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“Sonetto 149” di William Shakespeare: poesia sui pericoli dell’amore non condiviso

Scopri il messaggio del "Sonetto 149" di William Shakespeare, poesia sulla tossicità dell'amore unilaterale e l'ossessione di un amante deluso.

Puoi tu, o crudele, dire che non ti amo ovvero il Sonetto 149 di William Shakespeare è una poesia sull’amore non condiviso e sui pericoli che l’amore unilaterale può creare a chi si ostina a non accettare il rifiuto dell’amata. 

Una poesia che rivela una contemporaneità e un’universalità come tutte le opere del grande genio inglese.

Merita di essere letta dai giovani e non solo. Dovrebbe diventare oggetto di discussione nelle scuole e in famiglia, per educare contro le insidie di un amore non contraccambiato.

Abbiamo visto quali gravi conseguenze può provocare l’amore e quali gesti folli si possono fare nel suo nome.

Un poema attuale e che ci riporta a molti amori non contraccambiati che possono addirittura diventare degli “amori tossici”.

Il Sonetto 149 è uno dei 154 sonetti scritti dal drammaturgo e poeta inglese William Shakespeare, pubblicati nel 1609. È considerato uno dei sonetti dedicati alla “Dark Lady”, come lo sono tutti quelli dal 127 al 152.

L’Ossessione di un giovane innamorato

Il poema racconta dell’ossessione di un ingenuo giovane per un'”oscura signora”. Il protagonista definisce chiaramente tutto ciò che ha cambiato di sé e tutto ciò che è disposto a fare per poter rendere felice l’amata. È chiaro che è completamente intrappolato in questa relazione unilaterale e non riesce a trovare nessuna via d’uscita.

Il protagonista  del Sonetto 149 secondo molti analisti è lo stesso  William Shakespeare, così come  di tutti gli altri 154 sonetti. Nei sonetti c’è la vita del grande scrittore inglese. Come una sorta di romanzo raccontano le emozioni personali e lavorati legate all’autobiografia del poeta.

La forza del messaggio del Sonetto 149 è che, nonostante gli sforzi e la volontà di cambiare, non è detto che si riesca a ottenere l’amore di un’altra persona. Qualsiasi cosa farà l’innamorato, se l’amore non è condiviso, non riuscirà mai  a convincere l’amata a provare gli stessi sentimenti.  

Leggendo la poesia il lettore potrebbe provare pena per il giovane innamorato. Emerge un quadro di tristezza che ai giorni nostri desterebbe un sicuro campanello d’allarme.

La sua ossessione ha superato di gran lunga il limite di un attaccamento sano. È bloccato in questa relazione unilaterale dalla quale non riuscirà facilmente a fuggire.

Sonetto 149 – Come puoi, o crudele, dire che non t’amo di William Shakespeare

Come puoi, o crudele, dire che non t’amo
se sempre a mio sfavore prendo le tue parti?
Non penso forse a te, o tiranna ingrata,
quando per causa tua dimentico me stesso?
Chiamo forse amico qualcuno che ti odia
o lusingo forse chi tu guardi con disdegno?
No, se il tuo sguardo mi minaccia, non volgo forse a me
quel desiderio di vendetta con sùbiti lamenti?
Quale merito potrei trovare in me
tanto superbo da disdegnare di servirti,
quando il meglio di me stesso adora le tue miserie
solo dominato da un cenno dei tuoi occhi?
Ma odia sempre, amore, ora conosco il tuo pensiero;
tu ami chi può vederti, ed io sono cieco.

Sonet 149 – Canst Thou, O Cruel, Say I Love Thee Not, William Shakespeare (testo originale)

Canst thou, O cruel, say I love thee not,
When I against my self with thee partake?
Do I not think on thee when I forgot
Am of my self, all tyrant, for thy sake?
Who hateth thee that I do call my friend?
On whom frown’st thou that I do fawn upon?
Nay, if thou lour’st on me, do I not spend
Revenge upon my self with present moan?
What merit do I in my self respect,
That is so proud thy service to despise,
When all my best doth worship thy defect,
Commanded by the motion of thine eyes?
But, love, hate on, for now I know thy mind:
Those that can see thou lov’st, and I am blind.

Analisi e significato della poesia

Il Sonetto 149 ricorda l’abietta difesa di William Shakespeare nei confronti del comportamento ingiurioso del giovane. Il tema principale, tuttavia, è il conflitto tra ragione e infatuazione.

Lamentando il trattamento della donna nei suoi confronti con ancora più fervore di prima, il poeta sta rapidamente scivolando nella follia: “Puoi tu, o crudele, dire che non ti amo / Quando io contro me stesso con te partecipo?”.

