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La palestra – Racconto di Mariangela Antonucci

Questa è la prima riga di qualcosa che ho in testa da anni. Non so perchè inizi in questo momento, mentre sono alla mia scrivania aspettando che arrivi l’ora di andare in palestra.
Io sono Matilde, donna dall’apparente età di 30 anni, dall’apparente vita appagante.
Ma andiamo oltre all’apparenza per capire qual è la realtà.

E’ meno di un mese che mi violento per andare in palestra almeno una volta a settimana e ogni volta che l’ora della lezione si avvicina ed io devo chiudere il pc e andare è quasi peggio che rimanere in ufficio. Maledizione non ne ho voglia! non me ne frega niente di ingrassare e diventare flaccida e di cominciare ad odiare il mare per colpa di un bichini. Così comincio a combattere con l’altra me ed è una lotta dura, per ora è principalmente vinta dalla me buona e coscienziosa. Non mi faccio neanche la doccia in palestra, scappo a casa, voglio restare in quel seminterrato super affollato solo per il tempo strettamente necessario alla mia lezione di runnering, specialità che ho scelto esclusivamente perchè non richiede nessuno sforzo mentale correre su un tapirulants a velocità e pendenze dettate dall’istruttore ascoltando musica. Ho provate anche lezioni di step, ma la memorizzazione dei passi e della coreografia mi è risultata praticamente impossibile ed era più il nervoso che mi veniva che l’allenamento che riuscivo a fare. Così, per dimostrare a me stessa che mi voglio ancora un po’ di bene, ho messo una pietra sopra alle umiliazioni inflitte dalle “ballerine” della prima fila, quelle che frequentano la palestra quotidianamente e che riescono a fare anche due lezioni di seguito!le “ballerine” sono sempre impeccabili: completini very cool, abbronzatura e depilazione perfette e un addome a tavola da stiro, sgambettano come le veline di striscia e guardandole ti senti la donna sbagliata nel posto sbagliato! Sono sempre puntuali, gli steps della prima fila hanno scolpiti i loro nomi, non sudano, non vanno mai fuori tempo e si lamentano che la lezione è troppo facile!
Non che io non sia una persona sportiva anzi!amo lo sci, la barca a vela, il tennis, ho fatto sport a livello agonistico, ma sudare perchè così quando torno a casa non mi sento in colpa per quello che mangio è un’altra cosa.
E’ quasi già troppo tardi per arrivare in tempo e lancio un grido d’aiuto ai colleghi, con un po’ di fortuna ci potrebbe essere un lavoro urgente che mi tratterrà qui!ma nessuno sembra volermi aiutare, posso uscire tranquillamente dall’ufficio ed andare in palestra!Alzo bandiera bianca e come una condannata a morte mi avvio mestamente al tapiroulant così avrò un’ora in più sulle spalle per combattere la forza di gravità che mi sta schiacciando con il passare degli anni…..

Quello che mi ha spinto a tanto strazio è stato ovviamente un uomo meraviglioso, che ho faticato tanto a conquistare e non me lo voglio far rubare da qualche ballerina di step da prima fila!
Lui per me si chiama Dormolo come l’ottavo nano: quello narcolettico!ma nella vita reale è conosciuto come Lorenzo, l’ho incontrato un paio d’anni fa dopo 5 anni di vita da single alla veneranda età di 35 anni, quando ormai avevo dimenticato che nella vita di una donna esiste anche la possibilità di condividere qualcosa con un uomo e di non pensare solo per me. La mia vita, il mio lavoro, la mia casa, i miei amici,la mia famiglia, le mie vacanze ed un punto interrogativo su cosa farò domani, queste sono le cose a cui pensi quando sei da solo, praticamente vivi alla giornata aspettando che ti squilli il telefono, che ti arrivi un messaggio o che ricevi una mail che possano cambiarti o movimentarti la giornata. Praticamente una vita che ti scorre addosso. A quei tempi il cellulare era sempre in prima fila: sopra il tavolino dell’aperitivo, sopra il tavolo del ristorante, sopra la scrivania dell’ufficio, sopra il lettino del mare, infilato in tasca se proprio non c’era un tavolo, con il vibracall al cinema, in riunione, ad un concerto, ma cavolo non doveva essere mai spento o infilato in una borsa che non si potesse sentire il trillo di una chiamata. La scelta della suoneria poi era fondamentale: personalizzata e riconoscibile altrimenti se squilla quello di qualcun altro intorno a te non ti salta il cuore in bocca pensando che sia il tuo a squillare! Praticamente tenere sott’occhio il cellulare era un altro lavoro, più duro e più difficile di quello per cui ti pagano! perché riesce a darti delle delusioni o delle soddisfazioni che vanno ben oltre un complimento del capo dopo una presentazione a cui lavorato giorni o una banale promozione. Anzi il lavoro remunerato che ti permette di vivere, di pagare il mutuo, di fare shopping ecc..è semplicemente un ostacolo al tuo lavoro con il cellulare e a volte ti impedisce di rispondere a delle telefonate e a non cogliere quell’attimo che già sai non tornerà più!praticamente il nuovo detto nell’era del cellulare potrebbe essere: ogni chiamata persa è persa per sempre!

Se si imposta lo screen saver sul cellulare che entra dopo aver impostato il blocco tastiera il display si illumina, ed ogni volta che il cellulare si illuminava ed entrava il blocco tastiera, io e la mia amica avevamo un sussulto immaginando che fosse arrivato un sms e invece erea semplicemente “tastiera bloccata”, così capitava che lei mi chiedesse se qualcuno di interessante si era fatto vivo io rispondevo : “tastiera bloccata”.
Insomma sono stati anni di singletudine tra alti e bassi di umore e di fiducia in se stessi. Quando cominciano a passare anni dall’ultimo rapporto di coppia che possa essere definito tale ti dimentichi anche di come sia. Passi la tua vita tra feste, aperitivi, serate o week end di sconforto a casa in totale apatia e vivi nell’attesa che accada qualcosa di importante e di significativo che ti faccia passare dallo status mentale “tastiera bloccata” a quello di: evviva ho qualcuno a cui pensare oltre me!

 

Mariangela Antonucci

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