C’è una raccolta di Franco Arminio che celebra la straordinarietà della vita e che ha il potere di raccontare la gioia delle piccole cose. Si intitola “Sacro minore” e la scopriamo attraverso una delle brevi poesie che la compongono.
“Sacro è uscire senza speranze” di Franco Arminio
Sacro è uscire senza speranze
e trovare la falce della luna
e una stella
sui tetti della pasticceria Valvano.
Fotografare la bellezza della vita
Le poesie che compongono la raccolta di Franco Arminio sono tutte brevissime. Alcune non superano i due versi. Eppure, racchiudono una grande potenza.
In quattro versi, attraverso diciannove parole organizzate in due proposizioni coordinate, Franco Arminio ci consegna un briciolo della sacralità minore che dà il titolo alla sua raccolta. Non sono le azioni, i luoghi e le persone altisonanti a rendere il mondo straordinario. Non è la grande storia. Non è chissà quale altissima conoscenza. È il “sacro minore”: tutti i dettagli minuscoli, infinitesimali, che l’occhio e il cuore registrano se riescono a prestare attenzione a ciò che li circonda.
Così, è sacro uscire di casa, la sera, scoraggiati e un po’ stanchi, e trovarsi per caso dinanzi allo spettacolo della luna che illumina, insieme a un astro solitario, i tetti dei luoghi che abitiamo e che conosciamo da tempo. Ma anche:
“Sacro è che un volto amato
mette in salvo l’universo”.
La sacralità arriva da momenti di osservazione, da ricordi o da sensazioni che arrivano repentine e che Arminio riesce a fotografare grazie alla forza della poesia breve:
“Sacro quel minuto
in mezzo alla giornata
che resta intero
come un fiammifero
non bruciato”.
E i luoghi, il paesaggio, quello esterno così come quello del ricordo, rivestono un ruolo di fondamentale importanza per ritrovare la gioia nella vita:
“Sacro era mio padre
che non amava andarsene a dormire,
gli era caro il sonno sul tavolino”.
La sinossi della raccolta
Il sacro quotidiano, minuscolo, persino minimo. Il sacro dei nostri corpi che si incrociano, e si incastrano, e si allontanano, quaggiù sulla terra. «La poesia di Arminio nasce tutta nel “qui” dei corpi e della geografia.
In questo libro la sua scrittura commossa e spaventata evoca un possibile altrove che, riuscendo impossibile, viene tirato giù in un realissimo “qui”, costretto a svelarsi e adattarsi nelle pieghe di queste nitide immagini avvolte da un’umile bellezza.
Sacro è per definizione ciò che ha importanza suprema per un suo misterioso legame con il trascendente. Non potendo vedere ciò che non esiste, Arminio ha costruito con Sacro minore un calibrato e assai originale breviario poetico con l’intento struggente di affermare il sacro unicamente con quello che c’è intorno a noi: un filo d’erba, una lumaca, una radiografia.
Così dicendoci che non solo è possibile ripensare il sacro, ma anche imparare a pregare nuovamente. Perché per Arminio la poesia è anzitutto questo: pregare»
Franco Arminio
Franco Arminio (1960) è un poeta, documentarista e scrittore campano, salito alla ribalta per i suoi scritti sulla “paesologia”. Ovvero un modo nuovo di guardare alle zone disabitate o ai piccoli paesi che lentamente e inesorabilmente si stanno spopolando, a favore di agglomerati urbani più grandi. Da anni, ormai, Arminio si batte per sensibilizzare sul problema dello spopolamento dei paesi e sulla ricchezza delle storie che dovrebbero essere tramandate riguardo a vecchie tradizioni.
Considerato l’inventore della paesologia, Franco Arminio è prima di tutto un poeta d’amore. Le sue poesie sono come paesaggi dipinti e il corpo, trasfigurato talvolta in vegetazione, emana una sensualità conturbante. Infatti, se il sentimento è rappresentato come l’incontro fra due anime, la fisicità diventa scontro, impatto, schianto fra due corpi che lottano per poi arrendersi alla forza del sentimento, a quel desiderio siderale di fusione.
photocredits: BrandoB.