“Ubriaco di trementina e di lunghi baci”: così si intitola una delle intense poesie giovanili in cui Pablo Neruda canta l’amore e la sua forza sinuosa e appagante. Scopriamola insieme.
“Ubriaco di trementina e di lunghi baci” di Pablo Neruda
Ubriaco di trementina e di lunghi baci
guido il veliero delle rose, estivo,
che volge verso la morte del giorno sottile,
posato sulla solida frenesia marina.Pallido e ormeggiato alla mia acqua famelica
incrocio nell’acre odore del clima aperto,
ancora vestito di grigio e di suoni amari,
e di un cimiero triste di spuma abbandonata.Vado, duro di passioni, in sella all’unica mia onda,
lunare, solare, ardente e freddo, repentino,
addormentato nella gola di felici
isole bianche e dolci come freschi fianchi.Trema nella notte umida il mio abito di baci
follemente carico di impulsi elettrici,
diviso in modo eroico tra i sogni
e le rose inebrianti che con me si cimentano.Controcorrente, in mezzo a onde esterne,
il tuo corpo parallelo si ferma tra le mie braccia
come un pesce per sempre incollato alla mia anima,
rapido e lento nell’energia subceleste.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Ubriaco di trementina e di lunghi baci”
Nel 1924 Pablo Neruda, appena ventenne, pubblica la raccolta Venti poesie d’amore e una canzone disperata, un libro destinato a diventare una delle opere più lette e amate della poesia del Novecento.
La voce di Neruda è giovane, ma già profondamente consapevole: canta l’amore con slancio sensuale e malinconico, attraversando le onde tumultuose del desiderio e della perdita. Le poesie si muovono tra corpi e paesaggi, tra la carne e la natura, in un linguaggio ricco di immagini e vibrazioni fisiche. “Ubriaco di trementina e di lunghi baci” è uno dei componimenti centrali di questa raccolta, e ne incarna perfettamente lo spirito: un’ode all’amore che travolge, all’unione dei sensi e al mistero del sentimento.
In Italia, questa poesia è leggibile nella traduzione di Maurizio Cucchi contenuta nel volume “Pablo Neruda. Perché tu possa ascoltarmi”, pubblicato da Guanda nella collana “Quaderni della fenice”, che restituisce con eleganza il ritmo e la densità emotiva dell’originale.
Una poesia sinuosa
Lo stile di questa poesia si muove come un’onda: a tratti placida, poi improvvisamente agitata, impennandosi in immagini luminose e contrastanti. Neruda costruisce il suo linguaggio poetico attraverso opposti che si inseguono e si completano: l’estate e la morte del giorno, l’ardore e il freddo, la lentezza e la rapidità.
Questa danza di contrasti è il cuore pulsante del testo, una tensione costante tra elementi che si sfiorano e si respingono.
L’amore diventa un’esperienza totalizzante, che comprende il calore dei baci e l’acre odore del mare, la dolcezza delle isole e la spuma abbandonata.
Anche la materia sembra fluida: la “trementina” – sostanza vegetale ruvida e pungente – si fonde con la carezza dei baci, mentre il corpo dell’amata assume forme liquide e mobili, come un pesce, come un’onda.
Tutto è eccesso, intensità, immersione. La poesia è una navigazione, un viaggio in bilico tra il sogno e la realtà, tra la solennità del sentimento e la violenza dell’impulso.
Un affresco vivido e potente dell’amore
Il contenuto di “Ubriaco di trementina e di lunghi baci” ruota attorno all’immagine di un io poetico che si lascia trasportare – e quasi travolgere – dalla passione amorosa.
L’“ubriacatura” evocata nel primo verso è metafora dell’estasi: è l’amore a disorientare, a rendere smanioso, ad accendere ogni percezione. L’amato diventa un veliero, un corpo in viaggio, una creatura che attraversa il mare interiore della memoria e del desiderio.
Neruda parla di un amore fisico e spirituale insieme, fatto di carezze e abbandoni, di presenza e assenza. L’immagine finale – “come un pesce per sempre incollato alla mia anima” – sigilla la fusione tra i corpi e le anime: un’unione impossibile da sciogliere, al tempo stesso leggera e definitiva, come accade nei grandi amori della giovinezza.
Eppure, sotto la superficie dell’ebbrezza, si avverte un’ombra di malinconia: l’amore è anche passaggio, è tempo che scorre, è onda che può infrangersi. La poesia non racconta una storia lineare, ma restituisce un’emozione viva, viscerale, che si agita tra le parole come il mare sotto il veliero delle rose.