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“Radici” di Antonia Pozzi, una poesia sulla vita segreta della terra e del cuore

"Radici" è una poesia di Antonia Pozzi che, con delicata speranza, racconta la vita segreta della natura e del nostro cuore.

Alcune poesie riescono a esprimere più di altre l’anima di chi le ha composte.

Con “Radici“, Antonia Pozzi ha dato vita a un componimento intimo in cui, svelando la vita segreta delle cose della natura, sembra quasi che l’autrice abbia svelato anche la vita segreta del suo cuore.

La vita segreta della terra e del cuore

Leggiamo “Radici” e pensiamo subito al nostro posto del cuore; quello che parla di noi, del nostro passato, della nostra interiorità; quello che ci fa sentire al riparo dalle intemperie della vita e del mondo.

Restiamo quindi sorpresi quando scopriamo l’asprezza dei primi versi di “Radici”, che invece veicolano immagini tristi e angoscianti:

“Gronda di neve disciolta
la casa. Trasale
l’anima al tonfo delle gocce fitte.

Così sfacendosi
dolorano le cose”.

La chiave di volta è quel “Ma”, che introduce una visione lontana alla vista e vicina al cuore: è la vita segreta della montagna, grande amore di Antonia Pozzi, a nascondere il germe della speranza. Anche se le cose “dolorano sfacendosi” e non esistono che “pallide certezze”, le radici della speranza esistono, nascoste perché in attesa della primavera per svelare il loro segreto.

Quella che stiamo per leggere è un’opera delicata e intima, in cui la natura non è interpellata con atteggiamento di panismo. Antonia Pozzi racconta il naturale svolgersi delle cose della natura, la morte che guarda alla vita, la vita che non può esistere senza morte, e ci regala la promessa di un rifiorire nuovo.

“Radici” di Antonia Pozzi

Gronda di neve disciolta
la casa. Trasale
l’anima al tonfo delle gocce fitte.

Così sfacendosi
dolorano le cose.

Ma lontano,
oltre i veli del sole e gli insicuri riflessi,
oltre il trascolorare delle ore,
vive un esiguo mondo
d’erba e di terra.

Radici
profonde nel grembo di un monte
a Primavera votate
si celano.

E conosco
io sola
il nome d’ogni fiore
che fiorirà,
la luce ed il pezzo di zolla
in cui prima riappaia la tenera
esistenza delle foglie.

Radici
profonde nel grembo di un monte
conservano un sepolto segreto
di origini –
e quello per cui mi riapro
stelo
di pallide certezze.

15 febbraio 1935

Antonia Pozzi

Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio del 1912, da una famiglia di ottima estrazione sociale. Il padre, infatti, è un affermato avvocato, mentre la madre appartiene a una famiglia nobile del posto.

La piccola Antonia cresce in un ambiente vivace, in cui la cultura e le arti rivestono un ruolo fondamentale. Studia con fervore lingue classiche e moderne, si cimenta negli sport più disparati, fa la conoscenza di numerose personalità di spicco interessanti dell’epoca.

Il destino della giovane sembra segnato, sin da quando inizia a comporre le prime poesie, ancora adolescente.

Antonia studia nel Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni di Milano, dove intreccia con il suo professore di latino e greco, Antonio Maria Cervi, una relazione che verrà interrotta nel 1933 a causa delle forti ingerenze da parte dei genitori della giovane e di cui, tutt’oggi, non si hanno tutti i dettagli.

Le uniche notizie in merito arrivano dalle testimonianze degli amici della coppia, dall’opera di Antonia e dai suoi documenti, che probabilmente hanno subito diversi rimaneggiamenti da parte di terzi intenzionati a far dimenticare la relazione con il professore.

Nel 1930, l’autrice di “Radici” si iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano, precisamente al corso di laurea in Filologia moderna. Qui frequenta coetanei quali Vittorio Sereni, suo amico fraterno, Enzo Paci, Luciano Anceschi e Remo Cantoni. Muore a soli ventisei anni: è una sera nevosa di dicembre del 1938 quando Antonia decide di abbandonare la vita ingerendo dei barbiturici.

Di lei rimangono le splendide poesie, dentro cui ha saputo incapsulare la sua anima.

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