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Cronaca aereoportuale – Racconto di Mariangela Casulli

La fila davanti al check-in stamattina sembra interminabile.
Seduta al banco di accettazione riesco a scorgerne la fine con difficoltà,nonostante siano appena le sei di mattina. E’ estate, del resto.
C’è un’orda di vacanzieri, con borsoni da mare, camicie a fiori e pagliette in testa. Qualcuno, temerario, ha persino portato l’ombrellone da casa, temendo di non trovarlo nella destinazione turistica cui è diretto. Fa caldo. Vedo una donna sventolarsi con una rivista per farsi aria. Ha il pareo e le infradito, e quando arriva il suo turno, mi chiede come mai l’aria condizionata sia ancora spenta.
Intanto,io prendo i documenti di identità e consegno carte d’imbarco, senza quasi alzare la testa, il volo e’strapieno con Ferragosto alle porte. Sbrigo le procedure di accettazione e saluto, non ho il tempo di pensare. Poi però tocca a loro e li avvicinarsi al mio check-in.
Sono in tre: un italiano, un tunisino e un senegalese che viaggiano insieme,con il telo da mare come bagaglio a mano. Sembrano adolescenti in gita, una sessantina d’anni in tre; l’atmosfera è gioiosa.
Lo intuisco dal modo in cui le loro mani formano figure e delineano concetti. Chiacchierano. Fiumi in piena. Annuiscono, a turno si interrompono. Ridono. Tutto in estremo silenzio, occhi negli occhi.
È il tunisino l’unico a parlare con in mano i passaporti degli altri due, che rimangono un passo indietro.
– Non parla…noi muti.- dice con molta fatica, formulando gli unici suoni che sentirò per tutta l’accettazione. Però le parole continuano a fluire, da uno all’altro. Senza interruzione.
Il senegalese deve essere un tipo simpatico, perché ai suoi gesti i due ridono a crepapelle; l’italiano, invece,e’ quello più fisico,perché prende sottobraccio prima l’uno e poi scompiglia i capelli all’altro.
Chissà in quale lingua dei segni comunicano. Se ne esiste poi una universale, come una sorta di esperanto. Chissà se esiste davvero.
Dopotutto, forse, non è così importante. Sono in una bolla, lontani, amici che si divertono un sacco.

 

 

Mariangela Casulli

 

 

 

 

 

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