“Posso scrivere i versi più tristi stanotte” (1924) poesia di Pablo Neruda sul mal d’amore

21 Settembre 2024

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"Posso scrivere i versi più tristi stanotte” (1924) poesia di Pablo Neruda sul mal d’amore

Posso scrivere i versi più tristi stanotte (Poema 20)di Pablo Neruda è una poesia sulla perdita di un amore, in grado di esprimere emozioni forti e intense, come il dolore interiore, la solitudine e la nostalgia.

La tristezza è il soggetto principale di questa splendida poesia. L’amore può garantire gioia, euforia, vitalità e allo stesso tempo può far soffrire molto, soprattutto quando si perde la persona che si ama, quando i rapporti finiscono per rompersi, lacerarsi, distruggersi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte è il Poema 20, ovvero la poesia che chiude Venti poesie d’amore e una canzone disperata (Veinte poemas de amor y una canción desesperada) uno dei libri più famosi di Pablo Neruda pubblicato nel giugno 1924, quando aveva solo 19 anni. 

Come si può evincere già dal titolo è l’ultima poesia del libro del giovane Neruda, dopo ci sarà La Canzone disperata (La Canción desesperada).

Ma leggiamo questa meravigliosa poesia di Pablo Neruda per coglierne il messaggio e il significato.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte di Pablo Neruda

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.

Scrivere, per esempio. “La notte è stellata,
e tremano, azzurri, gli astri in lontananza”.

E il vento della notte gira nel cielo e canta.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Io l’ho amata e a volte anche lei mi amava.

In notti come questa l’ho tenuta tra le braccia.
L’ho baciata tante volte sotto il cielo infinito.

Lei mi ha amato e a volte anch’io l’amavo.
Come non amare i suoi grandi occhi fissi.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte.
Pensare che non l’ho più. Sentire che l’ho persa.

Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei.
E il verso scende sull’anima come la rugiada sul prato.

Poco importa che il mio amore non abbia saputo fermarla.
La notte è stellata e lei non è con me.

Questo è tutto. Lontano, qualcuno canta. Lontano.
La mia anima non si rassegna d’averla persa.

Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca.
Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.

La stessa notte che sbianca gli stessi alberi.
Noi, quelli d’allora, già non siamo gli stessi.

Io non l’amo più, è vero, ma quanto l’ho amata.
La mia voce cercava il vento per arrivare alle sue orecchie.

D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci.
La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.
Ormai non l’amo più, è vero, ma forse l’amo ancora.
E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.

E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia,
la mia anima non si rassegna d’averla persa.

Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa,
e questi gli ultimi versi che io le scrivo.

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Puedo escribir los versos más tristes esta noche, Pablo Neruda

Puedo escribir los versos más tristes esta noche.

Escribir, por ejemplo: «La noche está estrellada,
y tiritan, azules, los astros, a lo lejos.»

El viento de la noche gira en el cielo y canta.

Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Yo la quise, y a veces ella también me quiso.

En las noches como ésta la tuve entre mis brazos.
La besé tantas veces bajo el cielo infinito.

Ella me quiso, a veces yo también la quería.
Cómo no haber amado sus grandes ojos fijos.

Puedo escribir los versos más tristes esta noche.
Pensar que no la tengo. Sentir que la he perdido.

Oír la noche inmensa, más inmensa sin ella.
Y el verso cae al alma como al pasto el rocío.

Qué importa que mi amor no pudiera guardarla.
La noche está estrellada y ella no está conmigo.

Eso es todo. A lo lejos alguien canta. A lo lejos.
Mi alma no se contenta con haberla perdido.

Como para acercarla mi mirada la busca.
Mi corazón la busca, y ella no está conmigo.

La misma noche que hace blanquear los mismos árboles.
Nosotros, los de entonces, ya no somos los mismos.

Ya no la quiero, es cierto, pero cuánto la quise.
Mi voz buscaba el viento para tocar su oído.

De otro. Será de otro. Como antes de mis besos.
Su voz, su cuerpo claro. Sus ojos infinitos.

Ya no la quiero, es cierto, pero tal vez la quiero.
Es tan corto el amor, y es tan largo el olvido.

Porque en noches como ésta la tuve entre mis brazos,
Mi alma no se contenta con haberla perdido.

