Sii gentile di Charles Bukowski è una poesia che mette in luce il significato più autentico della gentilezza, intesa non come forma o cortesia superficiale, ma come scelta di verità e di coerenza interiore. Nelle sue parole la gentilezza diventa l’atto di non sprecare la propria vita, il gesto più profondo di amore verso sé stessi e verso gli altri.
Bukowski invita a vivere in modo consapevole, lucido e rispettoso, perché la vita è una sola e solo chi la abita con pienezza può arrivare alla vecchiaia in armonia con sé stesso. Ogni azione, ogni sguardo, ogni decisione lascia un segno e diventa parte di quel bilancio che, alla fine, si chiama esistenza.
La poesia è stata scelta per celebrare la Giornata Mondiale della Gentilezza, che ogni 13 novembre ricorda al mondo quanto la gentilezza rappresenti una forma alta di civiltà e di umanità. Essere gentili non significa essere deboli, ma forti abbastanza da comprendere, da rispettare e da restare umani anche quando tutto intorno invita all’indifferenza.
Be kind, questo il titolo originale della poesia appartiene alla fase matura della scrittura di Bukowski e mostra un autore ormai consapevole del valore del tempo e delle scelte. In queste righe emerge una saggezza aspra ma lucida, che invita a vivere l’intera vita all’insegna della gentilezza, non come gesto di facciata, ma come esercizio quotidiano di rispetto e di verità.
Sii gentile è contenuta nella prima parte della raccolta di poesie The Last Night of the Earth Poems (Poesie dell’ultima notte sulla terra) di Charles Bukowski, pubblicata nel 1992, due anni prima della sua morte.
Il titolo della raccolta non allude alla fine del mondo, ma alla fine dell’illusione del mondo, a quel momento in cui cade il rumore dell’esistenza e rimane soltanto ciò che davvero conta.
Leggiamo questa splendida poesia di Charles Bukowski per apprezzarne il prezioso messaggio.
Sii gentile di Charles Bukowski
Ci viene sempre chiesto
di capire
il punto di vista dell’altro,
non importa quanto
superato,
sciocco
o odioso.Ci viene chiesto
di guardare
il loro errore totale,
il loro spreco di vita,
con
gentilezza,
soprattutto se
sono anziani.Ma la vecchiaia è la somma
di ciò che abbiamo fatto.
Sono invecchiati male
perché hanno vissuto
fuori fuoco,
hanno rifiutato
di vedere.Non è colpa loro?
Di chi, allora?
Mia?Mi si chiede di nascondere
il mio punto di vista
per paura
della loro
paura.La vecchiaia non è un crimine.
Ma la vergogna
di una vita deliberatamente
sprecata,tra tante vite
deliberatamente
sprecate,lo è.
(Traduzione Libreriamo)
Be Kind, Charles Bukowski
we are always asked
to understand the other person’s
viewpoint
no matter how
outdated
foolish or
obnoxious.one is asked
to view
their total error
their life-waste
with
kindliness,
especially if they are
aged.but age is the total of
our doing.
they have aged
badly
because they have
lived
out of focus,
they have refused to
see.not their fault?
whose fault?
mine?I am asked to hide
my viewpoint
from them
for fear of their
fear.age is no crime
but the shame
of a deliberately
wasted
lifeamong so many
deliberately
wasted
livesis.
La gentilezza più grande è non sprecare la vita
Sii gentile è una poesia di Charles Bukowski che esprime l’idea che la gentilezza non sia soltanto un atto verso gli altri, ma anche un modo di proteggere sé stessi dal vuoto e dall’inconsapevolezza. Il poeta insegna che il più grande gesto di bontà non è dire sempre di sì, ma vivere con autenticità, con lucidità e con rispetto per la vita che ci è stata data.
“Essere gentili” non significa fingere di non vedere, ma scegliere di vedere meglio. È un atto di responsabilità, una forma di amore che nasce dal coraggio di guardare la verità e di non sprecarla.
La gentilezza più grande, scrive Bukowski tra le righe, è non sprecare la vita. Perché solo chi vive davvero può dirsi, nel profondo, gentile.
Attraverso queste parole Bukowski offre una riflessione che non appartiene a una ricorrenza ma a ogni giorno della vita. “Essere gentili” seguendo i suoi versi è vivere pienamente, senza sprechi, senza rinunce all’autenticità. La gentilezza diventa così un modo di stare al mondo, un segno di rispetto verso la propria umanità e verso quella degli altri.
Per Charles Bukowski la gentilezza non è una virtù sociale, ma una forma di consapevolezza. È la capacità di guardare la propria vita senza mentire, di assumersi la responsabilità del proprio cammino, di non cercare alibi o giustificazioni.
Nel mondo descritto dal poeta, dove tutti sono invitati a comprendere e a perdonare, anche quando non c’è nulla di autentico da salvare, la gentilezza diventa un atto di coraggio.