Questo interrogatorio continua per tutto il sonetto, con ogni domanda volta a convincere la donna di tutto ciò che il poeta sacrifica per il suo bene. Il poeta arriva persino a rinunciare a qualsiasi amicizia con altre persone.

Dopo essersi alienato dagli amici, il poeta si trova ora nella posizione assurda di essersi alienato dalla donna a causa del suo amore accecante per lei.

L’aver chiamato la donna “amore” nel distico conclusivo fa da contrappeso al suo primo chiamare la donna “o crudele” nel primo verso. La donna, quindi, respinge il poeta proprio per il motivo per cui sta perdendo la testa: la sua irragionevole passione per lei.

I temi che emergono dal Sonetto 149

Il poeta affronta i temi dell’ossessione e della trasformazione. L’ossessione dell’oratore per la Dark Lady lo ha trasformato in una persona nuova. Ha cambiato le sue opinioni, ha abbandonato tutti gli amici che aveva prima e si è assicurato che non ci sia nulla che gli piaccia che non piaccia alla Dark Lady.

Queste sono solo alcune delle cose che ha fatto nella speranza di convincerla ad amarlo come lui ama lei. Purtroppo, la sua ossessione non ha fatto altro che trasformarlo in una persona che lei non potrà mai amare. La fine della poesia lo chiarisce, quando l’oratore si definisce cieco. La Dark Lady, dice, potrebbe amare solo qualcuno che può vedere.

La disperazione di chi soffre d’amore emerge con evidenza nel Sonetto 149. L’oratore cerca disperatamente di farsi amare dalla Dark Lady. Ha fatto di tutto e di più, ma niente di tutto ciò ha funzionato. Anzi, si è creato l’effetto contrario, lei arriva a disprezzarlo.

Analisi dettagliata

Come puoi, o crudele, dire che non t’amo
se sempre a mio sfavore prendo le tue parti?
Non penso forse a te, o tiranna ingrata,
quando per causa tua dimentico me stesso?

Nei primi versi del Sonetto 149 l’oratore inizia rivolgendosi alla Dark Lady. Si riferisce a lei come “crudele”. Non si tratta di un sentimento sconosciuto.

L’oratore è consapevole che il suo oggetto d’affetto è scortese. Le chiede come sia possibile che lui non stia dalla sua parte quando si schiera continuamente contro se stesso.

È un modo complesso per ricordare al lettore tutte le volte che ha sacrificato il suo benessere per starle vicino. Ha perso gran parte della sua indipendenza e della sua fiducia in lei.

Le fa un’altra domanda, con l’intento di costringerla a prestare attenzione a tutte le cose che ha fatto per lei. Le dà del tiranno, ma continua a ricordarle le volte in cui ha dimenticato se stesso e ha speso le sue energie per lei.

Chiamo forse amico qualcuno che ti odia
o lusingo forse chi tu guardi con disdegno?
No, se il tuo sguardo mi minaccia, non volgo forse a me
quel desiderio di vendetta con subiti lamenti?

Nella seconda quartina inizia ad emergere la tossicità dell’amore del giovane.

Per dimostrare il suo cieco amore, ha addirittura perso tutti i suoi amici. Non c’è nessuno, dice, che non piaccia a lei e che piaccia a lui.

Questo è il suo modo di dire che ha cambiato le sue opinioni su tutti e tutto per allinearsi con quelle di lei. Si è allontanato da tutte le persone di cui si preoccupava per dedicarsi esclusivamente al suo amore.

Malgrado tutti questi sacrifici rimprovera quando lei lo guarda con rabbia negli occhi.

No, se il tuo sguardo mi minaccia, non volgo forse a me
quel desiderio di vendetta con sùbiti lamenti?
Quale merito potrei trovare in me
tanto superbo da disdegnare di servirti,
quando il meglio di me stesso adora le tue miserie
solo dominato da un cenno dei tuoi occhi?
Ma odia sempre, amore, ora conosco il tuo pensiero;
tu ami chi può vederti, ed io sono cieco.

Nella parte conclusiva si passa dalle domande alle rivendicazioni. La volta si verifica tra le righe dodici e tredici.

L’oratore passa dal porre domande a concludere che è “cieco” e che l’Oscura Signora non amerebbe mai una persona come lui. È ben consapevole che nulla di ciò che sta facendo funziona.

L’oratore chiarisce che non ha più autostima. È completamente sotto l’influenza di lei. È comandato dal “cenno dei tuoi occhi” e disposto a fare qualsiasi cosa per renderla felice.

Purtroppo, è per questi motivi che l’Oscura Signora non si cura molto di lui. Lui è “cieco” e sta perdendo la testa a causa della sua ossessione, mentre lei ama solo coloro che possono vedere.

Il protagonista è consapevole di essersi messo all’angolo con la sua ossessione. Il suo immenso amore/desiderio per lei di fatto gli ha fatto solo danni.

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