “parlare” con lui fu quasi un miracolo: si fermò ad accarezzare il mio cane dicendo insistentemente quanto gli piacesse e quanto lo trovasse bello, dolce e tenero…dando il via ad una serie di innumerevoli complimenti intervallati da qualche mio strano suono tipo “mmm…ah…gr…graz…ie”. Da quella volta Gabry, che per certe intuizioni mi dava una pista, continuò a ripetermi che secondo la sua “celeberrima esperienza” il caro Ale non si riferiva al cane, ma alla sua padrona, cioè proprio me medesima in persona!!! Io avvampando al solo pensiero le rispondevo “no…macché” eppure mentre lo dicevo cominciai a pensare seriamente che avrei voluto dare a lui il mio primo bacio e mi arrischiai persino a scriverlo sul mio diario segreto.

Anche Bartolomeo Baciccia non aveva mai baciato nessuno e il fatto era di pubblico dominio. Per questo, e non solo, lo predavamo in giro. Una volta lo
avevamo persino rincorso spuntandogli dietro! Nonostante tutti i nostri dispetti, lui tornava imperterrito ogni giorno al parco; puntuale alle tre con il sorriso e le sue merendine. Le motivazioni di tutta questa straordinaria pazienza e disponibilità?…un mistero più assurdo di quello di Hanging Rock.
Un pomeriggio ci inventammo un gioco terribile per infierire sulla sua ingenuità.

Decidemmo di insegnargli in gruppo la “tecnica del bacio” e lui si immolò a questo supplizio sperando e confidando nella nostra buona fede. Ma c’era un piano prestabilito per umiliarlo ad ogni tentativo e renderlo ridicolo se solo si fosse avvicinato un po’ troppo alla bocca della ragazza prescelta per addestrarlo. Un altro lo avrebbe sostituito e gli avrebbe mostrato la tecnica giusta e ogni volta che ci avesse provato lui sarebbe stato bloccato a una distanza ragionevole e non eccessivamente pericolosa e rimproverato a dovere.

Era un’occasione imperdibile per me, visto che tra i potenziali bacianti c’era Ale! Così, seguendo il consiglio di Gabry, mi offrii volontaria per disinibire il
povero Bartolomeo, assicurandomi nel contempo di non correre alcun rischio se non quello di ritrovarmi, finalmente, tra le braccia del mio idolo e realizzare il mio sogno. Il gioco incominciò ed io, che non avevo la minima idea di ciò che avrei dovuto fare e che evidentemente nel tempo devo aver dimenticato qual era la mia vera vocazione, ovvero quella d’attrice, sembravo una grande esperta dall’aria lasciva e disinibita. Bartolomeo sedeva accanto a me, timoroso. Seguendo tutti i consigli degli “amici” provò ad avvicinarsi goffamente, prima prendendomi la mano, poi sussurrandomi paroline suggerite e poi ancora avvicinando quella palla di lardo sudatissima e rossissima, che sarebbe stata la sua faccia, alla mia. Io mi sentivo morire.

Ma recitai benissimo il mio ruolo, finché, a pochi centimetri dal mio viso, non lo bloccarono, e io tirai un bel respiro di sollievo. Sapevo che Ale si sarebbe fatto avanti, non poteva di certo perdere quell’occasione, così almeno mi aveva predetto Gabry, e lei aveva quasi sempre ragione. In questo caso però ci tengo a sottolineare il quasi, poiché, senza tentennare nemmeno un istante, fu un certo Paolo invece a farsi avanti. Mi strinse a sé e mi baciò. Io capii solo dopo qualche secondo quello che mi stava capitando e mi irrigidii. Per fortuna il suo bacio fu violento ma rapido e quando si staccò da me, oltre alla sua bava, mi lasciò un gran senso di schifo. Mi pulii le labbra con la mano e mi guardai intorno con terrore. Ale non c’era più. Gabry sorrideva toccandosi la fronte. Bartolomeo sembrava mortificato per non essere riuscito a fare altrettanto poco prima ed era concentrato sul suo dramma personale. Io mi sentivo a pezzi. E lo odiai. Era successo tutto per colpa sua. Se non fosse stato così brutto, ciccione e stupido…sempre a farsi prendere in giro da tutti!

