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“Sonetto 18” (1590) di William Shakespeare, solo la poesia ha il potere di rendere eterno l’amore

"Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate?". Con questa domanda inizia il "Sonetto 18" di William Shakespeare dedicato al "Bel giovane" ("Fair youth"), ovvero la figura androgina amata dal poeta.

Sonetto 18, di William Shakespeare è una poesia d’amore che esalta la bellezza e lo spirito giovanile. Nessun elemento in natura riesce a rendere il senso d’immortalità di tale bellezza. Solo la poesia ha la forza e il valore di donare immortalità a ciò chi si ama.

La poesia, che prende anche il titolo di Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate?, fu probabilmente scritta nel 1590.

Fa parte della sezione fair youth (bel giovane) dei Sonetti, la collezione di 154 sonetti di William Shakespeare pubblicata per la prima volta da Thomas Thorpe nel 1609, con il titolo di Shake-Speares Sonnets.

Come molti dei sonetti di Shakespeare, Sonetto 18 lotta con la natura della bellezza e con la capacità della poesia di rappresentarla.

Il Bardo inglese elogia una persona anonima (di solito si ritiene che sia un giovane uomo), e attraverso metafore e similitudini stereotipate dimostra che qualsiasi bellezza in Natura non riesce a dare la dovuta rappresentazione della bellezza dell’amato/a .

Si sviluppa quindi una similitudine molto originale e insolita, ovvero la bellezza del giovane può essere espressa al meglio paragonandolo alla poesia stessa.

Ma, leggiamo questo splendido sonetto per apprezzarne la bellezza stilistica e il profondo significato.

Sonetto 18 di William Shakespeare

Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate?
Tu sei ben più raggiante e mite:
venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio
e il corso dell’estate ha vita troppo breve:
talvolta troppo cocente splende l’occhio del cielo
e spesso il suo volto d’oro si rabbuia
e ogni bello talvolta da beltà si stacca,
spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura.
Ma la tua eterna estate non svanirà
nè perdere possesso del bello che tu hai;
nè morte vantarsi che vaghi nella sua ombra,
perchè al tempo contrasterai la tua eternità:
finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.

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Sonnet 18, William Shakespeare

Should I compare you to a summer’s day?
You are lovelier and more mild.
In May rough winds shake the delicate flower buds,
And the duration of summer is always too short.
Sometimes the Sun, the eye of heaven, is too hot,
And his golden face is often dimmed;
And beauty falls away from beautiful people,
Stripped by chance or nature’s changing course.
But your eternal summer will not fade,
Nor will you lose possession of the beauty you own,
Nor will death be able to boast that you wander in his shade,
When you live in eternal lines, set apart from time.
As long as men breathe or have eyes to see,
As long as this sonnet lives, it will give life to you.

Solo la poesia ha il dono di rendere immortale la bellezza di chi si ama

Il Sonetto 18 di William Shakespeare è essenzialmente una poesia d’amore, anche se l’oggetto dei suoi desideri non è così definito come potrebbe sembrare a prima vista.

Questo “bel giovane” che è diventato centrale nella composizione poetica del poeta inglese non trova mai esplicitazione.

Il dibattito su chi sia la figura del “bel giovane” (fair youth) è stata sempre oggetto di interpretazioni diverse. Non c’è una rappresentazione estetica che possa rendere definibile il personaggio.

Ciò che è certo è che i sonetti da 1 a 126 della collezione di William Shakespeare, convenzionalmente il gruppo più ampio della raccolta, hanno come oggetto l’amore per il fair youth.

Ma chi è costui?

Alcuni riconducono il “bel giovane” ad un personaggio di sesso maschile. Si è parlato molto in tal senso della presunta omosessualità di Shakespeare. Ciò ha generato soprattutto nel corso dei secoli stupore e scandalo.

Basti pensare che nel 1640 ci fu una ristampa curata da John Benson dei sonetti, che trasformò tutti i pronomi maschili in femminili, cosicché apparissero indirizzati ad una donna, invece che ad un giovane di sesso maschile.

Altri intravedono nel “bel giovane” una donna giovane, come è evidenziato in alcuni dei sonetti che fanno parte della stessa sezione.

Noi propendiamo per l’androgenia della figura del fair youth, in quanto immagine della gioventù di tutti gli esseri umani e come tale meritevole di desiderio e di amore. È la bellezza della gioventù l’attrazione più grande del poeta inglese.

Qualsiasi altra speculazione è giustificabile, ma non cambia il senso di tutta l’opera del poeta. L’amore che il poeta inglese riversa su questa figura impersonale, che può essere anche meramente di fantasia, può essere di qualsiasi genere sessuale, non importa.

