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Pirandello e il ritorno ai luoghi amati nella poesia “Ritorno. La via”

Il 28 giugno 1867 nasceva Luigi Pirandello. Vogliamo ricordarlo attraverso una delle sue poesie più belle, “Ritorno. La via”, dedicata agli amati luoghi dell’infanzia.

Il 28 giugno 1867 veniva alla luce Luigi Pirandello, uno dei più grandi autori della letteratura italiana del XX secolo. Nato nell’assolata città di Agrigento da una famiglia borghese, Pirandello ha scritto moltissimo, sperimentando generi e stili diversi e regalandoci opere – di cui alcune incomplete – che hanno fatto la storia della letteratura.

Del luogo in cui è nato, l’autore scriveva:

«Io son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti, corruzione dialettale del genuino e antico vocabolo greco “Kaos”.»

Grande innovatore, Luigi Pirandello ha sempre conferito molta importanza al luogo in cui è cresciuto. È per questa ragione che, in occasione dell’anniversario della sua nascita, vogliamo ricordare lo scrittore e drammaturgo con “Ritorno. La via”, un sonetto dall’anima pascoliana dedicato ai familiari luoghi d’origine e apparso per la prima volta nella raccolta “Pirandello: tutte le poesie”, edita da Oscar Mondadori nel 1960.

Ritorno. La via di Luigi Pirandello

Casa romita in mezzo alla natia 
campagna, aerea qui, su l’altipiano 
d’azzurre argille, a cui sommesso invia
fervor di spume il mare aspro africano,

te sempre vedo, sempre da lontano, 
se penso al punto in cui la vita mia
s’aprì piccola al mondo immenso e vano:
da qui – dico – da qui presi la via.

Da questo sentieruolo tra gli olivi, 
di mentastro, di salvie profumato, 
m’incamminai pe ‘l mondo, ignaro e franco.

E tanto e tanto, o fiorellini schivi 
tra l’erma siepe, tanto ho camminato
per ricondurmi a voi, deluso e stanco.

Luigi Pirandello, l’esordio

Luigi Pirandello nasce nella città di Agrigento, allora meglio conosciuta con il nome di “Girgenti”, il 28 giugno 1867. In particolare, l’autore nasce e cresce in una frazione rurale del paese denominata “Caos”. Su questo dettaglio, Pirandello ha sempre amato intessere storie e fare battute. Diceva infatti scherzosamente di essere “figlio del caos”.

Cresciuto in un contesto borghese e benestante, Pirandello soffre perché immerso in un clima di grande disillusione, quello che ha caratterizzato gli anni del Risorgimento italiano. Anche le sue opere risentono di questa negatività latente. Studia lettere a Roma, poi si trasferisce in Germania, dove si laurea con una tesi sul dialetto girgentino. Quando, alla fine degli anni ’90 dell’Ottocento, torna a Roma, Pirandello comincia a collaborare con alcune riviste e ad entrare negli ambienti frequentati dai letterati del tempo.

Lo spartiacque del 1903 e i capolavori

In questo periodo, lo scrittore pubblica le prime novelle e qualche romanzo. Nello specifico, nel 1901 viene pubblicato “L’esclusa“, seguito dopo poco tempo da “Il turno“. La fortuna volta le spalle all’autore siciliano a partire dal 1903, anno in cui la miniera di famiglia viene distrutta a seguito di un terribile allagamento e in cui la moglie di Pirandello comincia a dare i primi segni di malattia mentale – a causa di questa patologia la donna vivrà il resto dei suoi giorni in una casa di cura -. 

Da questo momento, le opere di Luigi Pirandello cambiano radicalmente: la miseria, il tema della follia e dei legami familiari diventano centrali nelle pagine dello scrittore, che dà vita ai suoi lavori più apprezzati in tutto il mondo. Fra questi, “Il fu Mattia Pascal“, “I vecchi e i giovani“, “Suo marito“, “Quaderni di Serafino Gubbio operatore“. Inoltre, l’autore comincia ad approfondire il genere teatrale, che presto gli porterà un enorme successo. 

Già noto grazie ai romanzi e alle novelle, Pirandello acquista fama internazionale grazie al teatro. “Sei personaggi in cerca di autore” è il primo di innumerevoli successi, che condurranno l’autore sino all’ottenimento del Premio Nobel per la Letteratura del 1934. Muore a Roma nel 1936, 10 anni dopo aver dato vita al suo capolavoro assoluto: “Uno, nessuno e centomila“. 

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