Ripenso il tuo sorriso è una poesia di Eugenio Montale che mette al centro l’amicizia e la capacità di combattere il dolore che comporta il suo ricordo. Il poeta genovese mette al centro un’immagine tanto semplice quanto universale, il sorriso di un amico. Non un gesto qualsiasi, ma quella luce che sa rimanere nella memoria e tornare a brillare nei momenti più bui, diventando sollievo e consolazione.
Una poesia di grande profondità e che rende omaggio ad un sentimento importante, qual è, appunto, l’amicizia. Montale dedica questi versi al ballerino russo Boris Kniaseff, la cui memoria emerge in un periodo di sofferenza del poeta. È il sorriso dell’amico, ormai lontano, a ridargli pace.
La poesia è contenuta nella raccolta Ossi di seppia di Eugenio Montale, pubblicata a Torino da Piero Gobetti Editore nel 1925.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Eugenio Montale per coglierne il profondo significato.
Ripenso il tuo sorriso di Eugenio Montale
a K.
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma…
Basta il ricordo di un sorriso per ritrovare il buon umore
In Ripenso il tuo sorriso, Eugenio Montale celebra la forza di un gesto semplice e universale: il sorriso. Non un dettaglio marginale, ma un frammento luminoso che, se custodito nel cuore, sa attraversare i ricordi e restituire pace nei momenti più difficili.
Il poeta trova conforto nel ricordo del sorriso dell’amico Boris Kniaseff, ballerino russo, trasformando la memoria in un’oasi di sollievo. In un mondo interiore segnato dal male di vivere, quel sorriso diventa la chiave per ritrovare la calma e per superare lo sconforto.
Il sorriso, infatti, non è solo un’immagine estetica, ma diventa energia vitale: come l’acqua che disseta in mezzo a un paesaggio arido, come il cielo bianco e sereno che rassicura dopo la tempesta. È il simbolo di una felicità passata che non muore, capace di riaffiorare nella memoria e curare il presente.
La poesia ci invita a riflettere sul potere dei ricordi positivi, e in particolare sul sorriso come gesto che non appartiene soltanto a un istante. Un sorriso sincero, quello di un amico o di una persona cara, non si spegne: resta dentro di noi, pronto a riemergere quando la vita appare ostile. Basta pensarlo, richiamarlo alla mente, per ritrovare un attimo di respiro.
Montale ci mostra che il ricordo di un sorriso può diventare manifesto di uno stato d’animo: riaffiora proprio nei momenti in cui manca qualcosa, quando ci sentiamo soli o smarriti. Capita a tutti di ricordare gli amici veri che non ci sono più, fisicamente o per distanza della vita, e proprio allora il pensiero del loro sorriso regala una tregua alla malinconia.
Il sorriso è la memoria più immediata che torna a visitarci. Se non affiora spontaneamente, vale la pena evocarlo, coltivarlo, perché custodire il ricordo di un amico significa riscoprire un approdo sicuro dove ancorarsi per affrontare le avversità.
In questo senso, la poesia diventa uno stimolo naturale al ricordo: un invito a tornare a quelle immagini che ci hanno fatto bene e che, ancora oggi, sanno curarci. Gli amici, con i loro sorrisi, sono l’essenza dello stare bene. Rappresentano quel completamento necessario che fa svanire la solitudine, riempie il cuore di energia vitale e ci permette di vivere l’esistenza con maggiore gioia e leggerezza.
Il ricordo del sorriso dell’amico Boris
Nei primi versi della poesia Eugenio Montale ripensa al sorriso dell’amico Boris Kniaseff. Un sorriso che apre la memoria facendola viaggiare verso un momento di magica serenità.
L’immagine del ricordo evoca consolazione, riscalda il cuore di speranza. Purtroppo la disillusione della vita diventa sempre più evidente nel contrasto che Eugenio Montale pone con il ricordo dell’amico.
Un viaggio che alterna al ricordo di Boris un ambiente duro, arido che rappresenta il momento che sta attraversando il poeta. Il ricordo felice contrasta con un’atmosfera di difficoltà che Montale vive nel suo presente.
Nella seconda stanza della poesia il poeta si mostra confuso. O meglio mette in dubbio la sua stessa memoria. Non riesce a decifrare se l’immagine dell’amico è quella che riporta alla gioia di una volta o se anch’egli vive il malessere che prova Montale.
In Ripenso al tuo sorriso il dolore si trasforma in talismano, una sorta d’incantesimo che protegge da una sofferenza ulteriore, quasi come fosse la parola chiave che si conosce già per entrare nel mondo reale.
Nell’ultima parte della poesia Eugenio Montale rende omaggio all’amico Boris, sottolineando che il ricordo della loro amicizia tiene in vita solo gli aspetti migliori della loro amicizia. Questi aiutano Montale a ritrovare quella calma, quella consolazione utile a contrastare il disagio vissuto dal poeta.
La memoria di quella amicizia gli dà serenità. Riesce ad offrire sollievo ai suoi turbamenti, è come un’oasi che permette al poeta di refrigerarsi e ammirare il cielo sereno. La stessa visione dell’amico emerge nel poeta con sempre più forza malgrado gli anni passati.
Il sorriso come forma di resistenza esistenziale
Un sorriso non è mai solo un gesto. È un atto di resistenza, un segno che l’essere umano lascia al mondo per dire che, nonostante la fatica del vivere, dentro di noi esiste ancora una fonte di luce. Montale lo sapeva bene, per chi conosce il peso del “male di vivere”, il sorriso diventa la prova che la vita non si riduce al dolore, che c’è sempre un frammento di bellezza capace di sopravvivere.
Richiamare alla mente il sorriso dell’amico non significa cedere alla nostalgia, ma compiere un esercizio di cura interiore. È il ricordo che interrompe la continuità del dolore e introduce un varco di serenità che ci restituisce per un attimo a noi stessi. È come se il sorriso conservasse un potere di trasfigurazione, capace di trasformare il grigiore del presente in un orizzonte più ampio e respirabile.
Nella logica esistenziale, il sorriso non è semplice evasione, ma atto di verità, un ponte che collega al nucleo essenziale delle relazioni, che ricorda che siamo stati felici e che quella felicità, anche se passata, continua a vivere in noi. È una memoria attiva, che non ci imprigiona nel rimpianto, ma ci accompagna a ritrovare il coraggio di abitare il presente.
Oggi la poesia di Eugenio Montale assume un significato magico, svela che la felicità può essere anche un semplice ricordo che aiuta a dare forza, e che i sorrisi autentici, quelli che hanno illuminato davvero la nostra esistenza, non svaniscono mai, restano dentro come semi di luce, pronti a germogliare ogni volta che la vita sembra oscurarsi.
E forse il compito più alto che possiamo darci è proprio questo. Custodire i sorrisi che ci sono stati donati e, a nostra volta, saperne offrire di nuovi, perché qualcuno un giorno possa ritrovare, nel ricordo del nostro sorriso, la forza di andare avanti.