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10 poesie sulla Terra per celebrare il valore e la fragilità del Pianeta

Scopri alcune delle più belle e celebri poesie sulla Terra, versi per celebrare la bellezza del Pianeta e riflettere sulla sua fragilità ambientale.

La Terra è la nostra unica casa, un ecosistema straordinario che ci nutre, ci ispira e ci permette di vivere. Eppure, oggi più che mai, il Pianeta è fragile, minacciato da cambiamenti climatici, inquinamento e perdita di biodiversità. Condividiamo un’antologia di 10 poesie sulla Terra, pensate per celebrare il suo immenso valore e riflettere con sensibilità sulla sua crescente vulnerabilità.

Sono versi brevi, intensi e attuali, ideali per chi cerca poesia ambientale, testi sull’ecologia, o semplicemente parole che fanno bene al cuore e alla coscienza. Tutto questo anche per dare il nostro supporto alla Giornata Mondiale della Terra.

La Giornata della Terra

La Giornata della Terra rappresenta la manifestazione più sostenibile dell’anno per la salvaguardia dell’ambiente e del Pianeta. Circa un milione di specie viventi (su un totale stimato di circa 8,7 milioni) sono minacciate dall’estinzione e la biodiversità di diversi ecosistemi sono in pericolo a causa delle emissioni di CO2 sempre più alte.

L’attuale ritmo di estinzione delle specie fa ritenere gli scienziati che siamo di fronte alla sesta grande estinzione massa. Molti ecosistemi sono stati distrutti, degradati, frammentati e solo una piccola percentuale è rimasta intatta.

Le poesie sulla Terra per celebrare il nostro Pianeta

Sono diversi i poeti e le poetesse che nel corso dei secoli hanno dedicato i loro versi alla bellezza della natura, ma anche alla fragilità degli ecosistemi, alla prepotenza dell’uomo che ne ha intaccato la ricchezza.

1. L’incanto nei boschi senza sentiero di Lord Byron

Vi è un incanto nei boschi senza sentiero.
Vi è un’estasi sulla spiaggia solitaria.
Vi è un asilo dove nessun importuno penetra
in riva alle acque del mare profondo,
e vi è un’armonia nel frangersi delle onde.
Non amo meno gli uomini, ma più la natura
e in questi miei colloqui con lei io mi libero
da tutto quello che sono e da quello che ero prima,
per confondermi con l’ universo
e sento ciò che non so esprimere
e che pure non so del tutto nascondere.

2. Versicoli quasi ecologici di Giorgio Caproni

Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

3. Nella macchia di Giovanni Pascoli

Errai nell’oblio della valle
tra ciuffi di stipe fiorite,
tra querce rigonfie di galle;
errai nella macchia più sola,
per dove tra foglie marcite
spuntava l’azzurra viola;
errai per i botri solinghi:
la cincia vedeva dai pini:
sbuffava i suoi piccoli ringhi
argentini.

lo siedo invisibile e solo
tra monti e foreste: la sera
non freme d’un grido, d’un volo.
lo siedo invisibile e fosco;
ma un cantico di capinera
si leva dal tacito bosco.

E il cantico all’ombre segrete
per dove invisibile io siedo,
con voce di flauto ripete,
Io ti vedo?

4. Il vento di Emily Dickinson

Come la luce,
Delizia senza forma
E come l’ape,
Melodia senza tempo

Come i boschi,
Segreto come brezza
Che, senza frasi, agita
Gli alberi più superbi

Come il mattino,
Perfetto sul finire,
Quando orologi immortali
Suonano mezzogiorno!

5. Il glicine di Pier Paolo Pasolini

… e intanto era Aprile,
e il glicine era qui, a rifiorire.
Prepotente, feroce
rinasci, e di colpo, in una notte, copri
un’intera parete appena alzata, il muro
principesco di un ocra
screpolato al nuovo sole che lo cuoce …
E basti tu, col tuo profumo, oscuro,
caduco rampicante, a farmi puro
di storia come un verme, come un monaco:
e non lo voglio, mi rivolto – arido
nella mia nuova rabbia,
a puntellare lo scrostato intonaco
del mio nuovo edificio.
Tu, che brutale ritorni,
non ringiovanito, ma addirittura rinato,
furia della natura, dolcissima,
mi stronchi, uomo già stroncato
da una serie di miserabili giorni,
ti sporgi sopra i miei riaperti abissi,
profumi vergine sul mio eclissi,
antica sensualità…