La vera gentilezza, quella che non si piega alle convenzioni, non è fatta di sorrisi di circostanza o di indulgenza verso chi non ha voluto vedere. È la forza di restare lucidi, di riconoscere la realtà, di dire la verità senza odio ma anche senza paura.
Bukowski non attacca la vecchiaia, ma l’ipocrisia. Ricorda che invecchiare non è un crimine, ma vivere senza coscienza lo è. La vecchiaia non assolve, ma rivela. È la somma delle scelte, la misura della consapevolezza, lo specchio di quanto si è vissuto davvero.
La responsabilità di vivere pienamente
In questi versi Bukowski condensa una verità essenziale.
Ma la vecchiaia è la somma
di ciò che abbiamo fatto.
Ogni età è il risultato delle scelte compiute. Non c’è destino, ma conseguenza. La vita non ci giudica, ci restituisce semplicemente ciò che abbiamo fatto di essa. Chi ha vissuto “fuori fuoco”, come scrive il poeta, ha rifiutato di guardare. E il prezzo di quella cecità è l’invecchiare male, il ritrovarsi svuotati, privi di senso.
La gentilezza, in questo contesto, è responsabilità. È la decisione di non lasciarsi vivere, di non consumare i giorni senza comprenderne il valore. Essere gentili, per Bukowski, significa restare fedeli alla propria coscienza, perché non esiste rispetto verso gli altri senza prima il rispetto di sé.
La verità come forma di gentilezza
Essere sinceri e consapevoli è fondamentale.
Mi si chiede di nascondere
il mio punto di vista
per paura
della loro
paura.
Qui Bukowski tocca il cuore della sua poesia. La società invita a tacere per non turbare, a non dire ciò che è scomodo, a confondere il silenzio con la gentilezza. Ma il poeta rifiuta questa menzogna.
Nascondere la verità per paura della paura altrui è, per lui, una forma di complicità. La vera gentilezza non protegge l’errore, lo illumina.
“Essere gentili”, in questo senso, significa dire la verità con rispetto ma senza rinunciare a essa. È un modo di amare la vita e di onorarla, anche quando comporta fatica o solitudine.
La poesia si chiude con la consapevolezza che non esiste colpa nell’età, ma nella rinuncia alla vita stessa.
La vecchiaia non è un crimine.
Ma la vergogna
di una vita deliberatamente
sprecata,tra tante vite
deliberatamente
sprecate,lo è.
È una conclusione che suona come un testamento morale. Bukowski non parla di bontà, ma di verità. Non invita a perdonare tutto, ma a comprendere che la vita, se sprecata, diventa la sola colpa che non conosce assoluzione.
La gentilezza è una forma di verità
La poesia di Charles Bukowski offre una riflessione che va oltre la letteratura e tocca il cuore stesso dell’esistenza. Il suo messaggio ricorda che la gentilezza non è un gesto accessorio o una virtù di superficie, ma una forma di verità. Non nasce dal desiderio di compiacere, ma dal coraggio di guardare la realtà senza paura e di continuare ad amarla nonostante le sue contraddizioni.
Nella società contemporanea, abituata a confondere la velocità con la profondità e la cortesia con la resa, la lezione di Bukowski conserva un valore essenziale. Essere gentili non significa rinunciare alla propria forza, ma saperla orientare verso la comprensione e la consapevolezza. È una scelta di presenza, di coscienza, di autenticità.
Ogni esistenza è una possibilità irripetibile e ogni gesto rappresenta una forma di testimonianza. In questo senso la gentilezza diventa un atto di civiltà, una forma di responsabilità che unisce l’essere umano alla sua stessa umanità.
Bukowski, come un sociologo dell’anima, osserva le fragilità del suo tempo e le restituisce alla loro essenza più profonda. Mostra che vivere senza sprecare la vita è il modo più alto e più puro di essere gentili.
Chi sceglie la consapevolezza, chi coltiva la verità, chi non si lascia travolgere dal rumore del mondo compie ogni giorno il più grande atto d’amore possibile.
Per Bukowski, la vera gentilezza non è un gesto verso gli altri, ma una fedeltà alla vita stessa, una forma di resistenza silenziosa che trasforma l’esistenza in un atto di verità e di dignità.
Vivere davvero: la gentilezza è essere fedeli alla vita
Nell’idea di Charles Bukowski, vivere davvero significa non tradire la propria verità. La gentilezza non è una maschera sociale, ma una forma di fedeltà interiore che si esprime nel rispetto della vita, nella capacità di non smettere di sentire, di capire, di scegliere.
Essere gentili, nel senso più profondo, vuol dire restare vivi dentro le proprie fragilità, custodire la fiamma dell’umanità anche quando tutto intorno diventa freddo. È la fedeltà alla vita che si oppone al cinismo, è la gentilezza che nasce dalla verità.
Chi riesce a vivere così trasforma l’esistenza in un atto di amore silenzioso e quotidiano, e lascia nel mondo il segno più puro della propria umanità.
