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All’aereoporto di Napoli – racconto di Felice Lotito

All’Aereoporto di Napoli – ottobre 2007
Premessa : questa è una storia vera.
Sono arrivato a Napoli , da poco , con un volo da Verona. Ore 8,45. Ho appena finito di sbrigare le pratiche per il noleggio di un’auto. Pronto per ripartire per Battapaglia per il funerale di Zio Pietro, morto ieri .
Mentre attendo nella Hall avverto gradualmente un dolore nella schiena e subito dopo un corrispondente dolore al torace , nella parte centrale del petto. Che cosa sara’, mi chiedo ? Il dolore aumenta ed aumenta anche la mia preoccupazione.Cosa devo fare ? Inizio a sudare freddo. Il dolore continua
“ Caspita , non ci voleva proprio “ mi dico. Mi guardo intorno , preoccupato , ma anche perplesso. E’ qualcosa che andra’ via o qualcosa di serio ? I dubbi mi assalgono . Mi mordo il labbro, vorrei che qualcuno mi dicesse cosa fare. Lo zio Pietro mi aspetta, beh , le spoglie di zio Pietro. E’ morto ieri dopo dieci giorni di coma, poverino. Ora tutti accorrono al suo capezzale, da morto, perche’ lo zio promise qualcosa a tutti. L’amore per la famiglia e per i parenti smuove le montagne. Bah, se arrivo in ritardo lo zio capira’, ma gli altri, i parenti ed i familiari.
Nel trambusto tipico napoletano dell’aereoporto di Capodichino , scorgo in lontananza , una croce rossa ed una scritta “ Pronto Soccorso “. Ne ho sentite tante sui pronti soccorsi , poi a Napoli, con tutta la simpatia che ho per Napoli e per i Napoletani. Potrei anche tentare , ma poi che succede ? MI avvicino titubante e vedo due persone in camice verde che discutono animosamente , come fanno a Napoli , anche per dirsi buon giorno e buona sera. Timidamente chiedo “ scusi ma lei è un medico ?” . “ Che non si vede ? “ mi risponde sorridendo
“ Dottore io vorrei essere visitato . Ho un dolore alla schiena ed al petto e non va via “ gli dico preoccupato. Legge la mia preoccupazione ed ansia . “ Venga, venga subito in ambulatorio “.
Entro in quello che lui chiama ambulatorio. MI fa togliere soprabito,giacca e mi stendo sul lettino. MI apre la camicia ed inizia ad auscultare il torace. Mi batte il torace con le dita, poi mi ausculta di nuovo la schiena e cerca di localizzare il dolore. “ E’ qui….od è qui ? “ Io non so dire precisamente dove è localizzato ed esito nelle mie risposte. “ Dottore non saprei . E’ un poco’ lì ed anche dove ha toccato prima. “ Insomma , è un po’ dappertutto, mi dice.
“ Beh , proprio dappertutto , no ! E’ piu’ sulla sinistra che sulla destra . “
“ Sì ma io le ho tastato la parte destra, come fa a dire che è la sinistra ? “ Forse ha capito le mie tendenze politiche , penso.
“Facciamo un elettrocardiagramma e vediamo cosa c’è ? “ alla fine decide. L’infermiere mi mette addosso le sue mani e gli elettrodi dell’apparecchio . IO steso sul lettino , guardo ed attendo con ansia, anzi con molta ansia.
Il primo elettrocardiogramma non rileva niente di importante. Ma, il secondo , no. Troppe extrasistole,mi dicono. Non va bene. Ricovero in ospedale, sentenzia il medico. All’ ospedale piu’ vicino . Non ricordo il nome dell’ospedale. Li guardo attonito “ Ma cosa ho ? “ chiedo . Oh , niente, non si preoccupi. Sa, alla sua eta’ è meglio controllare. Faranno degli esami enzimatici, sa , non si sa mai. “ Come non si sa mai ? “ rispondo . “ Nella vita non si puo’ mai sapere “ proferisce l’infermiere. Mi sembra , cosi’ parlo’ Zaratrusta.
“Chiama un’autombulanza, ma senza sirena, altrimenti il signore si impressiona” ordina il medico all’infermiere. Scusi , mi chiedono , ma lei si impressiona ? Certo che mi impressiono se non mi dite esattamente quello che ho. Glielo ripeto, non ha niente , insiste il medico. Questo è soltanto un controllo, dato che lei dovra’ viaggiare. Vogliamo essere sicuri che non le succeda niente. E lo zio ? Aggiungo . Cioè il funerale di mio zio ? “ Beh , ribatte il medico, gli telefoni e dica che tardera’ ? Ma a chi telefono , al defunto ?
Arrivano gli infermieri dall’ospedale , entrano di corsa tutti trafelati “ dov’è l ‘infartuato? chiedono . Alla faccia di tua sorella, impreco. Non dite queste cose. Il Signore si impressiona. Ma noi stavamo scherzando, si scusano. Sa’…è meglio sdrammatizzare, in questi casi !
In quali casi gli chiedo ? A volte , se il paziente ride migliora la sua condizione critica. Ma quale condizione critica ? Non mi avete detto che non ho niente . Sì, ma, noi diciamo così a tutti, per sdrammatizzare la tensione anche nei casi gravi. Sa ? Siamo napoletani.
Io inizio a temere ed a farmela sotto. Ma dove sono capitato ? MI caricano su un lettino ed i barrellieri, gentili mi aiutano. Poi, il medico ci ripensa “ il lettino è esagerato, dice. Non serve “ Mettete il Signore sulla sedia a rotelle. Mezzo sbracato, con la camicia aperta, i pantaloni abbassati sui fianchi e con la sacca della flebo in mano, mi scarrozzano per le sale di Capodichino, sino all’autombulanza.
“ Poveretto, che gli è successo ? “ dice la gente che mi vede scarrozzare con la sedia a rotelle. “ Un infarto, un inizio di infarto “ spiega con scrupolosita’ e dovizia di particolari uno degli infermieri che mi accompagna.
La gente mi guarda e commenta “ Avete visto che faccia ? Chissa’ che ha bevuto ? E poi non si sa mai, a quella eta’ certe cose non si fanno. Uno se ne dovrebbe stare a casa , invece di correre dietro alle fantasie giovanili. “ Io ascolto, non oso proferir parola, sono sbigottito. Mi hanno gia’ sepolto , manca l’estrema unzione. MI caricano sull’autombulanza, sulla quale prende posto anche una giovane dottoressa. Eravamo una folla su quell’ autombulanza . L’autista, il secondo infermiere, il medico di turno del pronto soccorso e la giovane dottoressa che mi guardava con aria sospetta ed inquisitoria.
Ma lei che ci faceva a Napoli ? mi chiede.
Non hai capito niente , la rimprovera il medico di guardia . “ IL signore veniva da Milano per poi continuare per Bari, dove è morto lo zio.” Spiega alla collega.