6. Dicerie sulla terra di Erri de Luca

E’ bassa per il contadino
piegato su di lei per macinarla,
alta per l’alpinista a quattro zampe
sul soffitto del mondo.
Sta sotto l’acqua per il marinaio
che naviga l’oceano.
E’ rotonda per l’astronomo antico
che vide la sua ombra
stampata sulla luna.
Poca per l’impero
che la voleva tutta.
Un buco nero per il minatore
che sfalda nel cunicolo
il suo burro carbone.
Ha un nocciolo di ferro
per chi la studia a scuola.
E’ ruggine al tramonto
sul mare che scolora
Giardino per chi la può irrigare,
olio e vino per chi la sa torchiare.
E’ un facchino e ci sopporta il peso.
E’ una corsa su ostacoli
per l’ospite spaesato
che scavalca frontiere
sopra il filo spinato.
Ha molte spine ma nessun confine,
chiuderla nei recinti dietro i muri
è impresa vana:
la terra è vento e non si fa arrestare.
Ha l’anima di polvere
e la tosse di cenere,
scatarro di vulcani.
La terra è oggi, ma chissà domani.
Sta dove grida ancora il sangue sparso
dal fratello di Abele,
il primo tempo perso.
E’ seminata a stelle
dalle notti di agosto
lucide di scintille.
La terra siamo noi
fatti di argilla
e di un soffio venuto da lontano
a riempire e poi scappare via.

7. Il cantico delle creature di Francesco d’Assisi

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l’onore e ogni benedizione.
A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.

Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu tramite lui ci dai la luce. E lui è bello e raggiante con grande splendore: te, o Altissimo, simboleggia.

Lodato sii o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l’aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai vita.

Lodato sii mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Lodato sii mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.

Lodato sii mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento e ci mantiene: produce diversi frutti variopinti, con fiori ed erba.
Lodato sii mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano malattie e sofferenze.

Beati quelli che le sopporteranno serenamente, perché dall’Altissimo saranno premiati.
Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.

Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.

8. Madre Terra di Henry Van Dyke

Madre di tutti i poeti e cantanti di alto spessore che se ne sono andati,
Madre di tutta l’erba che tesse sulle loro tombe la gloria del campo,
Madre di tutte le molteplici forme di vita, protettiva, paziente, impassibile,
Silenziosa covatrice e nutrice di gioie e dolori poetici!
Da te, sì, sicuramente dalla fertile proprietà del tuo seno,
emetti in qualche strano modo, tu che giaci immobile, senza voce,
tutti i canti della natura, ritmici, appassionati, struggenti,
che provengono come musica dalla terra, ma non ritornano alla terra.

Polvere sono i cuori rosso sangue che battono a tempo di queste note,
Tu li hai riportati a te stesso, segretamente, irresistibilmente.
attirando le correnti creative della vita giù, giù, giù
di nuovo nel tuo seno, come il fiume si perde nella sabbia.
Ma le anime dei cantanti sono entrate nelle canzoni che le hanno rivelate.
Canzoni appassionate, canzoni immortali di gioia e dolore, amore e desiderio:
fluttuano da un cuore all’altro dei tuoi figli e riecheggiano sopra di te:
Non parlano forse al tuo cuore, le voci di coloro che ti amano?

Da tempo giacevi come una regina trasformata da un antico incantesimo
in una forma aliena, misteriosa, bella, senza parole,
non sapevi chi eri, finché il tocco del tuo Signore e Amante
Ha ridestato l’uomo-bambino a respirare del tuo segreto.
Tutti i tuoi fiori e gli uccelli e le foreste e le acque che scorrono
non sono che forme incantate per incarnare la vita dello spirito;
Tu stessa, terra-madre, in montagna, prato e oceano,
racchiudi il poema di Dio, il pensiero e l’emozione eterni.

(Traduzione Libreriamo)

9. Storia Universale di Gianni Rodari

In principio la terra era tutta sbagliata,
renderla più abitabile fu una bella faticata.
Per passare i fiumi non c’erano ponti.
Non c’erano sentieri per salire sui monti.
Ti volevi sedere? Neanche l’ombra di un panchetto.
Cascavi dal sonno? Non esisteva il letto.
Per non pungersi i piedi, né scarpe, né stivali.
Se ci vedevi poco non trovavi gli occhiali.
Per fare una partita non c’erano palloni:
mancava la pentola e il fuoco per cuocere i maccheroni,
anzi a guardare bene mancava anche la pasta.
Non c’era nulla di niente. Zero via zero e basta.
C’erano solo gli uomini, con due braccia per lavorare,
e agli errori più grossi si poté rimediare.
Da correggere, però, ne restano ancora tanti,
rimboccatevi le maniche, c’è lavoro per tutti quanti!

10. La primavera non c’è più di Bertolt Brecht

“Molto tempo prima.
Che ci gettassimo su petrolio, ferro e ammoniaca
C’era ogni anno
Il tempo degli alberi che verdeggiavano irresistibili e violenti.

Noi tutti ricordiamo
I giorni più lunghi
Il cielo più chiaro
L’aria mutata
Della primavera destinata a venire.

Ora leggiamo nei libri
Di questa celebrata stagione
E pure da molto tempo
Non sono stati scorti sulle nostre città
I famosi stormi di uccelli.

La gente ancora seduta sui treni è la prima
A sorprendere la primavera.
Le pianure la mostrano
Nell’antica chiarezza.
Certo negli alti spazi sembrano passare tempeste:
Esse toccano solo le nostre antenne”.

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