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“Settembre”, la poesia di Vittorio Sereni che canta la consapevolezza dei nuovi inizi

I nuovi inizi generano ansia, a volte anche paura. Nella sua "Settembre", Vittorio Sereni ci invita a guardare alla fine con coraggio; perché solo la consapevolezza può farci ripartire con il piede giusto.

Scopri la bellezza di “Settembre“, delicati versi in cui Vittorio Sereni racconta la paura della fine e l’ansia dei nuovi inizi attraverso la descrizione del mese della ripartenza, quello che apre la stagione autunnale e ci fa sentire vicini alla chiusura dell’anno.

Vincere la paura della fine

“Settembre” si apre con una descrizione sensoriale che ci fa sentire immersi nell’aura del primo mese d’autunno. Cambiamenti quasi impercettibili ci lasciano pregustare la freschezza di una nuova stagione, che porta con sé un'”olea fragrante nei giardini”, fa ritirare le acque dalle spiagge, già un po’ più aride, e mostra quel po’ di violenza a cui l’estate ci aveva disabituato.

I “remi infranti”, le “reti strappate”, insieme al sinestetico “vento che illumina le vigne” ci lasciano una strana amarezza, nel corpo e nel cuore.

Soltanto più tardi scopriamo che il paesaggio descritto in “Settembre” è in realtà il correlativo oggettivo dello stato d’animo del poeta: l’io lirico è impaurito dall’avvicinarsi della fine, ansioso al sentire come tutto intorno a lui sia fragile, certamente corruttibile.

Eppure, la speranza non muore. Nella visione malinconica di un’estate che volge al termine, Vittorio Sereni inserisce un distico chiave:

Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio.

Infatti, con “Settembre” il poeta vuole ricordarci che la fine non è una catastrofe. Essendo consapevoli del fatto che tutto abbia un inizio e una conclusione, affrontiamo il quotidiano con uno sguardo diverso, pronto a vivere con pienezza. E forse è con questa pillola di consapevolezza che dovremmo ricominciare dopo la pausa estiva, per gustare ogni istante che ci viene donato, bello o brutto che sia.

“Settembre” di Vittorio Sereni

Già l’olea fragrante nei giardini
d’amarezza ci punge: il lago un poco
si ritira da noi, scopre una spiaggia
d’aride cose,
di remi infranti, di reti strappate.
E il vento che illumina le vigne
già volge ai giorni fermi queste plaghe
da una dubbiosa brulicante estate.

Nella morte già certa
cammineremo con più coraggio,
andremo a lento guado coi cani
nell’onda che rotola minuta.

Vittorio Sereni

L’autore di “Settembre” è ricordato per essere stato un grandissimo poeta. Vittorio Sereni è nato il 27 luglio 1913 a Luino, piccola cittadina sulla riva lombarda del Lago Maggiore, paese natale di un altro grande esponente della poesia italiana, Piero Chiara.

I due strinsero un forte legame di amicizia. Un’influenza, quella letteraria, che ha coinvolto appieno Sereni, il quale è stato uno dei protagonisti della cultura del Novecento, prima come guida dei “Meridiani”, e poi come direttore letterario della casa editrice Mondadori.

Prima di lavorare nel campo dell’editoria, Sereni aveva lavorato presso la Pirelli. Fu per questo motivo che nel corso di tutta la sua vita ebbe sempre un’attenzione particolare al mondo della fabbrica. Era di carattere introverso e riservato. Preciso, ordinato ed elegante, aveva solo un grande vizio: il fumo.

Nonostante abbia vissuto soltanto l’infanzia a Luino, la terra natia è rimasta nel cuore del poeta. Qui faceva spesso ritorno, a trovare gli amici e a trarre ispirazione per i suoi scritti. Erano in particolar modo i luoghi di “arrivo e partenza” che piacevano ed affascinavano Sereni. “Fu proprio l’imbarcadero di Luino ad ispirargli i versi di una delle sue più belle poesie, “Terrazza“. Vittorio Sereni è scomparso a Milano il 10 febbraio 1983.

Vittorio Sereni 1975
 

La poesia di Vittorio Sereni

La poesia di Vittorio Sereni è essenziale nel panorama della letteratura italiana del Novecento, e passa attraverso i cambiamenti epocali che hanno interessato il nostro Paese, dalle guerre al boom economico, approfondendo le tematiche esistenziali che ritroviamo, in piccola parte, anche in “Settembre”.

Nei versi di Vittorio Sereni, la fragilità degli esseri umani, il senso di precarietà, la paura dell’ignoto, il dolore della guerra non chiudono mai alla possibilità di un ritorno alla vita. La speranza c’è, e resiste agli sconquassi della terra.

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