Eppure Mi Rialzo (Still I Rise, 1978) di Maya Angelou, il canto libero di chi non si arrende

13 Ottobre 2025

Scopri "Still I Rise - Eppure mi rialzo" di Maya Angelou, canto di libertà, simbolo della dignità umana e della forza di chi trova il coraggio di rinascere.

Eppure Mi Rialzo (Still I Rise, 1978) di Maya Angelou, il canto libero di chi non si arrende

Eppure Mi Rialzo (Still I Rise) di Maya Angelou non è soltanto la voce di una donna o di un popolo. È l’inno silenzioso di tutti coloro che nel mondo subiscono un’ingiustizia o vivono dentro un dolore che li schiaccia. È il grido dignitoso di chi, pur ferito, sceglie di sollevarsi e di continuare a camminare.

Maya Angelou parla a nome di chi è stato oppresso, ma anche di tutte le persone comuni che attraversano un malessere invisibile. Chi lotta contro la discriminazione, chi combatte per la libertà, ma anche chi affronta la solitudine, la malattia, la povertà o la semplice paura di non farcela.

In quelle tre parole, “Still I Rise”, ovvero “Eppure Mi Rialzo”, c’è la promessa della vita che resiste e si rinnova, la certezza che nulla può soffocare la luce di chi crede ancora in sé. È uno spirito motivazionale che dovrebbe guidare le vite di tutti gli esseri umani, perché la vita è il dono più grande, e proprio per questo bisogna reagire per goderne tutta la bellezza.

Still I Rise fu scritta nel 1978 e fa parte di And Still I Rise, la terza raccolta di poesie di Maya Angelou, pubblicata per la prima volta da Random House il 12 agosto di quello stesso anno.

Leggiamo questa meravigliosa poesia di Maya Angelou per scoprire il suo potente messaggio.

Eppure Mi Rialzo di Maya Angelou

Puoi svilirmi nella storia
con le tue amare, contorte menzogne,
puoi calpestarmi nella polvere,
ma ancora, come la polvere, io mi rialzo.

La mia fierezza ti disturba?
Perché ti avvolge il malumore?
Forse perché cammino come se avessi pozzi di petrolio
che pompano nel mio salotto.

Come lune e come soli,
con la certezza delle maree,
come le speranze che risorgono alte,
ancora mi rialzo.

Mi volevi spezzata?
Con il capo chino e gli occhi bassi?
Le spalle curve come lacrime che cadono,
indebolita dai miei pianti più profondi?

La mia fierezza ti offende?
Ti pesa nel cuore?
Forse perché rido come se avessi miniere d’oro
che scavano nel mio cortile.

Puoi colpirmi con le tue parole,
puoi ferirmi con i tuoi sguardi,
puoi uccidermi con il tuo odio,
ma ancora, come l’aria, io mi rialzo.

La mia sensualità ti turba?
Ti sorprende forse
che io danzi come se avessi diamanti
tra le cosce?

Dalle capanne della vergogna della storia
mi rialzo,
dal passato radicato nel dolore
mi rialzo,
sono un oceano nero, vasto e profondo,
che gonfia e sale portando la marea.

Lascio dietro di me notti di terrore e paura,
mi rialzo,
verso un’alba limpida e luminosa,
mi rialzo,
portando i doni che i miei antenati mi hanno dato:
io sono il sogno e la speranza dello schiavo.

Mi rialzo,
mi rialzo,
mi rialzo.

Still I Rise, Maya Angelou

You may write me down in history
With your bitter, twisted lies,
You may trod me in the very dirt
But still, like dust, I’ll rise.

Does my sassiness upset you?
Why are you beset with gloom?
‘Cause I walk like I’ve got oil wells
Pumping in my living room.

Just like moons and like suns,
With the certainty of tides,
Just like hopes springing high,
Still I’ll rise.

Did you want to see me broken?
Bowed head and lowered eyes?
Shoulders falling down like teardrops.
Weakened by my soulful cries.

Does my haughtiness offend you?
Don’t you take it awful hard
‘Cause I laugh like I’ve got gold mines
Diggin’ in my own back yard.

You may shoot me with your words,
You may cut me with your eyes,
You may kill me with your hatefulness,
But still, like air, I’ll rise.

Does my sexiness upset you?
Does it come as a surprise
That I dance like I’ve got diamonds
At the meeting of my thighs?

Out of the huts of history’s shame
I rise
Up from a past that’s rooted in pain
I rise
I’m a black ocean, leaping and wide,
Welling and swelling I bear in the tide.
Leaving behind nights of terror and fear
I rise
Into a daybreak that’s wondrously clear
I rise
Bringing the gifts that my ancestors gave,
I am the dream and the hope of the slave.
I rise
I rise
I rise.

