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Il mio piccolo cactus – Racconto di Dario Zizzo

Ecco qui Adriana, mia moglie, col tirabaci, quel punto interrogativo rovesciato, e la faccia sgualcita, offesa dal lavorio del tempo che non riusciamo ad apprezzare, lo preferiremmo in panciolle, il tempo; Adriana giace senza difese, dorme cosรฌ placidamente da sembrare di essere in pace col mondo intero, io invece non riesco a chiudere occhio e quindi lo butto su di lei. Mi sembra cosรฌโ€ฆpiccola, indifesa; beโ€™, piccola in effetti lo รจ col suo metro e cinquanta, indifesa un poโ€™ meno, sempre a scagliarmi accuse, lei, come fa il lanciatore coi coltelli; essendo un magistrato, a questโ€™ora mi avrebbe mille volte fatto condannare, e possibilmente oggi a letto, al posto suo, ci starebbe Gigione, il mio ipotetico compagno di cella, e il vero dramma รจ che non so se sarebbe meglio, ma come siamo arrivati a questo punto? glielo chiederei se non stesse dormendo, e pure se la svegliassi, lei, ancora intontita, neanche mi darebbe retta; figuriamoci, non lo fa nemmeno quando รจ pienamente desta. Tu le parli e lei se ne impipa delle tue parole; tantโ€™รจ vero che quando le domandi cosa ne pensa di quanto detto, con quella vocina stridente come il rumore di unโ€™estrema frenata, se ne esce cosรฌ: โ€œCosa dicevi?โ€, insomma anche parlare a un sordo dร  piรน soddisfazione. Sono ventitrรฉ anni che siamo sposati e mi domando perchรฉ, per amore? no, per rincoglionimento, sรฌ, proprio cosรฌ, in quanto, passato molto tempo assieme, poi si procede col pilota automatico, per abitudine, inerzia; si giunge quindi a un tacito compromesso: tu guardi in TV le partite di pallone, cosa che fanno tutti gli uomini, tranne i mentecatti e gli snob, e lei, sapete cosa fa lei? Cosa dite, la maglia? volesse il cielo! almeno alla fine avremmo un cappello o maglioncino, no, la signora colleziona piantine grasse! qualora vi mostraste indulgenti nei confronti di questo passatempo, significherebbe che voi non avete mai provato la piacevole sensazione di, andando a tentoni, appena svegli, al buio, mettere le mani nelle spine delle piante di vostra moglie; fatelo! e quindi ditemi se non sarebbe meglio la maglia; ma poi anche dal punto di vista estetico io non le posso proprio vedere, con i loro aculei al posto delle foglie, come si fa ad amarle? probabilmente perchรฉ si รจ ispidi quanto loro.
Io e la mia metร  non andiamo dโ€™accordo neanche in quei momenti lรฌ, che si sono rarefatti fino ad un appuntamento settimanale, come se fosse stato stabilito per contratto, una cosa meccanica, tipo la timbratura del cartellino allโ€™entrata in fabbrica; e durante lโ€™incontro lei pensa a tutto fuorchรฉ a quella cosa: โ€œCaro, ma domenica, a pranzo, oltre a mamma viene anche tuo fratello?โ€.
E tu, mentre stai tentando di trovare la concentrazione, devi anche rispondere: โ€œCara, non lo so! non ricordoโ€, perchรฉ se fai orecchie da mercante, puรฒ capitare che mia moglie non la prenda proprio bene e rimandi il disbrigo della pratica alla settimana prossima, รจ cosรฌ che si forma il lavoro arretrato, cavolo!
โ€œLo vedi che sei il solito sbadato? Come ti potrei definire altrimenti?โ€.
โ€œNon mi definire, pensiamo solo a quello che dobbiamo fareโ€.
โ€œQuello che dobbiamo fare? Cosa siamo diventati, delle macchine? No, รจ inutile, non riesci mai a vedere la poesia, ma solo la prosaโ€.
โ€œVa bene, sarรฒ poetico, prima fammi infilare questo benedetto coso, anche se devo aggiungere che la prosa a volte puรฒ essere poetica, si chiama โ€˜prosa poeticaโ€™, sai?โ€.
Ma non รจ che finisce lร : ad aspettarti hai altre lamentazioni: โ€œAhi! mi stai scompigliando/tirando i capelliโ€, โ€œMa perchรฉ non tagli mai le unghie? cosรฌ mi graffi tuttaโ€, โ€œIn questo modo mi schiacciโ€, e ordini: โ€œSpรฒstati piรน a destra, ora piรน a sinistraโ€, โ€œNon ti muovereโ€, โ€œFai piรน pianoโ€; e poi sarei io quello senza poesia, ha parlato Emily Dickinson, ha parlato.
