Sei qui: Home » Poesie » “Sono tornata”, una poesia per riscoprire l’amore verso se stessi

“Sono tornata”, una poesia per riscoprire l’amore verso se stessi

Qual è l'amore vero? L’esordiente Libera Martignetti prova a dare una risposta con il suo racconto scritto in poesia dal titolo “Sono tornata”, i cui versi l'aiutano a riscopre l’amore verso se stessa

Come da tradizione il 14 febbraio si celebra San Valentino, protettore degli innamorati. L’amore è un sentimento totalizzante e in alcuni casi può portare ad annullarsi per il proprio partner, finendo per obliare se stessi sacrificando la propria serenità per quella altrui. Ma l’amore vero allora qual è?

L’esordiente Libera Martignetti prova a dare una risposta con il suo racconto scritto in poesia dal titolo “Sono tornata”, pubblicato dalla Casa Editrice ACS di Milano, in cui la poesia si rivela all’autrice come un’amazzone, la quale scopre e riscopre anche l’amore per se stessa andando oltre l’ombra, il buio e la paura di rivelare se stessa oltre il Tempo.

“Sono tornata” la poesia d’amore di Libera Martignetti

Guardami.
Sono tornata
dietro di me
la porta suona fragorosa
divampata e insana.

Lascio fuori chiazze di sangue raffermo come mosto
sospeso nel suo dolciastro tempo.
Il tempo
sì, il tempo.
Ti ho tenuto dietro vetri sporchi
di una stanza appena scaldata, tempo.

Dovrei spiegarti che non era un sogno
tempo blasfemo e zoppo,
era il passo scandito e preciso dei miei giorni
doloranti come unghia che si incarna e infetta punge
per ricordare il dolore come fosse preghiera.
Zoppo tempo incauto.

Sei corso via appena ti ho guardato negli occhi
appesa ad un soffitto viscido
e viscido tu sei sgattaiolato via appena hai capito che
fiera
sarei potuta appartenere ad un solo attimo
totalmente.
Ad un solo ibernato attimo.
Uno.

Quello che ha coraggiosamente urlato NO!
Potevo esserne fiera
e tu
vile sei fuggito.

Ora
lenta e vecchia
percorro un solco nero di sabbia rappresa
al margine di un lago divenuto casa.
Solco di lunga data
antica e saggia e quieta.

Data che non verrà dimenticata.
Data di eroi e dei.
E come una dea
rossa di sangue e bruna di terra impasto questo racconto,
racconto di una battaglia e di me ormai morta.

Sono ombra che appare al mattino
prima che tutti si sveglino
così che mai mi vedranno.
Ho paura di morire e sono morta.

Ho paura di amare e amo
ho paura di guardare e vedo
Ho paura di capire e so
ho paura di perdere e cado.
Ho molti colori e non li ho mai usati.

Ora che aspetto quieta che ritorni
sono tornata.

Il significato della poesia

Il sentimento più alto è l’Amore specialmente quello che si prova verso se stessi, con precisa consapevolezza che è quello a durare per tutta la vita. Amarsi è accettarsi con le proprie fragilità, cicatrici dell’anima, unicità ed errori.

“Sono tornata” è un invito a praticare e riscoprire il self love ovvero l’amore per se stessi. Self love significa chiudere dietro di sé “la porta” che “suona fragorosa” accogliendo fieramente se stessi nel presente, accettandoci anche e soprattutto nei momenti difficili, maturando la consapevolezza che avere un momento di debolezza non ci rende persone peggiori.

È il momento della scelta, di rimanere se stessi, di lasciare fuori dalla porta il “sangue raffermo come mosto” dell’amore che uccide. È il tempo che si compie in cui tutto è già avvenuto e tutto deve ancora compiersi. Il tempo dell’amore che vive libero dalla morte. “Ho molti colori” tutto il ventaglio delle possibilità oltre ogni confine imposto.

Possibilità che diviene materia quando vissuta pienamente e consapevolmente nel tempo della salvezza. Guardarsi con amore e senza paura sussurrandoci “sono tornata” per restare, fedele sempre a se stessi.

Solo mettendo in pratica comportamenti di costante amore verso noi stessi sarà possibile avvicinarsi e aprirsi a un nuovo sentimento.

L’intervista all’autrice

Del significato di “Sono tornata” ne abbiamo parlato anche con l’autrice:

“Sono tornata” parla d’amore? Qual ‘è il messaggio d’amore che attraverso la poesia viene da te veicolato?

