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La consegna – Racconto di Daniela Giorgini

Se un turista tedesco non fosse rimasto chiuso sulla scala antincendio dell’albergo per la fumatina serale, in una calda domenica di luglio, nessuno avrebbe trovato il cadavere fino alla fine della stagione. L’ignaro villeggiante, non potendo rientrare al piano e costretto a scendere dall’esterno, al buio era inciampato nel piede di un uomo che si trovava due piani sotto al suo, riverso sugli scalini.
Non mancavano dipendenti o ospiti all’albergo, non c’erano denunce recenti di scomparsa, non aveva documenti. Quindi occorreva aspettare le analisi delle impronte digitali – sempre che fosse schedato – e l’autopsia per stabilire le cause della morte.
Il giovane tedesco era molto scosso e faceva fatica a parlare. Si chiamava Hans Meyer ed era in Italia per la prima volta. Non pensava certo di tornare a casa con un ricordo così doloroso, aveva detto ai poliziotti.
In effetti quell’angolo di paradiso della costa romagnola, che tanti anni prima aveva attirato l’Ispettore – per le vacanze estive poi per lavoro – da qualche tempo si era trasformato in un piccolo inferno. La droga nelle discoteche era sempre più di quella che i suoi uomini riuscivano a rintracciare, mentre aumentavano i casi di morti violente. “Per una volta – aveva sospirato con un tecnico della Scientifica – vorrei che non si trattasse di omicidio, ma di una semplice caduta dalle scale. Anche se non sappiamo chi o cosa lo abbia condotto qui.”
Le impronte digitali non avevano portato a nulla, ma il referto dell’autopsia aveva spento le speranze dell’Ispettore. L’uomo, di età compresa tra i 40 e i 45 anni, era morto circa settantadue ore prima del ritrovamento. Lo stato di decomposizione, accelerato dal caldo e dalla presenza di numerosi insetti necrofagi, aveva impedito l’eventuale riconoscimento da parte degli ospiti o dello staff dell’albergo. L’evidente ferita alla fronte coincideva con una caduta dall’alto su corpo in metallo, ma la morte era avvenuta per il dissanguamento dovuto a colpo d’arma da fuoco all’arteria femorale. Considerando che la Scientifica non aveva trovato proiettili o bossoli, ma solo poche tracce di sangue, provenienti per lo più dalla ferita alla testa, il soggetto era stato ucciso altrove e portato lì, in fretta. L’Ispettore immaginò qualcuno che lo trascinava all’indietro sulle scale tenendolo sotto le ascelle, ma non riusciva a spiegare la ferita alla testa. “E se invece fossero stati in due a portarlo su e lo avessero lasciato cadere in avanti? Ecco il taglio sulla fronte. Zambelli!”
Un poliziotto alto e dinoccolato si affacciò sulla porta: “Dica, Ispettore.”
“Abbiamo richiesto le registrazioni delle telecamere fuori dall’albergo?”
“Certo, Ispettore. Solo che non coprono l’area della scala antincendio. Riprendono la zona di carico e scarico. Quelli della Scientifica le hanno esaminate, ma dicono che non c’è nulla di strano. I soliti fornitori ai soliti orari in tutta la settimana precedente al ritrovamento.”
“Ma non sarà mica caduto dal cielo, ‘sto disgraziato! Fattene dare una copia, che voglio guardarle anch’io.”
L’Ispettore iniziò a visionare le riprese dal giorno in cui il fortunato turista tedesco aveva inciampato sul morto. C’erano autocarri di varie dimensioni che portavano alimenti e tutto quanto occorreva a un albergo nel pieno della sua attività. Il tempo di scaricare la merce e poi ripartivano. Così per i sette giorni precedenti, come aveva detto la Scientifica. Eppure all’Ispettore qualcosa di strano era passato davanti agli occhi, ma non riusciva a metterlo a fuoco. “Eppure… Zambelli!”
“Dica, Ispettore.”
“Fammi rivedere il giorno in cui il tizio dovrebbe essere finito lì.”
L’area di sosta era ampia e gli automezzi facevano manovra facilmente per uscire.
“Ecco, Zambelli, ferma! Guarda il camioncino del macellaio. Ora trovalo negli altri giorni. Visto? Perché quel giorno è arrivato in retromarcia?”
“Perché non voleva che le telecamere inquadrassero il carico?”
“E bravo Zambelli! Chiama l’albergo e senti se quel giorno hanno registrato una consegna.”
Dopo cinque minuti, l’Ispettore sapeva che non si cucinava carne il venerdì, anche se non era tempo di Quaresima.
Il titolare della ditta di carni suine fresche che forniva l’hotel non fu troppo contento di farsi sequestrare il furgoncino: “Guardi, Ispettore, già sono a corto di personale, se mi toglie anche i mezzi, come effettuo le consegne?”
“Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti. Piuttosto, come si chiama il ragazzo che lo guida?”
“Alberto Rossetti, ma è in malattia dalla scorsa settimana.”
“Ne è sicuro?”
“Gliel’ho detto, Ispettore. Ho problemi a consegnare la merce nei tempi perché siamo in pochi.”
“E non è possibile che venerdì sia venuto ugualmente a darle una mano?”
“No. Che se lo trovano quelli dell’Inps o dell’Ispettorato, si immagini le storie che non fanno!”
“Allora l’ha usato qualcun altro?”
“Non mi sembra. Comunque controllo le bolle di consegna. Venerdì sono stato fuori tutto il giorno anch’io, sennò mi giocavo dei clienti.”
Dai registri, risultava che il camioncino non fosse uscito quel giorno, eppure le telecamere lo avevano ripreso, anche se non doveva fare consegne. O meglio, una l’aveva fatta comunque.
“Zambelli!”
“Dica, Ispettore.”
“Senti se quelli della Scientifica riescono a estrapolare dai filmati un’immagine abbastanza nitida di chi guidava. E che si sbrighino con il furgone, abbiamo già perso tempo prezioso.”
“Subito, Ispettore.”
“Ah, Zambelli…”
“Dica, Ispettore.”
“Sappiamo qualcosa di questo Rossetti?”
“Non molto. Viene da Milano a fare la stagione qua. Ho chiamato la madre e dice che non lo sente da giovedì. Non sapeva fosse in malattia, anzi, al telefono le aveva detto di non preoccuparsi se non la chiamava per qualche giorno, ma aveva cose importanti da fare e non poteva essere disturbato. Anche alla pensione dove alloggiava non lo vedono da giovedì.”
“Ti sei fatto dare il numero del cellulare?”
“Sì, ma è spento.”
“Chiedi un mandato di perquisizione per la camera, ho un brutto presentimento.”