Aunque éste sea el último dolor que ella me causa,
y éstos sean los últimos versos que yo le escribo.

Una poesia che celebra l’amore attraverso le conseguenze che genera

Posso scrivere i versi più tristi stanotte è una poesia di Pablo Neruda che ci dona le emozioni più intime di chi ha perso un amore.  Il dolore, la solitudine, la nostalgia, l’enorme tristezza trasudano dai versi di Pablo Neruda. Si avverte quel senso di amarezza tipico di chi ha subito una delusione profonda.

Si ama ancora o non si ama più. Il cervello sembra impazzire e si vorrebbe gridare al mondo la propria rabbia. Il giovane Pablo Neruda, aveva meno di 19 anni quando scrisse la poesia, di fronte alla delusione d’amore delega ai versi di questo magico Poema 20 il suo grido disperato.

Allo stesso tempo, grazie alla scrittura di questi versi il poeta cileno è come se trovasse sollievo. Poema 20 lo aiuta a liberarsi dal dolore che gli tormenta l’anima. Grazie ai suoi versi riesce a sublimare la tristezza che lo fa soffrire.

La donna potrebbe essere Albertina Soto

La donna della poesia potrebbe essere Albertina Rosa Azócar Soto, con cui Neruda ebbe un amore post adolescenziale. Un amore segreto che viene “scoperto” nel 1975, due anni dopo la morte di Pablo.

Albertina Soto decise infatti di pubblicare le lettere che lo scrittore le inviava, dalle quali si evince una relazione molto passionale. Le lettere fanno parte del volume Lettere d’amore ad Albertina Rosa, pubblicato in Italia da Passigli Editori, nel 2006.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte diventa martellante nella poesia e serve per trasferire tutte le sensazioni che prova il suo stato d’animo.

Posso scrivere i versi più tristi stanotte

Inizia proprio con questa dichiarazione il Poema 20 di Pablo Neruda, che grazie a questa affermazione stabilisce il tono malinconico e straziante che sarà mantenuto per tutta la poesia.

Neruda utilizza una serie di immagini liriche per trasmettere il suo dolore, come la pioggia triste, le foglie secche e il freddo invernale. Queste immagini non fanno che rafforzare il senso di perdita e tristezza che il poeta prova. Il poeta cileno si addentra nella perdita di un amore che sembrava infinito, catturando quello stato apparentemente perpetuo di dolore. Svela abilmente il suo stato di confusione e di tristezza. Fino all’accettazione finale del dolore e la consapevolezza di voler accettare la realtà.

Evidenzia nel corso del poema una psiche instabile che affronta le conseguenze di un evento angosciante e si muove gradualmente verso la sperata guarigione. La capacità del poeta di comprendere profondamente le sfumature dello stato mentale durante tali momenti è evidente nel mostrare l’evoluzione dei pensieri che si susseguono nella sua mente.

La poesia illustra anche l’impatto dei ricordi sulla psiche dopo una perdita, sottolineando l’effetto duraturo dell’amore. Con la loro natura agrodolce, i ricordi servono come un toccante promemoria di momenti cari che non torneranno mai più. Quel rapporto finito è diventato ormai un regno irraggiungibile per il poeta, reso ancora più lontano dal desiderio che prova.

Pablo Neruda crea immagini sensoriali con scene come la notte, il cielo e le stelle che diventano contenitori di memoria, raffigurando un mondo ormai passato bello ma illusorio.

Il vero protagonista della poesia è l’amore non l’amata

Il poeta inizia la poesia e sembra che non si renda conto di cosa sia l’amore finché non inizia a scrivere di lei. In effetti, è l’idea dell’amore che lo conquista più della donna. È grazie a questa separazione egli “può scrivere i versi più tristi”.

I sentimenti espressi in questa poesia, è bene evidenziarlo, affascinarono subito i giovani che vivevano a loro volta emozioni simili. Grazie al Poema 20, e all’intera raccolta che contiene la poesia, i ragazzi poterono identificarsi con Neruda e appropriarsi delle sue parole nelle proprie vicende amorose. È questo che ha decretato la grandezza di Pablo Neruda, diventando il poeta della gente comune.

