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Il dramma dell’immigrazione nella struggente poesia di Tesfalidet Tesfom

"Nulla è irraggiungibile,/ sia che si ha tanto o niente". Sono strazianti i versi di un giovane eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo. Con la poesia trovata per caso nel suo portafogli dopo il decesso, Tesfalidet Tesfom parla al nostro cuore del dramma dell'immigrazione.

Il tema dell’immigrazione torna a farsi sentire nei telegiornali e nei quotidiani nazionali. Quella che viene spesso denominata “emergenza” sembra piuttosto un evento stabile, una costante del tempo in cui viviamo che, tuttavia, continua ad essere trattata come fatto imprevisto e imprevedibile.

In conclusione di un altro giorno di sbarchi, con Lampedusa e le sue strutture ricettive praticamente al collasso, vogliamo rivolgere un pensiero a tutte le donne, gli uomini e i bambini costretti a lasciare la propria terra in cerca di sopravvivenza.

Scopriamo insieme “Tempo sei maestro”, una delle due struggenti poesie trovate nel portafoglio di Tesfalidet Tesfom, un giovane migrante eritreo morto il giorno dopo il suo sbarco a Pozzallo. Per non restare indifferenti al dramma dell’immigrazione. Mai più.

“Tempo sei maestro” di Tesfalidet Tesfom

Tempo sei maestro
per chi ti ama e per chi ti è nemico,
sai distinguere il bene dal male,
chi ti rispetta
e chi non ti dà valore.

Senza stancarti mi rendi forte,
mi insegni il coraggio,
quante salite e discese abbiamo affrontato,
hai conquistato la vittoria
ne hai fatto un capolavoro.

Sei come un libro, l’archivio infinito del passato
solo tu dirai chi aveva ragione e chi torto,
perché conosci i caratteri di ognuno,
chi sono i furbi, chi trama alle tue spalle,
chi cerca una scusa,
pensando che tu non li conosci.

Vorrei dirti ciò che non rende l’uomo
un uomo
finché si sta insieme tutto va bene,
ti dice di essere il tuo compagno d’infanzia
ma nel momento del bisogno ti tradisce.

Ogni giorno che passa, gli errori dell’uomo sono sempre di più,
lontani dalla Pace,
presi da Satana,
esseri umani che non provano pietà
o un po’ di pena,
perché rinnegano la Pace
e hanno scelto il male.

Si considerano superiori, fanno finta di non sentire,
gli piace soltanto apparire agli occhi del mondo.

Quando ti avvicini per chiedere aiuto
non ottieni nulla da loro,
non provano neanche un minimo dispiacere,
però gente mia, miei fratelli,
una sola cosa posso dirvi:

nulla è irraggiungibile,
sia che si ha tanto o niente,
tutto si può risolvere
con la fede in Dio.

Ciao, ciao
Vittoria agli oppressi.

La vita degli altri, immigrazione e indifferenza

Da anni circola sul web quella famosa illustrazione, ambientata all’interno di un mezzo pubblico, in cui oltre all’aspetto fisico, dei passeggeri vengono mostrati anche i dolori segreti, quelli di norma invisibili ai nostri occhi di osservatori esterni.

C’è qualcuno che, con il volto sorridente e ben disposto, soffre di una malattia; chi, indifferente alla presenza degli altri, vive una grande sofferenza nel cuore; chi è scontroso, burbero, e porta su di sé il peso di un’enorme tristezza.

Nessuno di noi può conoscere con certezza il suo prossimo. Accade anche con chi ci sta vicino ogni giorno, figurarsi con un estraneo. Quel che è certo è che ciascuno degli esseri umani con cui entriamo in relazione vive una vita non sempre facile, porta un peso più o meno grave, e soffre, a volte o sempre. Proprio come noi. Ma cosa c’entra questa riflessione con la poesia che abbiamo appena letto, rivolta al tema dell’immigrazione?

A volte sembra quasi che ci dimentichiamo di tutti coloro i quali vivono il dramma dell’immigrazione. Guardiamo per un paio di minuti il tg; poi non ci pensiamo più. Li vediamo, in giro per le strade, ma non ci curiamo di loro. Siamo indifferenti, un po’ perché abituati a sentire le cronache dell’immigrazione sulla base di lunghi elenchi di cifre e numeri; un po’ perché, obbiettivamente, restare a guardare fa male ed è scomodo.

Il dramma di Tesfalidet, il dramma dell’immigrazione

La storia di Tesfalidet Tesfom è una di quelle che non vorremmo mai più sentire. Tesfalidet, autore di “Tempo sei maestro” e di un’altra struggente poesia, era un giovane eritreo. Il ragazzo era stato costretto a fuggire dal suo villaggio, situato nella regione di Mai Mine, letteralmente distrutta dalla guerra con l’Etiopia avvenuta tra il 1998 e il 2000.

Aveva pagato fior di quattrini per poter raggiungere la Libia per poi mettersi in mare alla volta della salvezza, e dell’Europa. Sapeva che il suo viaggio sarebbe stato rischioso e che partire non avrebbe significato necessariamente arrivare. Ma non immaginava di vivere tutto ciò che ha vissuto.

Chissà in quale momento di frustrazione, paura e bisogno ha scritto “Tempo sei maestro”, una poesia che parla sì di immigrazione, ma anche di una sfiducia nei confronti dell’essere umano che, tuttavia, non riesce a spegnere la speranza.

Arrivato a Pozzallo in stato di denutrizione, debilitato dalla terribile prigionia in Libia, Tesfalidet non ce l’ha fatta. Il suo corpo, di appena trenta chili, era troppo pesante di botte, soprusi, violenze e paure, per poter sopravvivere.

Nel suo portafogli, però, c’era ancora un pezzo di lui pronto a sopravvivere, per dare voce a chi continua a lottare, a vivere il dramma dell’immigrazione: le poesie di Tesfalidet, scritte con un’elegante calligrafia in tigrino, ci ricorderanno per sempre che restare indifferenti non può essere una soluzione.

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