“ Beh, non è proprio così, aggiungo. Io ho preso l’aereo da Verona per Napoli, per poi continuare per Battipaglia, dove oggi si terra’ il funerale di mio zio, spiego.
Scusi, mi chiede la bella dottoressa, che mi guarda come se avessi commesso chissa’ cosa “ ma che c’entra Bari ? “ “ Il signore è nato a Bari, spiega l’infermiere. “ E’ lei che è di Bari come mai si trova a Verona , dal sole alla nebbia ? “ Sto per rispondere , ma arriviamo all’ospedale di Napoli , il piu’ vicino all’aereoporto di Capodichino. Vengo , in pochi minuti, proiettato al pronto soccorso ed in meno di tre minuti mi fanno due elettrocardiogrammi e gli esami del sangue, gli esami enzimatici. “ Caspita che efficienza , che tempestivita’ “ mi congratulo con l’infermiera che mi sorride , carina , per poi incoraggiarmi “ complimenti, dico io, siete molto tempestivi “ . “ E sì. Quando ci sono emergenze e casi gravi, noi siamo dei fulmini . “ Grazie,rispondo e chiudo.
Attendo con trepidazione il risultato degli elettrocardiogrammi e delle analisi, circa 40 minuti, durante i quali ne vedo di tutti i colori. Steso su di un lettino, nella sala del Pronto Soccorso dove arrivano, una alla volta , altre persone in condizioni piu’ o meno gravi e piu’ o meno critiche. Dopo alcuni minuti, dinanzi al mio lettino, sistemano un signore con sospetto di infarto . Ansima e suda con affanno. Mi guarda, mi fissa e poi mi chiede “ ma lei ..è la prima volta ? “ “ Scusi, cosa la prima volta ? “ gli rispondo. “ Volevo dire, questo è il primo infarto ?” No, guardi ancora non si sa niente. Sto aspettando i risultati degli esami, e poi non penso che sia un infarto. “Ma non si preoccupi, questo è il mio quinto attacco cardiaco, ed io sono ancora qui. Ne deve fare di strada per arrivare a me .” Sbigottito per tanta sfacciataggine e maleducazione , non gli rispondo e chiudo gli occhi fingendo di dormire. Quello continua a raccontarmi la storia della sua vita e dei suoi attacchi di cuore…per colpa dei figli, delle nuore, del Napoli in serie B, di Moggi e del governo Berlusconi . Poi alla fine conclude “…ma , l’importante è morire serenamente, sapendo di aver fatto il proprio dovere e di non aver fatto del male a nessuno. Napoli è una grande citta’ e Mario Merola è il suo profeta. Ma non ci capiscono , ci giudicano e criticano, specialmente i settentrionali. Ma Garibaldi , non se ne poteva stare a casa sua ? Con Franceschiello era tutta un’altra cosa . Stavamo meglio. Eravamo rispettati.
Arriva il medico con gli esiti degli esami “ signor Lotito, dagli esami fatti risulta che apparentemente non
c ‘è niente di serio , cioe’ non c’è né infarto e né ischemia, pero’ sarebbe meglio fare altri esami alle coronarie. Insomma, altri accertamenti, per essere piu’ sicuri. Sa alla sua eta’! Ma io ho 58 anni , grido . Ma come, mi chiede, l’infermiere mi aveva detto che lei ha 68 anni ? Portati bene, pero’ !
Ammutolisco. Mi rivesto , saluto e cerco di andare via. Mi richiamano per darmi la documentazione e mi salutano con un “Arrivederci signor Lotito ! “ Io mi dileguo fra la folla.

Felice Lotito

 

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