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Il fico – Racconto di Samantha Farina

La luce filtrava fra i rami della magnoglia non ancora fiorita che con le sue foglie verde scuro imprigionava i raggi brillanti del sole e li irradiava per tutto il giardino. Il fico era tronfio.. i rami cadevano al suolo quasi morenti per il peso eccessivo a cui i succulenti frutti lo esponevano, ma ricadendo formavano attorno al dondolo una sorta di grotta, una porta per altri mondi.
E in quei mondi avrei voluto sparire.
Pensavo col caffè bollente in mano a quanto i miei occhi si fossero di disabituati a vedere .Erano giorni che non riuscivo a guardare fuori dal mio essere. Giorni in cui non ricordavo se avesse piovuto o se avesse tirato vento, non ricordavo l’incedere delle ore e se avessi mangiato o meno. Giorni in cui esistevo solo io, o meglio, io non esistevo..c’era solo il mio dolore a ricordarmi che ero viva. Avevo amato, quello lo ricordavo. Ed ero stata amata, anche quello mi era sembrato un ricordo attendibile. Poi tutto era finito. L’aveva deciso lui. Lui che (e lo ricordo bene anche se sono sul bordo della follia!) ha steso petali di rose al mio passaggio, lui che mi ha portato ogni volta la colazione a letto, lui che mi ha venerata come una Dea..
Si è svegliato un giorno e mi ha scritto: “Non ti amo più..”
Ogni amore che finisce uccide un po’, soprattutto gli amori di lunga data, quelli usurati e abitudinari dove oltre la persona ti manca la routine, il confort di cose che conosci bene e ti mettono l’anima in pace.
Ma un amore neonato di nemmeno 8 mesi…quando la passione è ancora distruttiva e malata, quando ci si vuole sempre, in ogni momento, quando si pensa che prima di incontrare quella persona non si è mai vissuto; fare a meno di questo..ditemi, è possibile?
Non riesco nemmeno a farmi domande.
Lui non c’è, e io nemmeno.
Cammino verso il fico..devo aprire quella porta.

 

Samantha Farina

 

 

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