È inevitabile parlare d’amore – ci dice l’autrice – quando si parla di scegliere di tornare a se stessi, poiché spesso ci si definisce attraverso l’amore o attraverso quello stato emotivo che ci fa avvicinare o allontanare. L’amore può uccidere o salvare, dipende da quello che scegli di essere. Parlo dell’amore certo, dell’amore che ha ucciso e che ha salvato.

Hai scritto che parli dell’amore che ha ucciso e ha salvato. In quali casi l’amore salva e/o uccide?

Sono cresciuta, come molte donne, in una cultura in cui per essere felici bisogna soffrire e accettare di farlo. Questo abitua a subire e a vivere e accettare l’amore in modo totalmente sbagliato, partendo dalla propria non accettazione. L’amore uccide ogni volta che possiede, salva quando non intacca la libertà, salva quando senti di amare prima te stessa in modo autentico, salva quando rispetta le differenze, le diversità, le unicità.

In “Sono tornata” il lettore trova riferimenti autobiografici?

I riferimenti autobiografici sono in tutto il libro, la poesia serve per rendere il più possibile universali i contenuti attraverso le meravigliose sfumature dei versi. Nella poesia possiamo risuonare spesso tutti.

L’autrice trova quindi nella poesia un rifugio sicuro e certo difatti per lei scrivere si rivela come “tanti passi, uno dopo l’altro, i quali percorrono una via che si perde, profonda. Da piccola stavo ben attenta a restare nelle mattonelle, a non calpestare i margini, i confini, col terrore di… non so bene di cosa, cosa mai mi sarebbe potuto succedere?

Così crescendo ho disimparato la regola, sfidato l’incerto e disobbedito al divieto. L’ho fatto con le parole, scrivendole. La voce restava muta e muta potevo sembrare, troppo abituata a compiacere e tacere, in superficie. Dentro invece, un magma scomposto, fluido e fertile, creava parole su parole, aspettando il momento opportuno, aspettando la tempesta necessaria.

Ogni passo, ogni verso, uno scalino verso il profondo, attraverso fessure che a tratti rivelano bagliori. E come bagliori limpidi, improvvisi, luminosissimi, ogni parola mi svela qualcosa di oscuro, di onirico, di intimo, sacro e inconfessabile, di nuovo. Quasi fosse una maledizione, la poesia arriva, non mi resta che accettarla, non mi resta che arrendermi, grata.”

L’autrice Libera Martignetti

Libera Martignetti è nata a San Severo, il 22 agosto del 1971, in Puglia dunque, in un paesone caldissimo in estate e freddissimo in inverno, tra la Daunia e il Gargano, terra natale di Andrea Pazienza, terra difficile, come molti posti al sud, terra da cui ha sempre voluto scappare.

Cresciuta in una famiglia numerosissima, religiosa, maschilista e patriarcale, è stata figlia primogenita, amata, libera, spinta e favorita ad approfondire autonomia e cultura, dovendo però obbedire e stare zitta. Legge e scrive dall’età di quattro anni, sua madre le leggeva poesie, leggeva Ungaretti e le dava libero accesso alla libreria, e così a cinque anni aveva già letto Verga, Pascal e Baudelaire e poi a sei Pirandello… non fermandosi mai più. Nata con le parole e la matita.

Studia all’Accademia di Belle Arti e al termine degli studi crea gioielli, accessori moda, disegna e realizza moda per vent’anni per il suo marchio Jais Design. Sempre in giro per l’Europa, scopre che cambiare è il verbo della lingua italiana che più dice la verità e comincia ad accettare qualsiasi tipo di cambiamento.

Nel 2002 nasce il suo unico figlio, amatissimo, Daniele. Dipinge, espone, studia recitazione e il teatro sarà l’occasione per indagare, per capire e per imparare a parlare. Quella malsana educazione al silenzio aveva drammaticamente segnato la sua vita ed era giunto il tempo della voce.

Comincia un lungo periodo di grandi, fondamentali, fortissime amicizie, di fertili collaborazioni, poi, negli anni successivi, si innamora e ricominciano i cambiamenti. Oggi ha messo radici e vive a Ghiffa in un giardino semi secolare di fronte al lago e insegna in una scuola secondaria di primo grado a Verbania, in Piemonte.

di Maria Laura Chiaretti

© Riproduzione Riservata