Paolo sogghignava contento e fiero. Gli altri si erano entusiasmati al punto di gridare “Adesso tocca a me!”. E io scappai via piangendo. Quella sera inzuppai il cuscino con le mie lacrime e per qualche giorno inventai delle scuse con i miei per non portare giù il cane. Ma poi un pomeriggio decisi di affrontare la situazione con un altro spirito! Non potevo continuare a nascondermi, altrimenti avrei finito per non uscire più, ma soprattutto…avevo troppa voglia di rivedere Ale. E lo vidi…sì, sì…arrivai con un gran fiatone all’uscita del campo da tennis e lo vidi “nitidamente” andare via abbracciato con Gabry sulla bici.

Ero furiosa e triste. Forse, se Bartolomeo Baciccia non fosse esistito sarebbe andato tutto diversamente e il mio sogno non si sarebbe sgretolato in mille
microscopici pezzettini sotto il peso della sua ciccia. Proprio in quel momento mi accorsi che l’ignaro responsabile delle mie disavventure mi stava venendo incontro. Lo odiavo, ma gli stavo sorridendo quasi per un riflesso incondizionato, per un’idea che stava velocemente prendendo forma dentro di me.

Arrivatomi davanti disse “Vuoi una merendina?”…io lo guardai fisso negli occhioni verdi rispondendo “No, voglio te!”. Lui diventò paonazzo in un nanosecondo e distolse lo sguardo. Io incalzai “Non sai che voglia avevo di baciarti l’altro giorno, ma c’erano tutti e non ho avuto il coraggio…sai…io mi sono innamorata di te! Se ti va possiamo vederci tra un po’ vicino alla fontanella che sta in fondo al parco. E’ un posticino nascosto…così potremmo stare un po’ soli io e te, che ne pensi?”. Lui deglutì e rispose balbettando “Vab…b…e…ne!”. Io, con l’espressione più angelica di cui ero capace aggiunsi “Può darsi che non riesca a venire più tardi, o anche oggi stesso, però se tu mi aspetterai alla fontanella ogni pomeriggio, ti prometto che prima o poi verrò! Desidero tanto baciarti, davvero!”. Detto questo scappai via. Non credevo realmente che mi avrebbe aspettato, per giorni e giorni. Io partii per le vacanze e me lo scrissero in una lettera molto divertente.

Ancora oggi, se mi chiedono qual è la cosa più crudele che hai fatto in vita tua mi vengono in mente gli occhioni verdi e speranzosi di Bartolomeo Baciccia che cercano di scorgere la mia sagoma all’orizzonte.  Dopo l’estate non l’ho rivisto più. I suoi si trasferirono in Toscana, credo. Da allora di cose ne sono successe tante: Gabry ha preso i voti due anni fa e Paolo condivide una “suite” con due degni compari a Regina Coeli.

…e Ale? Ale è sempre bellissimo. Da applauso, ci terrei a precisare. E’ stato fidanzato con un’attrice famosa per qualche anno e ora si vocifera che
abbia mille storie.

Quest’estate mi aggiravo sotto casa in pantaloncini corti con il mio cane, oramai centenario, al guinzaglio. L’ho incontrato e ci siamo fermati a chiacchierare. Questa volta almeno i complimenti li ha fatti direttamente a me e mi ha anche proposto di segnarmi in palestra per fare ginnastica insieme. Ora, non so che tipo di ginnastica intendesse farmi fare. So, però, che per una certa tendenza all’auto-conservazione, ho preferito strappare il volantino dello Sporting Club e segnarmi a un corso di scrittura creativa!

 

Eleonora Tosti

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