“Amore o carriera?”
Lory non ci poteva credere. Erano passati solo quattro mesi da quella scelta. E si stava rendendo conto di aver completamente sbagliato. Lory aveva sempre odiato chi generalizzava se fosse meglio scegliere di seguire l’innamorato o cercare successo nel mondo del lavoro.
“La tua carriera non si sveglierà mai una mattina per dirti che non ti ama più.”
Le dicevano. Ma Lory si sforzava di non farsi contagiare troppo né dalle sue mire lavorative né dalle amiche che, circondate dai figlioletti urlanti, le ricordavano che l’orologio biologico ticchettava verso la scadenza. Erano proprio quei bambini che più la spingevano ad abbandonare la sua carriera da caporedattrice e a raggiungere il suo fidanzato a Berlino. Sognava la famiglia Lory. Per di più era elettrizzata da una nuova avventura a due nella capitale tedesca. Così Lory aveva scelto l’amore. Si era licenziata dal suo lavoro, che adorava. E si era iscritta ad un corso di tedesco. Arrivata a destinazione aveva capito che quell’uomo, che era il suo fidanzato da nove anni, forse non era più quello che lei pensava. Erano quattro anni che vivevano un rapporto a distanza. Lory era pronta a perdonare qualche scappatella durante il lungo periodo lontani. Ma non era pronta a quello che scoprì. Lui aveva insistito per andare ad abitare in un appartamento piccolo. Più piccolo di quello che voleva lei. Precisamente con una stanza in meno. All’inizio Lory aveva sperato che il suo fidanzato fosse poco lungimirante. Ma poi la speranza era svanita completamente quando lui le aveva detto:
“No Lory, non voglio una casa grande, io non voglio figli.”
Il sangue le si era gelato nelle vene…
Stupidi. Ecco come ci si sente quando si fanno delle brutte scoperte in amore. E stupida si era sentita Lory in quel momento.
“Perché aveva lasciato tutto e aveva seguito il suo uomo?”
Questa domanda le rimbalzava nella testa come una saetta. A Lory avevano sempre fatto tristezza quelle coppie senza figli, con tanti soldi e pochi problemi. Lei voleva dei figli. Lei voleva complicarsi la vita mettendo su famiglia. Lui no. Lui non voleva nemmeno discutere di questo argomento. Lui non voleva figli, punto. E Lory si sentiva frustrata e sola. Soprattutto sola, in quella città nuova. Avrebbe avuto bisogno di un’amica. Una di quelle con cui puoi sfogarti davvero, bere troppo vino e sentirti te stessa. Ma a Berlino Lory non aveva amiche. E dire cose così tramite skype è un problema perchè gli abbracci non si posso ricevere e l’imbarazzo si quadruplica. Perciò non lo aveva detto a nessuno.
“La cosa più importante di un fidanzamento è essere sinceri con il proprio partner, mostrarsi per quello che si è veramente. Solo questa può essere la base per un matrimonio di successo.”
L’articolo sul giornale le ricordò quanto si sentisse presa in giro.
“Perché mai lui non le aveva detto subito di non volere figli?”
Quando ti risvegli da una brutta scoperta come questa ci sono due cose che puoi fare: restare o andartene. Lory avrebbe potuto restare, accettare il volere del suo fidanzato e chiedersi tutta la vita ‘chissà se…’. Oppure Lory avrebbe potuto scegliere di andarsene, tornare in Italia, abbozzare un sorriso ai ‘te l’avevo detto’ e ricominciare da capo.
Ma Lory non era una qualunque, aveva dentro di sé la forza delle eroine protagoniste dei romanzi. Lory scelse la cosa più difficile: lasciare il suo fidanzato, ma rimanere a vivere a Berlino. In qualche modo il destino l’aveva portata lì. E lì avrebbe lottato. Da sola.
“Ho trovato una camera in affitto vicino ad Alexanderplatz, mi trasferisco domani.”
(Epilogo)
Questo non è un vero epilogo. Non potrebbe esserlo. Perché io che scrivo non so come andrà a finire. Nessuno lo sa. Nemmeno la protagonista, Lory. Non si può prevedere il futuro, ma si può dire come stanno le cose ora. Ecco come è iniziata la nuova vita di Lory: sono passati due mesi dal giorno in cui ha deciso di lasciare il suo fidanzato. Si è trasferita in una nuova casa, dove un’anziana vedova le affitta una cameretta. Continua ad andare a scuola di tedesco, ma solo nel weekend. Perché ora Lory ha –quasi- un nuovo lavoro: è in prova per diventare corrispondente estero del Corriere della Sera. Ed ha buone possibilità di ottenerlo perché è determinatissima. Ha nuovi amici, gran bevitori di birra ma più simpatici dei tedeschi medi. E quando si addormenta, a volte, è così stanca che si dimentica di piangere. Si dimentica di pensare alla sua storia d’amore finita male e al desiderio –sfumato- di fare una famiglia. Si dimentica di essere triste. E questo è esattamente quello che ci vuole per smettere di esserlo. Se fossi una psicologa direi che il dolore si è trasformato in un’occasione. Un’occasione di rinascita. Un’occasione per buttarsi in nuove avventure. Che poi non vuol dire altro che avere il coraggio di immaginarsi diversi da come ci si era pensati. E quando uno si immagina diverso non ha paura né di andare a fare un colloquio per la più grande testata giornalistica nazionale, né di fare amicizie con persone che non parlano la stessa lingua. Perciò non avendo un vero epilogo da scrivere quello che mi rimane da dire è:
“Buona fortuna Lory!”
Carola Antonetti