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La meta finale – racconto di Francesco Camagna

Partiva. Tornava. Ripartiva. Girava in lungo e largo la Penisola.

Tutti si chiedevano chi finanziasse quei viaggi e quale ne fosse lo scopo, giacché non si poteva parlare di vacanza per lui che era in eterna vacanza, ne’ di svago per chi aveva fatto dello svago l’unica ragione di vita e se ne regalava già troppo nel suo luogo di residenza.
Il divertimento era per il nostro una specie di dipendenza, donde doveva assumerne dosi sempre più massicce, dedicargli sempre più tempo, fare cose sempre nuove.

E come la droga fiacca il corpo fino ad ucciderlo, così il divertimento,assorbito in quantità sempre maggiori,ne aveva sensibilmente ridotto il contatto con la realtà autentica della vita, la capacità di distinguere il significato delle sensazioni e delle emozioni. Ne aveva ucciso l’anima.
Cosa gli rimanesse dentro di quelle esperienze non è dato saperlo, a guardare dall’esterno non si riscontravano effetti collaterali : non cambiavano comportamenti e abitudini, restava votato a non perdersi neppure un evento o uno spettacolo, una serata in discoteca o in un wine bar. E i ristoranti più “in”della zona continuava a frequentarli regolarmente.

L’unico cambiamento era la coltivazione di una barba sempre più folta, ma ben curata, sul suo volto; il suo abbigliamento restava invece all’interno dei canoni della novità e del firmato.
Raccontava in giro, a parenti ed amici, che partiva in cerca di lavoro. Poi, postava su facebook immagini di stadi stracolmi ed elegantissimi luoghi di ritrovo. E lo vedevi seduto su una comoda poltroncina della tribuna centrale di San Siro,o su un soffice divano di una discoteca, a volte sorridente,a volte con l’aria assonnata,stressato dallo svago e dal divertimento.

Forse in quei luoghi era nascosto, camuffato, in incognito, qualche esperto nella selezione del personale di qualche grande azienda e lo guardava stupito e un po’ divertito.
Alla fine, comunque, il suo incessante vagare lo condusse ad una meta: il programma televisivo di Barbara D’Urso.
Comparve un giorno, improvvisamente, come un’apparizione, una foto su facebook che lo ritraeva dalla parte del pubblico, spettatore compiaciuto ed entusiasta.

E fu per lui, con gli amici reali e virtuali, l’apoteosi, il trionfo.
Come se avesse conseguito una laurea in Ingegneria Aerospaziale o avesse vinto l’Oscar o il Nobel.

 

Francesco Camagna

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