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La storia di Ron – racconto di Marina Sammartino

Questo racconto appartiene ad una serie di storie di Profili che hanno attraversato la mia vita. Questa è la storia di Ron.

Ho conosciuto Ron sotto il sole caldo del mattino e in riva al mare, spigliato, un po’ agitato, energico, felice.
Mi racconta delle sue numerose esperienze, che faticano ad entrare tutte nel lasso di tempo di soli 24 anni. Balzano fuori una dopo l’altra, quasi involontariamente. Penso:” Deve averne fatta di strada!”
Ron ha voglia di farsi conoscere, di mostrarsi, di dimostrare che vale. Mi chiede qualcosa di me ma poi non mi dà modo di rispondere, quello è il suo momento. E allora mi parla del suo lavoro:
“Non c’è cosa più entusiasmante di trasformare la tua passione nella tua professione”, in modo diretto, semplice, senza esitazioni, con il sorriso.
Continua:
“E poi suono il piano da… non mi ricordo più da quanto tempo!”, soddisfatto, appassionato, “Ah, e poi ho un vizio: non riesco a fare a meno delle caramelle”, colpevole, tenero.
E mentre lui, quasi affannosamente, cercava di dare un ordine a tutto ciò che voleva e doveva dirmi, io iniziavo a farmi un’idea del suo Profilo.
Dietro il suo viso da bambino si celava tanto altro, tanto altro che però conservava ancora ben integra la natura di quel bambino.

 
Non smette di parlare. Sembra che ci sia una clessidra lì con lui a tenergli il tempo. “Hai mai provato ping-pong? E’ il mio sport preferito”…
Decido di prendermi una pausa dal suo monologo. Giusto un tuffo, e intanto penso a quanta energia positiva ho ricevuto in soli trenta minuti,
Chiudo gli occhi, trattengo il respiro, mi immergo sott’acqua.
La chiacchierata riprende spontaneamente, ma questa volta non è più un monologo. Si affrontano una marea di discorsi in un ping-pong di pensieri e opinioni che sembra non avere mai una fine. Mi impegno a restituirgli la stessa energia che mi ha donato. Sembra riconoscerlo. Sembra fidarsi.
Sono distesa sul telo al fianco di una persona che fino a poche ore fa non conoscevo. Abbiamo appena improvvisato un karaoke in spiaggia, incuranti di tutto il resto. Il tempo si è fermato, i granelli della clessidra ora sono sparsi su di noi. Siamo entrati in sintonia, Ron lo ha capito, ora non ha più bisogno di rincorrere il tempo, sa che c’è una persona pronta ad ascoltarlo. Si sta fidando.
“Ma davvero parli il francese? Insomma quante cose ho ancora da scoprire!”
Non ho mai avuto l’opportunità di studiare questa lingua, decido di mettermi alla prova: ” Allora dimmi qualcosa che ancora non so e io provo a capire”. Ci pensa. La sua espressione diventa seria per un attimo; accetta. Inizia a parlarmi in francese, lentamente, esita in alcuni punti, rivolge gli occhi fissi all’orizzonte, poi torna con lo sguardo su di meper ristabilire il contatto e ottenere un riscontro.
Di tutto il suo discorso capisco che c’è qualcuno che è nato in Russia e poi si è trasferito in Italia, tutto qui. Lui accenna un sorriso e inizia a raccontarmi di quando i suoi genitori adottivi sono andati a prenderlo in un orfanotrofio in Russia e lo hanno portato in Italia, dove la sua nuova famiglia lo ha accolto con una festa a sorpresa. Aveva cinque anni, non ricorda nulla della sua vita prima della festa.
La sua espressione non è più quella di prima, nemmeno la mia.
Avrei voluto fargli mille domande, riesco solo a pronunciare debolmente “Che storia…”. Ci guardiamo in silenzio per un po’. Ho ottenuto tutte le risposte ai miei interrogativi.
Il sole basso ha colorato il cielo di un arancio caldo. Non è lo stesso sole di stamattina,
Ron mi dice che sta programmando di fare un viaggio in Russia. Torna a sorridere. Felice. Lui.

 

Marina Sammartino

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