Il cursore batte sullo schermo del mio pc.
Sta cercando di far uscire la parola.
Quella parola che non vuole uscire.
Quella parola che non vuole completare un racconto.
Quel racconto che senza la parola non si definisce e non prende la sua giusta direzione.
Pulsa cursore …
Io posso raccontare la splendida persona che era F: 28 anni, un passato difficile, un equilibrio instabile, pasticche, pasticche, pasticche …
Ma anche sensibilità e capacità di osservare il mondo da una prospettiva particolare: c’era sempre il suo occhio curioso che riprendeva le cose.
Cupo, in generale.
Ma con certe esplosioni di franca simpatia che permettevano di perdonarlo.
Perdonarlo sempre.
Ironico, autoironico, istrionico.
Unico.
Adorabile.
Il nostro incontro è avvenuto per caso.
Presenti insieme in qualche luogo.
Poi lui aveva cominciato a chiamare la sera al telefono: lunghe chiacchierate condite da qualche mia fitta allo stomaco.
È strano, è strano, mi fa un po’ paura così vestito di nero, in pelle nera e con le borchie.
Ma scoprire di essere vicini, sempre più vicini.
Due anime diverse, ma simbionti.
Due mondi opposti, ma che scherzavano tra loro.
La ragazza studiosa e diligente e il filmaker dark.
Radiosa lei, radioso lui ma solo con lei.
Torte e bignè univano i loro momenti: il cupo dark passava pomeriggi interi a preparare torte e a ridere. Serenità e leggerezza insospettabili.
Dopo un mese di lontananza estiva cresce a dismisura la voglia di vedersi.
Il giorno in cui si vedono è impossibile frenare.
È stato come guidare in folle giù da una discesa.
È stato folle.
Sperare di portare avanti una relazione “normale”, ma accorgersi subito che era impossibile.
Sospettoso, geloso, cupo al solo pensiero di perderla.
E poi la perde.
E inizia una vicinanza che diventa insistenza, pressione.
Lettere minatorie spedite incollando lettere di giornale, audiocassette composte da parti di film angoscianti, suppliche e ricatti.
Se non mi ami io mi impasticco.
Se non mi ami io mi distruggo.
Se non mi ami io ti faccio del male.
Continuare in un vortice di affetto e paura.
Ricatto.
Molto, moltissimo affetto perché pur nella sua follia era unico, era una meraviglia.
Ma poi arrivava il Mostro e F cambiava, si trasformava.
Era dolce, dolcissimo, mai conosciuto nessuno così, ma poi in maniera repentina la mente si oscurava.
Tutto si trasformava.
Trovarselo la mattina alle 7 nel portone con fare minaccioso, ma anche da cagnolino bastonato.
Stare tra le sue braccia diventava certe volte una trappola da cui non si poteva più scappare.
Fino al giorno che ha cercato di soffocarla con un cuscino dopo essere stato in cucina a rovistare tra i coltelli.
È malato, è malato, è malato.
Non è amore, non è vero amore.
Non posso continuare.
Ho paura di farti del male.
Non è sano, dove ci porta tutto questo.
Cercare di lottare contro le pasticche.
Ascoltami, ora non stai bene, ora sei fatto, ora non capisci.
Ascoltami ti prego.
Sei stanco vai a dormire.
No, non posso venire da te ora.
Ho bisogno di prendere tempo, ho bisogno di capire se posso ancora sopportare tutto questo.
Reagisci ti prego, fatti un caffè, domani ne parliamo.
Certo che non ti abbandono, quando starai bene faremo le torte e i bignè come prima, come prima che i nostri corpi cominciassero a parlare, ti sarò vicina sempre, no dai non mi fidanzerò mai, non sono fatta per i rapporti sentimentali, dai non ti preoccupare ora vai a dormire ok? Buonanotte No, non vengo a casa tua, ormai è tardi.
Buonanotte. Sì mi vuoi bene, perché me lo stai dicendo così? F non fare scherzi, vai a dormire ok? Ci sentiamo tra una settimana. Prova a passare una settimana senza di me e poi mi racconti come è andata. Io ci sono e ci sarò sempre per te. Fai il bravo. Vai a dormire ok?
Clic.
Ma lo scherzo lo ha voluto fare.
F ha preso una corda e l’ha tirata.
Clic.
Fine.
E dopo il mio inferno.
E dopo la mia punizione a vita.
Fine pena mai.
Cursore … Non ce la fai a scrivere quella parola? Ok, ce la posso fare, basta solo scriverla … S T A L K E R
Daniela Fujani