Ciò che davvero conta sono i sentimenti e le emozioni che questa figura ha suscitato nel Bardo, che ci ha permesso di poter godere della sua meravigliosa opera poetica.

Dovrei paragonarti ad un giorno d’estate? Tutto l’amore di William Shakespeare per il Fair Youth

Inizialmente William Shakespeare cerca di trovare una metafora appropriata per descrivere l’amato/a, suggerendo di paragonarlo a un giorno d’estate, al sole o ai “cari boccioli di maggio”.

Tuttavia, mentre l’oratore cerca una metafora che rifletta adeguatamente la bellezza della sua Musa, si rende conto che nessuna funzionerà perché tutte implicano un inevitabile declino, il senso della fine e la morte.

Mentre i primi otto versi della poesia documentano il fallimento delle risorse tradizionali della poesia nel catturare la bellezza del giovane, gli ultimi sei versi sostengono che la bellezza eterna del giovane è meglio paragonata alla poesia stessa.

In un sorprendente movimento circolare, è proprio questo sonetto che riflette e preserva la bellezza del giovane. Il Sonetto 18 può quindi essere letto come un omaggio non solo all’amato/a dell’autore, ma anche al potere della poesia stessa, che è l’unico mezzo per sancire l’immortalità di qualsiasi persona.

La poesia inizia con una serie di similitudini per descrivere questa figura giovanile. In ogni caso, elenca rapidamente le ragioni per cui la similitudine è inappropriata.

Per esempio, se paragona il giovane a un “giorno d’estate”, deve ammettere che la metafora non riesce a cogliere la piena bellezza del giovane, risultando il giovane più “grazioso” e più “temperato”.

Ogni cosa in natura è destinata a finire

Con il procedere della poesia, però, le obiezioni di Shakespeare cominciano a cambiare. Qualsiasi paragone si possa fare, non regge perché ogni cosa in natura rivela una fine e la decadenza.

Paragonare il giovane all’estate, non è esatto, perché la stagione più bella dell’anno è destinata a finire con l’arrivo dell’autunno.

Paragonarlo alla luce del sole implica che arriverà la notte e tale luce finirà. Quindi, qualsiasi similitudine è destinata a non rendere manifesta la grande bellezza della persona amaata.

William Shakespeare nel verso 9 afferma “Ma la tua eterna estate non svanirà”. La bellezza del giovane non è soggetta a decadimento o cambiamento. Le metafore naturali e banali non riescono a cogliere la permanenza, l’inalterabilità della bellezza del fair youth.

Per lodarlo, il poeta deve paragonarlo a qualcosa che è di per sé eterno. Per il Bardo, questo qualcosa è l’arte della poesia. Come l’“eterna estate” del giovane, anche i versi del poeta e della sua poesia sono altrettanto “eterni”.

A differenza dell’estate o del sole, i versi poetici non cambiano con il passare del tempo. La poesia è quindi simile al giovane in un aspetto fondamentale, riesce a cogliere la qualità eterna della sua bellezza, nessun’altra cosa in natura ha tale potenza.

Solo la poesia ha il dono dell’eternità

William Shakespeare passa rapidamente a un’affermazione più ambiziosa: la poesia stessa darà vita eterna al giovane.

finchè ci sarà un respiro od occhi per vedere
questi versi avranno luce e ti daranno vita.

Negli ultimi due versi l’argomentazione della poesia diventa circolare.  Il giovane non è come un giorno d’estate o il sole perché la sua bellezza è eterna.

Ma la sua bellezza eterna è essa stessa una proprietà della poesia che lo loda. Il suo corpo è fallibile e mortale come quello di chiunque altro, prima o poi incontrerà l’ingresso nel mondo degli adulti e invecchierà giorno dopo giorno.

Quindi, il “bel giovane raggiungerà l’immortalità, e sarà fair youth per sempre, solo perché la poesia lo renderà eterno. Quindi il dono più grande che l’autore può fare alla persona amata è renderla immortale attraverso i suoi versi.

William Shakespeare attraverso questo sonetto ci lascia un messaggio importante, che la poesia ha dote e virtù di essere eterna.

Il suo contenuto riesce a resistere a nuovi lettori e nuovi contesti storici, sociali e culturali. La poesia possiede poteri speciali, quasi magici. L’opera poetica racconta e conserva, riuscendo a propagare “bellezza” per sempre, in eterno.

Sonetto 18 di William Shakespeare invita il pubblico, i lettori a riflettere sui poteri della poesia stessa, sui modi in cui essa protegge o meno la “bellezza della gioventù” dall’invecchiamento e dalla morte e sui modi in cui conserva e crea una bellezza che non ha eguali nel resto del mondo mortale.

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