“Eppure mi rialzo”, sempre e comunque

Eppure Mi Rialzo di Maya Angelou è una poesia che dà voce a tutte le persone costrette a vivere l’oppressione, la violenza, la sottomissione, la discriminazione, la povertà, la malattia.
È un inno motivazionale di grande potenza espressiva, capace di risvegliare le coscienze e di dare forza a chi vive un grave stato di disagio fisico, morale, mentale o sociale.

Il 1978 è l’anno in cui nasce questa poesia nell’ambito dei movimenti per i diritti civili afroamericani.
Attraverso la voce di una donna, la poesia rappresenta la forza di un popolo che, nonostante le ingiustizie della storia, continua ad affermare la propria dignità e a rialzarsi, incarnando il coraggio di intere generazioni che hanno dovuto subire la discriminazione più dura.

Con questi versi Maya Angelou celebra la speranza, la determinazione e la forza morale che nascono dalla sofferenza e dalla memoria di un passato di oppressione.
La sua voce diventa simbolo della volontà di vivere, della fierezza e della fiducia nella vita anche di fronte alle più grandi difficoltà.
Come scrittrice, Angelou ha sempre cercato di mostrare che, nonostante le ingiustizie del mondo, è possibile conservare la propria dignità e la propria grazia.

Per comprendere fino in fondo questa poesia bisogna conoscere la vita della sua autrice.
Maya Angelou nacque nel 1928 nel Missouri, crebbe in una famiglia molto povera e in un’America segnata dalla segregazione e dalla violenza.
A otto anni subì una violenza sessuale che la costrinse al silenzio per anni.
A diciassette diventò ragazza madre e per mantenere il figlio lavorò come cuoca, cameriera, attrice, prostituta, spogliarellista e ballerina.
Viaggiò in Africa, insegnò all’università, lottò per i diritti civili e ricevette decine di premi e lauree honoris causa.

Questa esistenza difficile e insieme piena di rinascite fu il terreno da cui nacque Still I Rise.
Non scrive per raccontare se stessa, ma per trasformare il dolore in forza collettiva.
La sua esperienza personale si intreccia con la storia di un popolo e diventa una metafora universale della libertà umana.

Il verbo to rise (“rialzarsi”) racchiude l’essenza del vivere, il ciclo continuo del cadere e del rinascere. L’avverbio still (“ancora”, “eppure”) aggiunge la sfida, la resistenza, la continuità.
È la parola che racchiude il senso più profondo della poesia, la capacità di dire “sì” alla vita nonostante tutto.

L’essenza del rialzarsi nei versi di Maya Angelou

Adesso proviamo a scoprire il significato di Still I Rise andando a leggere in profondità i suoi versi.

La poesia si apre come un atto d’accusa, un grido composto ma incandescente contro la storia scritta dai vincitori. Maya Angelou si rivolge a chi detiene il potere e gli ricorda che può anche svilire la sua storia e calpestarla nella polvere, ma lei, come quella stessa polvere, si rialzerà.

La polvere è l’immagine più umile e insieme la più resistente del mondo. È ciò che resta, ciò che ritorna, ciò che non si può distruggere. Calpestata, torna nell’aria. Invisibile, continua a esistere.
In questa immagine la poetessa racchiude la metafora della dignità umana che sopravvive a ogni oppressione.

Dopo la denuncia, la voce cambia tono e si fa ironica, sorridente, quasi beffarda. Angelou sembra chiedere con disarmante sicurezza se la sua fierezza disturbi, se dia fastidio vederla camminare come se avesse pozzi di petrolio nel salotto. In queste parole non c’è ostentazione ma orgoglio.

I pozzi di petrolio rappresentano la ricchezza interiore, l’energia che scorre libera nella propria casa e nella propria anima. Angelou restituisce valore a ciò che era stato negato, la forza del corpo, della voce e della femminilità.

Il ritmo della poesia cresce come un’onda e si intreccia con il respiro del mondo. La poetessa paragona il proprio rialzarsi al moto del sole, della luna e delle maree. Il gesto di rialzarsi non è un atto eroico ma un movimento naturale, un ritmo che appartiene alla vita stessa.
Nella visione di Angelou la rinascita è inscritta nella legge dell’universo, e per questo non può essere fermata.

Poi la voce si fa più intima e attraversa la parte più vulnerabile dell’essere umano. Angelou immagina se stessa piegata, con il capo chino e gli occhi bassi, ma questa immagine non è resa per suscitare pietà.
È la rappresentazione del corpo che il potere vuole, un corpo sottomesso, un’anima muta. Nominarla serve a spezzarla.

