Armoniosa, musicale, dolceamara. Semplice, evocativa, libera da ogni schema ma ridondante nei suoni ripetuti e volutamente cercati: è “Sabbie mobili”, una suggestiva poesia in cui Jacques Prévert racconta la sua visione dell’amore.
“Sabbie mobili” di Jacques Prévert
Dèmoni e meraviglie
venti e maree
lontano già si è ritirato il mare
e tu
come alga dolcemente accarezzata dal vento
nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando
Dèmoni e meraviglie
venti e maree
lontano già si è ritirato il mare
ma nei tuoi occhi socchiusi
due piccole onde son rimaste
Dèmoni e meraviglie
venti e maree
due piccole onde per annegarmi.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Sabbie mobili”
Nel cuore della raccolta Paroles, pubblicata nel 1946 e destinata a diventare una pietra miliare della poesia francese del Novecento, troviamo un piccolo componimento dalla forza ipnotica: “Sabbie mobili”.
Come molte poesie di Jacques Prévert, anche questa porta in sé l’impronta di una duplice nascita: non solo letteraria, ma anche cinematografica. Il testo, infatti, fu presentato per la prima volta nel 1942 all’interno del film Les visiteurs du soir, diretto da Marcel Carné e musicato da Joseph Kosma, con il quale Prévert collaborò spesso.
È una scena lieve e misteriosa, immersa in un’atmosfera fiabesca e sospesa, in cui la poesia scivola nel dialogo come un sussurro d’amore e sortilegio.
Il film, girato in piena occupazione nazista, scelse il Medioevo come rifugio metaforico e la poesia come linguaggio di resistenza sottile.
La voce del componimento, intessuta di immagini evanescenti e sensazioni tattili, si accorda perfettamente con il tono onirico della pellicola, in cui l’amore tenta di sopravvivere tra maledizioni, inganni e miraggi. In quel contesto, “Sabbie mobili” è più che una poesia: è incantesimo che si fa canto.
La versione così tradotta in lingua italiana è tratta da “Jacques Prévert. Poesie d’amore e di libertà” edito da Guanda.
Lo stile della poesia
La musicalità del componimento è il primo elemento che incanta.
“Dèmoni e meraviglie / venti e maree”: l’anafora incipitaria, che apre e scandisce ogni strofa, dà alla poesia un respiro circolare, come una nenia marina che avanza e si ritrae, proprio come le onde che evoca. I versi brevi, spesso di tre o quattro parole, creano un ritmo rapido, quasi sussurrato, e invitano a una lettura ad alta voce, dove ogni suono si rifrange nella sabbia del significato.
Le allitterazioni in “m” e “v” – meraviglie, maree, venti, mobili – accarezzano l’orecchio, imitano lo sciabordio del mare e la carezza del vento, mentre l’andamento complessivo ricalca il moto incostante dell’acqua e del sogno. Il linguaggio è semplice, eppure evocativo: ogni parola sembra scelta non solo per ciò che dice, ma per come suona. Prévert, autore dalla lingua limpida e sensoriale, predilige immagini immediate, che penetrano senza bisogno di spiegazioni, ma che sanno anche aprirsi a interpretazioni più profonde.
Una dolce prigionia
“Sabbie mobili” è un componimento breve, ma denso di suggestioni emotive. I versi raccontano un amore sognato eppure presente, una fusione tra il ricordo e il desiderio, tra il corpo e l’elemento naturale.
L’amata, distesa nel suo letto, diventa un paesaggio vivente: una “alga dolcemente accarezzata dal vento”, immagine delicatissima, che unisce fragilità e sensualità, evocando l’idea di un abbandono fiducioso, di un corpo che si lascia portare dal sogno e dal tocco dell’altro. Il mare, ritiratosi, ha lasciato due piccole onde: gli occhi socchiusi della donna.
E sono proprio quegli occhi, residuo d’acqua e d’incanto, a diventare per il poeta un pericolo e una salvezza, un luogo in cui annegare.
“Due piccole onde per annegarmi”: il verso finale è una resa dolce, struggente, che trasforma l’amore in un atto di sparizione volontaria. Non c’è tragedia in questo annegamento, ma abbandono sensuale e totale. Si annega non per mancanza d’aria, ma per eccesso di bellezza, di desiderio, di incanto.
Il titolo, “Sabbie mobili”, suggerisce instabilità, attrazione fatale, ma anche dolce prigionia: una condizione in cui più ci si agita, più si sprofonda, e in cui l’unica salvezza possibile è la resa. Come molte poesie di Prévert, anche questa si muove tra il reale e l’onirico, tra l’amore vissuto e quello immaginato, tra il corpo e la natura.
I dèmoni e le meraviglie che si rincorrono all’inizio di ogni strofa non sono altro che le forze opposte e complementari dell’amore: il desiderio e la paura, l’estasi e l’inquietudine. La poesia si chiude su una contraddizione affascinante: l’amore è piccolo – due onde, due occhi – eppure immenso, capace di inghiottire tutto.
In questo, Prévert ci regala un’immagine perfetta dell’amore romantico, fragile e profondo, che prende il volto di una marea silenziosa e ci invita, senza clamore, a lasciarci andare.