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Il quadro misterioso – di Loredana Cavallo

Tempo fa feci un viaggio con mio marito, andammo a Venezia, meravigliosa città lagunare, meta tanto desiderata.
Avevamo prenotato in agenzia un albergo a 4 stelle, che una volta a Venezia fu difficile trovare, come se non esistesse da nessuna parte, come se nessuno ne avesse mai sentito parlare.
Dopo un’ora buona di ricerca, leggemmo il nome da lontano, e tirammo un sospiro di sollievo. Arrivati, entrammo e la direttrice fu molto gentile con noi, accompagnandoci perfino in camera, situata al secondo piano.

Ci indicò il bagno e si rese disponibile a ogni richiesta da noi avanzata da lì ai giorni seguenti.
Alloggiavamo in una camera stupenda: grande ed elegante, con un bagno altrettanto spazioso.
Ma ciò che mi colpì subito fu un quadro, credo molto antico e di gran valore, che raffigurava una donna sorridente dai lunghi capelli neri.
Erano le undici di mattina, e dopo aver fatto una doccia rigenerante, uscimmo a visitare la bellissima città.
Ricordo che era una splendida giornata d’aprile, soleggiata e mite. Prendemmo un gelato e continuammo a passeggiare tra le vie affollate di Venezia. Era un incanto, un posto romantico, dove io e mio marito ci giurammo nuovamente amore eterno! Facemmo anche un bel giro in gondola, che meraviglia!

Rientrammo quando era ormai buio, e dopo esserci lavati e indossato abiti da sera, scendemmo al ristorante dell’albergo stesso.
Ci accomodammo, e la signora, molto cordiale, ci portò il piatto della casa, accompagnato da un ottimo vino rosso; strano, da quando eravamo arrivati, avevamo visto solo lei in quell’albergo, e ci chiedevamo se ci fossero dei collaboratori.
A un certo punto, mi ricordai di aver lasciato il cellulare in camera; allora salii per prenderlo, quando udii delle voci nel corridoio, alternate a risate, che provenivano dalla camera accanto alla mia. La porta era aperta, mi avvicinai contenta che ci fosse qualcuno oltre a loro in albergo, e notai una donna di spalle, la quale si accorse della mia presenza, si girò di scatto, procurandomi orrore alla vista: il suo viso era deturpato, e continuava a ridere, a ridermi in faccia!!

Andai via sconvolta, dirigendomi verso la mia stanza. Aprii, e mi accorsi che era buia, strano ricordavo di aver lasciato acceso l’abat-jour. Cercai dunque l’interruttore della luce con la mano, ma purtroppo non si accese, probabilmente si era fulminata, allora piano piano, con le braccia protese in avanti, mi diressi verso il comodino per poter accendere l’abat-jour; inciampai però in qualcosa! Spaventata, ma senza perdere il controllo, allungai la mano, e fu in quel momento che vidi a terra il corpo di una donna, distesa a pancia in giù. Cacciai subito un urlo, poi però cercando di mantenere la calma, la girai. Notai, seppure a luce fioca, che somigliava molto all’immagine del quadro in camera nostra; respirava, quindi sicuramente era sotto l’effetto di qualche farmaco, però non riuscivo a capire come si trovasse lì, e perché.
Alzai lo sguardo verso il quadro e mi accorsi che la donna raffigurata non sorrideva più, e i suoi occhi mi guardavano minacciosi. Mi assalì la paura, tremavo come una foglia, andai quindi verso l’uscita, ma la porta non si apriva. Il cellulare, dov’era il cellulare? In quel momento squillò il telefono della stanza, alzai la cornetta e sentii una risata incontrollabile, la stessa che avevo sentito poco prima nella camera accanto. Presi il mio cellulare, ma era scarico, non era possibile! Pensai di usare il telefono dell’albergo, così composi il numero di mio marito, ma non rispondeva, squillava a vuoto.
Ero in preda al panico, gridavo, mi disperavo, ma non accorreva nessuno!

Osservai ancora una volta il quadro, e rimasi impietrita dallo sguardo diventato ancora più atroce. Mi diressi verso il bagno, aprii la porta, accesi la luce e mi chiusi dentro. La prima cosa fu aprire la finestra, ma con grande spavento e delusione scoprii che era murata!
Sentivo che sarei svenuta da un momento all’altro, quando ad un tratto sentii dei passi, e chiesi chi fosse.
“Amore, sveglia, dai! Sono già le otto…!”
“Cosa? Ma allora…era solo un sogno, meno male!! Che paura che ho avuto!”
“Che ti succede cara?” mi chiese mio marito, baciandomi la fronte.
“Forse ho mangiato troppo ieri sera, sta di fatto che ho avuto un incubo terribile…Per fortuna mi hai svegliata, altrimenti non avrei sopportato il seguito…”

Mio marito andò a fare una doccia, io mi alzai per raggiungere il quadro, ma con mio grande stupore, notai che non c’era più.
Chiesi a Marco che fine avesse fatto, e lui mi rispose entusiasta:
“La direttrice, sapendo che hai apprezzato di gran lunga il quadro, ha preso una decisione.”
“Quale?” chiesi stupita.
“”Ce lo vende! E mi ha detto che ci trova simpatici e delle brave persone, altrimenti sarebbe stato difficile per lei distaccarsene…”
Rimasi a bocca aperta, gli occhi increduli, pensando che l’incubo non si era ancora concluso.

Loredana Cavallo

 

 

 

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