Sei qui: Home » Racconti » Il barattolo e il bastone – Racconto di Giuliana Nucci

Il barattolo e il bastone – Racconto di Giuliana Nucci

S’era procurata un barattolo di latta, vuoto della salsa di pomodoro che la mamma aveva usato per condire il suo piatto di pasta preferito, poi un bastone con il quale picchiava sodo e traeva un rumore affannoso. Chiamava le fate, sarebbero venute, ne era certa, per prendersi cura di lei. Su gli angeli custodi poco contava, li sapeva al fianco, certo la proteggevano ma non la divertivano. Le fate, invece, non avevano ali ma vesti di organza colorate, fili d’oro per capelli e mani di seta per accarezzare e poi, volavano, danzavano nel cielo, si nascondevano tra il fogliame di un albero per riapparire allegre e scherzose. Decise: formò un piccolo esercito di bimbe e bimbi come lei, che aveva da poco superato i tre anni, tutti uguali, tutti diversi, bianchi, gialli, neri, occhi di mare, di carbone, di castagno, di smeraldo, tutti con un barattolo di latta e un bastone. Presero a percuotere il barattolo, ne uscì una musica soave che avvolse l’aria, le nubi, si sparse nel cielo, si dilatò oltre il mare, raggiunse continenti e svegliò tutte le fate del pianeta. Un’unica grande danza di amore e allegrezza, che prese tutti, poveri e ricchi.
Vennero altri tempi, dovette crescere come tutti, divenne bella, straordinariamente bella, curiosa e intelligente, se ne partì dalla sua casa, uno zaino di fantasie da realizzare e il suo barattolo col bastone, Della vita assaporò il miele, ma anche l’amaro fiele, di certo l’amore, in ogni sua forma e ne apprezzò i giovanili ardori. Visse la vita dei grandi che leggeva, si appassionò alla musica che, le fate in quel giorno di magia le avevano regalata. Realizzo molti dei suoi sogni, ma le costarono notti senza sonni, tomi polverosi da studiare. La luce del buio, la polvere, colpì i suoi occhi, non rinunciò mai a leggere. la cercavano: il suo un cenacolo di poeti e scrittori.
Cittadina del mondo, amava ogni espressione della vita, gli animali, i fiori, le piante (ne conosceva gli intimi segreti i magici fluidi) parlava e scriveva in diverse lingue, anche questo frutto della sua curiosità di sapere.
La malinconia è uno scialle di seta che copre spalle nude, indifese, a volte offese da ricordi insistenti. Si presentavano improvvisamente: mare azzurro, calmo, sabbie di chicchi di quarzo scintillanti, perle di mille colori arrotondate dall’eterno viaggiare dell’onda. La sua mano che giocava, le prendeva tutte in un pugno,per poi lasciare filare lentamente tra le dita aperte. Una carezza veloce per riunirle alle altre.
Quando i ricordi divenivano insistenti, aveva un antidoto speciale, il suo barattolo e il bastone: lo percuoteva, leggermente, per non svegliare chi dormiva al suo fianco, arrivavano le fate a consolarla. Piccole mani fresche e leggere le accarezzavano il volto, altre prendevano le sue mani per farla danzare a quella musica divina che si sprigionava dal barattolo di conserva che la sua mamma aveva usato per condire la pasta che a lei piaceva.
Tutto tornava e lei sorrideva.

 

 

Giuliana Nucci

 

 

 

© Riproduzione Riservata