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Emily – di Mirko Mazzotta

Mentre le sue labbra sfioravano quelle del suo nuovo ragazzo, Emily si sentiva un angelo caduto insieme al suo amante proibito. Due caratteri opposti: Emily era una ragazza tranquilla e studiosa, solare e simpatica, la sua vita era trascorsa tra scuola e biblioteca, vedeva casa sua solo per dormirci. Il padre, vedovo da quando Emily venne alla luce, lavorava poco e guadagnava di meno. Emily non aveva amiche, solo un amico, un grande amico, con cui condivideva tutto. Lionel era sempre stato vicino a lei, in ogni momento.

Fin da quando erano piccoli erano stati l’uno accanto all’altra, tra loro non c’erano segreti, niente bugie, solo amicizia, grande, grandissima amicizia. Mike era tutt’altra cosa, era stato abbandonato dai suoi genitori quando era nato, non ha mai saputo chi fossero e perché l’avessero fatto, sapeva solo che era così. Lui era l’unico bambino dell’orfanotrofio a non essere stato adottato “eppure”, pensava Emily, “non è affatto male, anzi, è uno dei ragazzi più carini che conosca”. Ma non era l’aspetto fisico che ha fatto sì che non lo adottassero, bensì il suo carattere. Era un ragazzo chiuso, con una perenne curva all’ingiù delle labbra.

L’espressione accigliata nascondeva bene i suoi sentimenti e molto altro. Mike si divertiva a fare il bullo con gli altri bambini dell’orfanotrofio e le punizioni non sembravano fargli niente. Non aveva niente, prima di incontrare Emily. Quella sera, mentre lei tornava a casa, lui andava dalla parte opposta. Si fermò e la stuzzicò un po’ con le solite frasi come “cosa ci fa una ragazza carina come te in giro a quest’ora?” e “vuoi che ti accompagni? Non ho niente di meglio da fare”. Emily non era solita accettare inviti dagli sconosciuti, ma Mike aveva qualcosa che le piaceva e non era il suo fascino da bad boy. Lei capiva che nel profondo del ragazzo c’era altro, capiva che dietro quei suoi occhi blu oceano si nascondeva un’altra persona. Quell’incontro sbloccò qualcosa anche in lui, che sentì subito il contrasto della vitalità di Emily con la sua personalità.

Ma quel contrasto gli piaceva, pensava che forse, se c’era una ragazza che accettava la sua compagnia, era la ragazza giusta, o forse l’unica. Quella sera, per la prima volta dopo anni, o forse in assoluto per la prima volta, Mike sorrise. Stava bene con Emily, aveva un motivo per sorridere, finalmente. Quello che Emily non sapeva e che anche Mike ignorava era che avevano qualcosa in più in comune, ma entrambi non sapevano cosa fosse. Quella sera, dopo quel bacio, Mike accompagnò Emily fino all’uscio di casa sua. Non appena la ragazza ebbe girato la chiave, ci fu un tuono e la pioggia iniziò a scrosciare, Mike si raggomitolò sotto la porta.

Emily prese un ombrello blu dall’otre che interpretava un  portaombrelli nel piccolo ingresso e lo porse al ragazzo, al suo ragazzo. Lui le sorrise, la ringraziò, le diede un delicato bacio sulla guancia e le augurò una notte piena di bei sogni riguardanti loro due, con fare sdolcinato. Poi le voltò le spalle e andò via. Emily lo guardò mentre si allontanava, finché la nebbia non lo nascose alla vista. Si voltò e strofinò le suole sul tappeto, per evitare di sporcare in casa, poi sentì qualcuno che le toccava la spalla destra e si rigirò di scatto, sobbalzando. Era Mike, che le prese la mano, con la sua sinistra e con l’altra cercò nella tasca interna del giubbotto di pelle, ne estrasse un pennarello nero a punta grossa, indelebile, probabilmente.

Lo mise trai denti e lo stappò, scrivendole sul palmo una serie di cifre. Reinserì il pennarello nel cappuccio, mancando il bersaglio almeno tre volte e scrivendosi le labbra rosee. Poi le sussurrò in un orecchio: <<Il mio numero, sai, per organizzarci sull’incontro per restituirti l’ombrello>>. Le strappò un altro bacio e fuggì via.

 

Mirko Mazzotta

 

 

 

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