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Immaginazione – racconto di Niccolò Paggi

Tutto.
Tutto ebbe origine con l’esplosione abbagliante.
Tutto nacque.
Dopo la nascita venne il serpente antico e microscopico chiamato DNA,
esso s’attorciglia su se stesso,
s’attorciglia senza fine, crea la vita.

Oltre la vita, oltre la materia, oltre il DNA c’è però altro;
piccoli mondi di vetro su cui lei danza senza sosta alcuna,
piani astrali e terre metafisiche che ci invita ad osservare,
lei che di tutte le donne è la più bella.

Danza, danza e danza ancora tenendo lontano il Grande Grigio
è di bellezza inaudita, dagli occhi profondi, dal corpo vellutato;
è tra le sue gambe che c’è il Graal che tutti gli uomini hanno ricercato.

Vorremmo farla nostra,
vorremmo dichiararle il nostro amore,
vorremmo afferrarla,
ma tutto ciò che ci è concesso fare è chiamarla, darle un nome;
la chiamiamo Immaginazione.

Ci prende per mano, ci porta lontano
oltre il tempo, oltre lo spazio,
oltre alla materia statica 
sussurrandoci all’orecchio di terre mai esplorate,
di grandi dragoni e di lune di cristallo.

“Ho visto un uomo” ci sussurra all’orecchio
“un uomo blu che su Marte costruì una fortezza” e poi continua
“ho visto un poeta diventare un corvo, ho visto il serpente cadere dal cielo” 
e poi, dopo mille racconti, mille storie, tutto si fa buio.

Una luce nelle tenebre s’accende,
il mazzo di carte su cui gli angeli scrissero la storia del mondo si apre davanti a noi,
le carte sono nere, senza sagoma, dov’è finita la trama dell’universo?
Solo il Matto è rimasto e ci annunzia la buona novella
“Dio è morto”.

E tutto scade, nel grigio, nel nichilismo ancestrale
i diavoli dell’inferno danzano ballate di morte,
gli orizzonti si tingon di nero.

Nel centro di tutto,
il messaggero maligno guarda il mondo sottostante,
flauti alieni riecheggiano melodie cacodemoniche, 
l
a disperazione abbraccia il mondo
e il Grande Grigio avvolge l’Etere.

Poi, d’improvviso torna lei,
lei che abbiamo amato,
lei che ha gli occhi luminosi come gli astri mattutini,
lei che chiamiamo Immaginazione, 
ci bacia, scaccia il Grigio e ci sussurra
“potrai sempre contare su di me”.

 

Niccolò Paggi

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