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Ferie, mare, relax – Racconto di Luisella Marano

Ore 18.00, ultimo giorno di lavoro, controllò la scrivania dettagliatamente, non era maniaca dell’ordine, però come ogni estate, la sera della chiusura, verificava minuziosamente tutto quello che la scrivania portava, schermo pulito, profumatore, fotografia di famiglia, pile di cartelline, agenda, matite e penne. Poteva chiudere.
Chiuse la porta della sua stanza, due giri alla porta dell’ufficio e si ritrovò fuori, in mezzo ad una calura insopportabile.
Non aveva programmato nulla, per lei ferie erano riposo, letture, mare. Il suo mare.
E fu, così che decise di fare una puntatina di due giorni, nella sua spiaggia del cuore.
Buttò nel trolley poche cose, giusto l’indispensabile , costume, ciabatte, qualche cambio e via di corsa a prendere l’ultimo treno, prima ovviamente chiamò la vecchia pensione “Zia Candida” , ovviamente un posticino per lei c’era sempre.
La pensione “Zia Candida” era rimasta esattamente come quando nel 1960 l’avevano costruita, e pure i suoi locali all’interno avevano un arredamento retrò.
Di fronte alla pensione , la vecchia caserma dei Carabinieri, costruita forse qualche anno prima, leggermente meglio tenuta.
Entrambe le costruzioni restavano fuori, dal centro della vita turistica, come se la stessa cittadina volesse tenerli lontani …e a lei era proprio questo che piaceva, era un isolamento voluto, dal poggioletto della pensione, arrivavano la sera, le musiche degli spettacoli che intrattenevano i turisti, le piaceva stare seduta su una vecchia sdraio, mentre lontano le luci delle lampare dei gozzi , illuminavo spicchi di mare.
Al mare, aveva fatto amicizia con due sorelle, non più giovanissime, una molto loquace, spiritosa, l’altra invece più taciturna anche un po’ acida.
L’avevano invitata per il giorno dopo a pranzo, nella loro casa di vacanza, non se l’era sentita di rifiutare, del resto pensava che in fondo sarebbe stato un pasto leggero e che tempo un’ora sarebbe potuta ritornare in spiaggia.
Non aveva fatto i conti con la strada da percorrere a piedi, sotto il solleone, quando arrivò l’uscio era semiaperto, provenivano rumori di pentole e piatti, e un vociare… ma non era un vociare allegro e a dirla tutta anche i piatti sembrava che andassero in frantumi. Dopo aver suonato e vedendo che nessuno veniva ad accoglierla, decise di entrare, si trovò in una bella lite famigliare e a quanto sembrava la causa di piatti rotti e urla era proprio la sua presenza.
Appena la videro, restarono entrambe mute, per terra c’era davvero di tutto, quel silenzio venne rotto dalla voce della sorella con la parlantina facile, speranzosa probabilmente che l’ospite non avesse sentito nulla, e lei finse. Finse dal primo minuto all’ultimo, le aiutò a pulire, le aiutò a ri-preparare il pranzo, le ringraziò e cercò di svignarsela quanto prima.
Ripercorse il tragitto di corsa, pensando che solo lei riusciva ad attirare le situazioni più spiacevoli anche in vacanza.
La sua paura era di ritrovarsele in spiaggia… si allontanò di poco, ma quel tanto per vedere sopraggiungere la più bisbetica, cappellino di paglia in testa e occhialoni, come se volesse sparire dalla faccia della terra. Forse la buona, era rimasta a riordinare, pensò tra sé, pensando il giorno dopo di andarla a cercare.
Anche quella sera, sul terrazzino, mentre ascoltava il frinire delle cicale, cercò di assorbire tutta l’energia buona che proveniva dalla brezza serale marina, la litigata, le sorelle, le avevano lasciato un non so che di amaro, come primo giorno di ferie non aveva certo cominciato con il piede giusto.
Ancora una mezz’ora e sarebbe stato tutto buio , si addormentò lì fuori, la svegliò il cane dei Carabinieri, la lupa, le luci della Caserma, si illuminarono a giorno , anche lei con quel viavai si tirò su, ma che ero era? Mezzanotte forse l’una o più tardi, cosa mai era successo? Si buttò in letto, la mattina avrebbe fatto una bella nuotata insieme ai gabbiani, e quel dolce proposito la fece cadere in un bel sonno profondo.
Alle 8 e mezza, dopo una bella colazione, via di corsa in spiaggia, nuotò come si era promessa con lo stormo accanto, poi una volta arrivata dal suo asciugamano, un pescatore la informò…. Avevano trovato la sorella buona, morta in casa, aveva avuto un malore, disse il pescatore.
Le sembrò strano e altrettanto le sembrò strano trovarsi la perfida vicino a lei, mentre andava a farsi una doccia per togliersi il salino. Perfida ed egoista, ti è morta una sorella e tu vai al mare? Roba da non credere.
Ma furono quegli occhi da strega a farla tremare, mentre era sotto la doccia, si sentì afferrare il braccio e una sola frase: – Hai fatto malissimo a venire a pranzo ieri.
Si scostò, la lasciò lì con quella frase in bocca e a lei a martellarle tutto il giorno in testa.
Prima di entrare alla pensione, optò per suonare dai Carabinieri, del resto erano proprio sulla strada, voleva raccontare, voleva parlare, soprattutto aveva un peso nel cuore, e così davanti al Capitano e al suo tenente, raccontò di quelle ferie decise all’ultimo, di quello strano invito a pranzo e di quella frase, ma raccontò anche di quel dopo pranzo, quando di nascosto aveva visto la sorella cattiva, scendere in spiaggia.
La sera, lei li aveva chiamati spaventata, aveva fatto credere di aver trovato la sorella morta, per un malore, ecco il perché di tutto quel movimento a mezzanotte, pensò. Non era stato un malore, era stato tutto frutto di una gelosia nata nei primi anni delle loro vite, quando la bella e intelligente restava zitella a guardare la meno bella, ma buona e solare, crearsi una famiglia, un marito, un figlio, nipoti, tutto quello che a lei mancava e quel tarlo, macinando, macinando in una testa malata aveva deciso che quel giorno sarebbe stato l’ultimo, a 60 anni si muore d’infarto, capita, ma l’ospite, l’imprevisto aveva rovinato quel piano, occorreva un alibi, farsi vedere al mare, tanto nessuno aveva visto quell’ospite entrare e uscire e mettendogli paura, non avrebbe raccontato nulla e sarebbe ritornata di lì a poco al suo lavoro. Ma appunto quella era una mente malata.
Il Capitano, la ringraziò, la salutò….Sa in questo paese in inverno non accade mai nulla – disse – mentre in estate, in estate la gente impazzisce, colpa del caldo.
Ultima sera, seduta sul suo solito poggioletto ascoltava musica anni 80 provenire dalla piazzetta, il Capitano fuori dal cancello della Caserma, si accorse di lei e con una mano la salutò, come un vecchio amico, domani
di nuovo treno, casa: – “ La mia scrivania mi sta aspettando” – pensò – “ E chi dice che in ferie ci si rilassa lo spedisco un po’ qui”.

 

Luisella Marano

 

 

 

 

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