Ma quando abbiamo smesso di comunicare? di comunicare veramente, intendo, e non solo per flagellare i difetti, o presunti tali, dellโ€™altro, quandโ€™รจ che il โ€œtuโ€ ha iniziato a essere accompagnato sempre da espressioni negative e l’ โ€œioโ€ da quelle positive? E, nel caso in cui lo scoprissimo, potremmo mai tornare a quel punto? Cosa siamo diventati? Due rette parallele che non si incontrano mai. Se qualcuno ci avesse detto che ci saremmo ridotti in questo stato, lo avremmo considerato un baro e gli avremmo riso in faccia, con quella spudoratezza che si confร  alla gioventรน, con quellโ€™allegria che si addice ad essa.
Un momento, zitti, state un poโ€™ zitti che sta riaprendo gli occhi, non voglio assolutamente che mi senta parlare con voi, non sarebbe contenta della vostra invasione di campo.
โ€œCaro, con chi stai parlando?โ€.
โ€œCon chi sto parlando? Ci siamo solo io e te, credi ci sia il pubblico? Ti ho semplicemente augurato il buongiorno, amore mio!โ€.
โ€œUhm! โ€˜amoreโ€™, vuoi vedere che mi toccherร  rivalutarti? Non mi dire che ora magari mi porti la colazione a lettoโ€.
โ€œNon te lo dico, lo faccioโ€.
โ€œPer caso hai sbattuto la testa da qualche parte dimenticando lโ€™uomo che eri?โ€.
โ€œSe dici unโ€™altra parola contro questa personcina, la colazione te la puoi andare a prendere al bar Aspide, il tuo preferito, dโ€™altronde tra serpenti vโ€™intendeteโ€.
โ€œNo! sei sempre la solita massa fecale solida di forma cilindrica volgarmente detta โ€˜stronzoโ€™ โ€.
โ€œGrazie, tesorino, comunque dimostri una grande competenza in materia escrementizia, sei, diciamo pure, unโ€™autoritร . A forza di parlare di tutto questo mโ€™รจ venuto un certo stimoloโ€.
โ€œAspetta un momento, รจ ancora valido il proposito di portarmi la colazione qui o devo andare al bar Aspide?โ€.
โ€œVada per il bar Aspide, signora. Cosa sarebbe il matrimonio se non fingessimo di litigare tra noi?โ€.
โ€œFingere? Beโ€™, se fingiamo, lo facciamo molto beneโ€.
โ€œSai, amore, se tornassimo al giorno in cui ci siamo conosciuti, rifarei la stessa identica scelta, perรฒ subito dopo mi suicidereiโ€.
โ€œPotresti suicidarti comunque, gioietta. In quel caso farei la vedova consolabileโ€(il tutto detto con unโ€™espressione del volto melodrammatica e il dorso della mano poggiato sulla fronte).
โ€œSรฌ, una di quelle con la veletta nera, e sotto la gonna il reggicalze, quasi quasi mโ€™รจ venuta di nuovo vogliaโ€.
โ€œHai visto troppi film di Tinto Brass, bello mio. In ogni caso, se vuoi dare seguito alle tue fantasie, fai piano perรฒ, e ricordati di dare unโ€™annaffiatina alle piante poiโ€.
โ€œSรฌ, mio piccolo cactus โ€.
Cinismo, usiamo il cinismo come un muro innalzato per nascondere la nostra tenerezza; ma se facessi cadere quel muro, dovrei ammettere davanti a tutti voi, una cosa: non riuscirei a vivere senza mia moglie, Dio me lโ€™ha data, guai a chi la tocca! รจ un poโ€™ come quelle vecchie coperte che perรฒ tengono caldo, e a cui tieni tanto. E sono i ricordi, quelli nei quali ci siamo solo io e lei, a essere il mastice del nostro rapporto, e se li passassi in rassegna, a mostrare impettito lโ€™uniforme piรน scintillante, sarebbe di certo quello in cui, durante un pomeriggio assolato di primavera, comprammo le fedi per suggellare il fidanzamento; erano i nostri ventโ€™anni, leggeri, che ti mettevano le ali ai piedi; lo facemmo cosรฌ, quasi per gioco, ma quello che allora era un gioco si trasformรฒ poi in dovere, responsabilitร , e sono queste cose che oggi gli anelli ci ricordano.

 

Dario Zizzo

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