La poesia non nasconde la fragilità, la attraversa, la riconosce e la trasforma in forza. È qui che la sofferenza smette di essere sconfitta e diventa consapevolezza.

In un momento di straordinaria auto affermazione compare la risata.

Angelou ride come se avesse miniere d’oro nel cortile. La risata è il gesto più politico che possa compiere. Ridere dopo secoli di dolore è il modo più profondo per riconquistare la gioia, per riprendersi il diritto di esistere senza paura. Le miniere d’oro sono la metafora della ricchezza quotidiana che nessuno può sottrarre, il simbolo di una dignità finalmente ritrovata.

La poesia prosegue e raggiunge il suo cuore più simbolico.

Angelou dichiara che possono colpirla con le parole, ferirla con gli sguardi, ucciderla con l’odio, ma lei, come l’aria, si rialzerà. L’aria è l’elemento della libertà assoluta, ciò che non si può possedere, imprigionare o ferire. Come l’aria, la poetessa attraversa ogni barriera. La sua libertà non è vendetta ma respiro. È la capacità di andare oltre.

Poi affronta il tema più scomodo, quello del corpo.

Domanda se la sua sensualità disturbi, se sorprenda che possa danzare come se avesse diamanti tra le cosce.

In questa immagine non c’è provocazione ma purezza. Angelou rivendica la libertà del corpo femminile, la sua bellezza, la sua potenza. Dopo la violenza subita da bambina, questo è il momento della riconquista. Il corpo non è più luogo di vergogna ma di splendore e di luce.

Nella parte finale la voce della poetessa si fa corale. L’io diventa noi.

Dalle capanne della vergogna e dal passato radicato nel dolore, Angelou si solleva come un oceano nero, vasto e profondo. Il nero non è qui sinonimo di ombra o sofferenza, ma di energia, memoria, continuità.
L’oceano è l’immagine della vita collettiva che torna e sale portando con sé le voci degli antenati. È la memoria che non muore e che trasforma la schiavitù in canto.

Portando i doni ricevuti dagli antenati, la poetessa si definisce il sogno e la speranza dello schiavo. È la sintesi più alta della sua opera, la trasformazione del dolore in forza, del silenzio in parola, della sottomissione in rinascita.

La chiusa ripetuta tre volte, mi rialzo, è un respiro che diventa ritmo, un battito che non si spegne. Ogni ripetizione è un passo verso la libertà, un modo per ricordare che rialzarsi non è un gesto ma una condizione dell’anima.

Still I Rise, il canto che spinge tutti gli esseri umani a rialzarsi

In ogni epoca e in ogni parte del mondo esistono persone costrette a lottare contro un dolore che sembra troppo grande. Ci sono corpi feriti, voci ridotte al silenzio, vite che si consumano nella povertà, nella solitudine e nella paura. Eppure, anche nei luoghi più oscuri, la vita continua a cercare la luce.
È in questo respiro che risuona la poesia di Maya Angelou.

Eppure Mi Rialzo non appartiene solo a chi ha subito l’oppressione, ma a chiunque si sia sentito sconfitto e abbia trovato il coraggio di ricominciare.

È la voce di chi non si arrende alla malattia, di chi attraversa la perdita, di chi cerca di ricostruire la propria esistenza dopo una frattura invisibile. In ogni persona che cade e si rialza c’è l’eco di queste parole.

La poesia non chiede eroismo, chiede presenza.
Rialzarsi significa non lasciarsi cancellare dal dolore, riconoscere che la vita, anche quando è ferita, continua a pulsare. Maya Angelou insegna che la libertà non è un traguardo ma un gesto quotidiano, un atto intimo di fiducia, una risposta silenziosa al mondo che tenta di piegarci.

In un tempo come il nostro, dove la stanchezza morale e la paura si diffondono come un contagio invisibile, Still I Rise resta un invito a non smettere di credere.
Ricorda che l’essere umano non nasce per restare a terra, ma per sollevarsi. E che il rialzarsi non è soltanto resistenza, ma il modo più puro di dire grazie alla vita, anche quando ci mette alla prova.

Ogni volta che qualcuno si rialza, anche il mondo intero si solleva un po’ con lui. È questo il miracolo che la poesia di Maya Angelou continua a celebrare.

È chiaro che la scelta di questa poesia non è arrivata per caso, ma da una sensazione che viviamo leggendo la realtà di ogni giorno.

I media e i social mostrano come la violenza, la prevaricazione e la discriminazione stiano tornando a dominare.
Il mal di vivere sembra la malattia più diffusa, la povertà cresce, i popoli si fanno guerra.
Ecco perché oggi, più che mai, bisogna avere il coraggio di dire “Eppure mi rialzo”, ” Still i rise”.
Grazie, Maya Angelou!

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