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“Tramonto” di José Saramago, la magia della natura e i paesaggi del cuore

"Quanti tramonti affollano i ricordi"... Una poesia di José Saramago per non dimenticare la bellezza della natura e della memoria.

Il 18 giugno del 2010 ci lasciava José Saramago, uno degli scrittori più importanti del XX secolo, nonché vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. In sua memoria, leggiamo insieme una sua bellissima poesia intitolata “Tramonto”, che parte da un paesaggio reale per raggiungere il paesaggio del cuore.

“Tramonto” di José Saramago

Cos’altro mai puoi dirmi che io non sappia,
vena del sol che sangue dai alla terra,
sfilacciar quieto di nebbia rifratta
tra l’azzurro del mare e il ciel vermiglio?
Quanti tramonti affollano i ricordi,
quante lingue di fuoco sulle acque,
e tutti si confondono, di notte,
quando, calato il sole, chiudi gli occhi.

La realtà e il sublime

Il tramonto è uno dei topos della poesia sin dalla notte dei tempi. Colorato, variopinto ogni volta di sfumature diverse, esso rappresenta la chiusura del giorno. Come una magia che di volta in volta si svela ai nostri occhi con un dettaglio diverso, il tramonto ci emoziona, ci fa sognare, ci fa elevare verso una dimensione altra, in cui gli affanni del quotidiano si perdono, quasi dissolvendosi, lasciando spazio alla straordinarietà dell’attimo presente.

Nella sua splendida poesia, José Saramago ci mostra, attraverso poche righe, il passaggio inconscio che avviene nel momento in cui si contempla il tramonto. La descrizione, prima concreta e tradizionale, con lessico che appartiene al campo semantico del calore, del rosso, del sangue da sempre tipici della rappresentazione poetica dei tramonti, si fa via via più eterea, fino a divenire impalpabile, sublimata, legata all’immaginario e al ricordo:

“Quanti tramonti affollano i ricordi,
quante lingue di fuoco sulle acque,
e tutti si confondono, di notte,
quando, calato il sole, chiudi gli occhi”.

José Saramago

José Saramago nasce il 16 novembre del 1922 nel distretto di Santarém, in Portogallo, da una famiglia di agricoltori. Costretto ad abbandonare prematuramente gli studi a causa della situazione di indigenza della famiglia, in giovane età si trasferisce a Lisbona per cercare un lavoro. Riesce poi a trovare degli impieghi che gli consentono di acquisire una cultura letteraria che, con il passare degli anni, gli permette di ottenere la carica di direttore letterario e di produzione in una casa editrice.

Ha inizio, così, il percorso di Saramago nel mondo delle lettere. Nel 1947 riesce a pubblicare il suo primo romanzo, “Terra del peccato”. Saramago si dedica alla scrittura solo dopo la caduta del regime, lasciando fluire impetuosamente il suo pensiero e ottenendo nel 1998 il Premio Nobel per la Letteratura con la seguente motivazione: «con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà illusoria».

Muore il 18 giugno del 2010 a Tìas, nelle isole Canarie.

Anticonvenzionale nello stile e nelle prospettive che utilizza per la costruzione delle sue opere, Saramago è uno degli autori più rappresentativi della letteratura del Novecento. Con i suoi romanzi, infatti, che spesso sono stati definiti “allegorici”, ha saputo cogliere il lato umano dietro i grandi e piccoli avvenimenti della storia, facendo uso di uno stile unico nel suo genere.

Periodi lunghi, complessi, con una punteggiatura fuori dal comune, insieme al sapiente utilizzo del surreale e dell’ironia fanno delle opere di José Saramago dei piccoli capolavori della cultura umana.

Le poesie di José Saramago

Saramago nasce come poeta. Il suo esordio sulla scena letteraria avviene nel 1966 con la pubblicazione della sua prima raccolta di poesie. Ha così inizio un’operazione di scavo importante della parola, che lo condurrà in seguito a un’interessante sperimentazione sulla struttura della frase e la punteggiatura: “E ci sono poeti che sono artisti / e lavorano i loro versi / come un falegname le tavole!”. Tra gli echi delle sue ispirazioni letterarie – Gogol’, Kafka e Pessoa – si fa strada così una poetica che è volta a restituire nuova dignità all’uomo, véro filo rosso di tutta l’estetica di Saramago.

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