I risultati delle analisi del DNA non sarebbero arrivati che dopo qualche giorno, grazie ai capelli trovati su una spazzola. Nel frattempo il cellulare del Rossetti era sempre spento e non si era trovato nessuno che lo avesse visto dal giovedì in poi. L’Ispettore si era convinto che fosse proprio lui l’uomo ritrovato sulla scala antincendio.
Intanto, i tecnici della Scientifica avevano trovato tracce di sangue e droga sul furgone. Questo aveva permesso di sequestrare tutto il parco macchine della ditta di carni suine e di perquisire locali, titolare e dipendenti. Era emerso che, oltre a consegnare braciole e salsiccia, l’impresa si era inserita nella rete di vendita di droghe sintetiche della riviera. Tutti avevano confessato lo spaccio, ma non l’omicidio. Anche perché avevano dichiarato che pure il Rossetti era della partita. Poi si era messo in malattia e nessuno l’aveva più visto o sentito. Purtroppo le telecamere non avevano ripreso il volto del conducente del furgone, girato verso l’interno dell’abitacolo mentre procedeva in retromarcia.
“Accidenti, Zambelli! A questo punto siamo ancora lontani da qualsiasi soluzione logica. Si sa qualcosa del DNA?”
“Dalle prime comparazioni, sembrerebbe che il morto sia proprio Rossetti. Come pure è suo il sangue sul furgone, ma non è il solo. Potrebbe avere avuto una colluttazione con il suo assassino sul camion. Nessuno degli arrestati però ha ferite recenti.”
“Non sai che rabbia mi fa, Zambelli, sapere di avere un assassino libero e non riuscire a identificarlo! Solo nei telefilm americani hanno sempre delle gran botte di culo!”
“Aspetti a dirlo, Ispettore. Ecco l’ultimo rapporto della Scientifica, arrivato in questo momento.”
Se il rapporto attestava essere Rossetti l’uomo ritrovato sulla scala antincendio, confermava inoltre la presenza di altro sangue umano, appartenente a Gustav Meyer, un tedesco ricercato in vari stati europei per spaccio di droga e per questo schedato negli archivi internazionali.
“Scusa, Zambelli, ma non si chiama Meyer anche il tedesco che ha trovato il corpo?”
Infatti i due erano fratelli. L’Ispettore aveva fatto mettere sotto controllo Hans e il suo cellulare, finché non erano riusciti a scoprire dove si nascondeva Gustav e lo avevano arrestato, guadagnandosi anche i complimenti delle Polizie di Germania e Spagna.
Era il Meyer che riforniva la ditta con gli stupefacenti e passava a ritirare la sua parte di guadagno. Rossetti invece voleva andare dritto al fornitore principale, senza intermediari, per questo si era dato malato. Voleva pedinare Meyer per arrivare al suo capo. Solo che lui se n’era accorto, avevano litigato e c’era scappato il morto. Non sapendo dove nasconderlo, aveva chiesto aiuto al fratello, che si trovava fatalmente in vacanza nel posto sbagliato. Gustav era arrivato all’albergo con il carico, Hans lo aveva raggiunto in fondo alla scala e insieme avevano portato su il corpo con l’idea di farlo cadere dall’alto, simulando un suicidio, ma a un certo punto avevano sentito delle voci, forse di qualche manutentore, e lo avevano scaricato lì. Gustav aveva riportato il furgone in ditta – l’addetto al lavaggio dei camion, durante l’interrogatorio, aveva sottolineato di aver trovato più sangue del solito, ma non vi aveva dato peso – e si era dileguato. Hans aveva resistito qualche giorno, ma il pensiero di quel corpo sulle scale non gli dava pace, così aveva inscenato il ritrovamento casuale.
“Zambelli!”
“Dica, Ispettore.”
“Abbiamo fatto un ottimo lavoro anche questa volta. Vogliamo gustarci un’ottima cena all’Osteria da Piera?”
“Volentieri, Ispettore. Cosa prevede il menù?”
“Pesce, Zambelli. Pesce. Di carne ne ho avuto abbastanza.”


Daniela Giorgini

 

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