Come gli dice Mario (Massimo Troisi), il figlio del povero pescatore nel film II Postino, “la poesia non appartiene al poeta che la compone, ma a coloro che hanno bisogno di usarla, in particolare agli innamorati che cercano di conquistare l’amata attraverso le parole.”

Le poesie di Neruda sono piene di immagini facilmente comprensibili, il che lo rende universale. Sentirlo parlare di “versi che cadono sull’anima come rugiada sul prato” rende l’intero processo di scrittura della poesia completo.

L’amore  crea sofferenza e la poesia diventa salvezza

La ripetizione deliberata di alcune parole e immagini, “La mia vista la cerca…/il mio cuore la cerca”, servono a sottolineare la condizione di iper-sofferenza dell’autore. Il poeta esprime anche la sua gelosia, immagina che “lei sarà di un altro”. Tuttavia, l’ordinarietà di questa storia d’amore in cui quasi tutti possono identificarsi raggiunge sicuramente un livello profondamente universale quando egli confessa “l’amore è così breve, l’oblio è così lungo”.

Pablo Neruda in questa poesia cerca di condividere tutta la sua tristezza. Fin dai primi versi, confrontando il suo stato d’animo con la natura. Poi, il ricordo dell’amata appare come qualcosa di lontano, ma che continua ad affliggerlo.

Nonostante ciò, la poesia si afferma come l’unica salvezza di fronte alla sofferenza, poiché sebbene egli affermi che la solitudine sembra insopportabile, “Sentire la notte immensa, ancor più immensa senza di lei”, in fondo la scrittura diventa uno spazio sicuro che genera sollievo, “il verso scende sull’anima come la rugiada sul prato.”

Il senso di solitudine

Nel corso della poesia si avverte e cresce nel poeta il sentimento di solitudine per il fatto che, sebbene la natura e l’ambiente siano rimasti immutati nel corso degli anni, egli ha perso la donna che un tempo amava.

“Lontano, qualcuno canta. Lontano.”  Il senso di solitudine si combina con un senso di non rassegnazione, “La mia anima non si rassegna d’averla persa.”

Il poeta è disperato sente che gli manca qualcosa, “Come per avvicinarla, il mio sguardo la cerca. Il mio cuore la cerca, e lei non è con me.”

Lei non c’è più. È andata via per sempre e si finisce per rimanere incatenati a se stessi.

La gelosia e la reazione come difesa dalla tristezza

Nel momento che segna la percezione della solitudine, il poeta cerca di reagire, trova forza nel suo orgoglio, di fatto nei suoi versi. Esorcizza la mancanza e sublima la sofferenza. Sembra il comportamento tipico di chi vive il caos della sofferenza, l’instabilità prende il sopravvento ma bisogna difendersi.

“Io non l’amo più, è vero, ma quanto l’ho amata.” Neruda si rende conto di essere totalmente in balia delle sue emozioni. Vorrebbe che le sue parole arrivassero alla donna, ma, si rende conto che lei magari ormai sta con un altro uomo.

Tipico di momenti come questi è la paranoica gelosia. “D’un altro. Sarà d’un altro. Come prima dei miei baci. La sua voce, il suo corpo chiaro. I suoi occhi infiniti.”

E provando questa stretta al cuore, immaginando lei nell’intimità con un altro uomo va nel caos più assoluto, “Ormai non l’amo più, è vero, ma forse l’amo ancora. E’ così breve l’amore e così lungo l’oblio.” Non riesce in nessun modo a razionalizzare. Pablo Neruda sembra essersi trasformato in “Amleto”, vivendo la sua follia.

Di fatto non si rassegna, il dolore e la tristezza sono molto forti per riuscire a dimenticarla, “E siccome in notti come questa l’ho tenuta tra le braccia, la mia anima non si rassegna d’averla persa.”

E allora i versi diventano l’unica arma possibile per sopravvivere, sono essi che tengono in vita il legame. Quindi, la soluzione più ovvio, è che “Benché questo sia l’ultimo dolore che lei mi causa, e questi gli ultimi versi che io le scrivo.”

Il poeta e la poesia sono riusciti nell’obiettivo, se non si scrive più di lei, il dolore cessa di esistere. Purtroppo, la realtà è ben diversa, ma “l’arma lirica” del poeta potrebbe diventare l’antidoto vero alla sofferenza in amore.

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