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Estate – Racconto di Rosanna Guarino

Nella mia lenta deriva penso a cosa era per me l’estate.

Una parola magica che racchiudeva in se mille promesse… era il sole che illumina la spiaggia e riscalda la pelle, era la musica di una chitarra che ti suona dentro tutto il giorno, era il rumore e il respiro incantevole del mare, il suo numero infinito di piccole gocce che senti una ad una sulla tua pelle giovane e desiderosa di carezze.

Dal mio eremo, in cui, ora, la  mia stanchezza trova rifugio,   penso all’estate come  uno struggente ricordo, qualcosa  che sembra quasi sfuggirmi, non appartenermi più. Ci penso e mi tornano in mente  i  versi di una canzone “ Passerotto non andare via…”,   e quelle  giovani lacrime  che non ho saputo mai più piangere.  Alla  stessa maniera penso al  dolore profondo, tormentato e dolce, che mi  afferrava per la gola  sprofondandomi in un  dirupo  di malinconia per quei saluti , quel tonfo di sportello  che si chiudeva e  accompagnava le mie partenze riportandomi alla  vita di sempre dove  l’unica consolazione,  era quella di poter ritornare. Ero gelosa e dispiaciuta per il fatto che “ loro” potevano rivedersi anche d’inverno  e che “lui”, quel ragazzo tremendo, intelligente e terribilmente scanzonato  avrebbe trovato, un bel giorno, qualcuna che lo mettesse in riga così che io perdessi ogni speranza.

Volentieri ripercorro con la mente quei giorni per rifugiarmi in quelle emozioni   che avrei voluto appiccicarmi addosso come una seconda pelle ma che – mio malgrado-  sono rimaste là dove erano nate insieme alla sfrenata voglia di vivere e  di amare –  anche senza essere corrisposta-   con la violenza delle emozioni   dei miei 16 anni . Penso  alle  tante estati che –   chiuso quel ciclo-  ho vissuto dopo e sempre con  il pensiero fisso  di poter rivivere  i palpiti di quella stagione…  ma non è mai successo .

Ora so che quel luogo magico, nella realtà, non era niente altro che un vecchio juke-box , qualche sedia sparpagliata qua e là in mezzo a un leggero profumo di mirto  ma so anche che, per me, quello rimane  il luogo dove il mio istinto  di donna –rimasta, nel cuore,  la bambina che era – ha  eletto per sempre come  il posto  dove avrebbe voluto vivere e morire.

 

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