“Un’orrenda tempesta” (1861) di Emily Dickinson, il potere della natura è incontrollabile

16 Gennaio 2025

Scopri quanta forza può avere la natura grazie a "Un’orrenda tempesta", poesia di Emily Dickinson che ci avverte che la natura merita rispetto.

"Un'orrenda tempesta" (1861) di Emily Dickinson, il potere della natura è incontrollabile

Un’orrenda tempesta annientò l’aria di Emily Dickinson è una poesia che evidenzia tutta la terribile forza che la natura può avere senza che gli umani possano in qualche modo controllarla. È la visione di un animo sensibile che percepisce la fragilità e la vulnerabilità di tutti gli esseri viventi nei confronti delle forze naturali che il mondo che ci ospita può scatenare.

Una poesia che in maniera spontanea ci suggerisce che la natura va rispettata e solo attraverso un approccio diligente ci si può godere la meraviglia che segue anche la peggiore delle tempeste. È difficile per molti umani comprendere questo semplice principio, senza comprendere che la forza della natura non può in nessun modo sottoposta al controllo dell’uomo.

Un’orrenda tempesta schiacciò l’aria fu scritta nel 1861, ma trovò diffusione solo grazie alla raccolta The Poems of Emily Dickinson di Thomas H. Johnson, il quale fece un lavoro di cura di 1775 poesie che la poetessa statunitense aveva scritto durante la sua vita e mai pubblicate prima. Il risultato fu un’opera di tre volumi con tutte le poesie catalogate in ordine cronologico e nella loro forma originale. La poesia corrisponde al frammento 198 della poderosa opera.

Leggiamo questa originale poesia di Emily Dickinson per viverne l’atmosfera e apprezzarne il significato.

Un’orrenda tempesta schiacciò l’aria di Emily Dickinson

Un’orrenda tempesta schiacciò l’aria –
Erano poche e livide le nubi –
Un’Ombra – come il manto d’uno spettro
Nascose terra e cielo –

Delle creature ghignavano sui tetti –
E sibilavano nell’aria –
E scuotevano i pugni –
E digrignavano i denti –
E agitavano chiome convulse –

Schiarì il mattino, sorsero gli uccelli –
Gli occhi opachi del mostro
Lentamente si volsero alla costa d’origine –
E fu la pace un Paradiso!

 

An awful Tempest mashed the air, Emily Dickinson

An awful Tempest mashed the air –
The clouds were gaunt, and few –
A Black – as of a spectre’s cloak
Hid Heaven and Earth from view –

The creatures chuckled on the Roofs –
And whistled in the air –
And shook their fists –
And gnashed their teeth –
And swung their frenzied hair –

The morning lit – the Birds arose –
The Monster’s faded eyes
Turned slowly to his native coast –
And peace – was Paradise!

La Natura è incontrollabile, ecco perché va rispettata

Un’orrenda tempesta schiacciò l’aria è una poesia di Emily Dickinson che attraverso immagini nitide e la personificazione del “terribile” evento naturale trasferisce al lettore di quanta forza, potenza ha la natura rispetto l’uomo.

Emily Dickinson con attenta osservazione ci dona dei versi che riescono a trasferire al lettore un’intensa tempesta che si abbatte violentemente sulla città e in tutta la costa, così come il pacifico ‘paradiso’ che segue il passaggio della tempesta.

La forza cruda e improvvisa di questa “Tempesta” rappresenta la potenza del mondo naturale, qualcosa che, come dice la poesia, esiste in modo del tutto indipendente dagli esseri umani. Sebbene la natura sia spaventosa nella sua intensità, alla fine la sua potenza può ispirare stupore e meraviglia.

Emily Dickinson rende evidente fin dai primi versi la forza minacciosa e intimidatoria della natura. La tempesta “schiacciava l’aria”, proprio come quando in cucina si schiacciano (“Mashed”) le patate per fare il purè o si passa il pomodoro per fare la salsa.

La poetessa americana descrive inoltre la tempesta come  “creature” che agitano i loro “pugni”, digrignano i loro “denti” e ridono sui tetti dei cittadini, e in seguito chiama apertamente la tempesta “Mostro”.

Tutte queste descrizioni suggeriscono che la “Tempesta” ha una forza incontrollabile, nessun essere umano può fare qualcosa di fronte a tanta forza.

“La tempesta” sembra sopraffare ogni cosa, “ammantando” tutto di “nero” e nascondendo “il cielo e la terra dalla vista”. Ogni cosa sembra sparire di fronte al suo arrivo. Tutto si colora di nero, “Un’Ombra” avvolge tutto come uno spirito malvagio, come un buco nero in cui nessuna speranza può prendere forma.

La tempesta rende vana anche la speranza e impossibile trovare conforto, si è in balia di questo “mostro” orrendo.

Ma, presto arriva il mattino e la tempesta riparte verso la sua “costa d’origine”, torna da dove è venuta. Ancora una volta, quindi, la tempesta è separata e indipendente dal mondo umano.

Gli occhi del “mostro” si spengono, dice Emily Dickinson, personificando ancora una volta la tempesta. Non sono stati gli umani a cacciarla via, ma è la tempesta che ha deciso di andare verso casa. È lei che decide ogni cosa e chi la subisce non può che prendere coscienza di essere inermi di fronte a tanto terrore.

Solo se si prende coscienza di questo che si può apprezzare la meraviglia del Paradiso che arriva dopo ogni tempesta. Allo stesso tempo, Emily Dickinson lascia intendere che non gli uomini non avendo nessun controllo sulla natura, il “Mostro” può sempre tornare di nuovo.

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