Piccolo testamento di Eugenio Montale è una poesia sulla sfiducia nei confronti dell’umano. La storia e la contemporaneità donano solo morte e distruzione.
È il manifesto sulla crisi di tutte le grandi ideologie laiche e religiose, che anziché donare benessere e prosperità, si sono fatte e si fanno ancora portatrici di chiusura e contrapposizione.
Piccolo testamento fu scritto nel 1953 e fa parte della sezione Conclusione provvisorie e chiude la raccolta di poesie la “La bufera e altro” di Eugenio Montale, pubblicata nel 1956.
Ma, scopriamo questa poesia di Eugenio Montale, dal testo un po’ complesso, ma dal significato profondo.
Piccolo testamento di Eugenio Montale
Questo che a notte balugina
nella calotta del mio pensiero,
traccia madreperlacea di lumaca
o smeriglio di vetro calpestato,
non è lume di chiesa o d’officina
che alimenti
chierico rosso, o nero.Solo quest’iride posso
lasciarti a testimonianza
d’una fede che fu combattuta,
d’una speranza che bruciò più lenta
di un duro ceppo nel focolare.
Conservane la cipria nello specchietto
quando spenta ogni lampada
la sardana si farà infernale
e un ombroso Lucifero scenderà su una prora
del Tamigi, dell’Hudson, della Senna
scuotendo l’ali di bitume semi-
mozze dalla fatica, a dirti: è l’ora.Non è un’eredità, un portafortuna
che può reggere all’urto dei monsoni
sul fil di ragno della memoria,
ma una storia non dura che nella cenere
e persistenza è solo l’estinzione.
Giusto era il segno: chi l’ha ravvisato
non può fallire nel ritrovarti.
Ognuno riconosce i suoi: l’orgoglio
non era fuga, l’umiltà non era
vile, il tenue bagliore strofinato
laggiù non era quello di un fiammifero.
Cosa resiste all’oblio della memoria?
Piccolo testamento è una poesia di Eugenio Montale che mette in evidenza la costante contrapposizione ideologica dell’umanità, troppo interessata a contrapporre le proprie convinzioni, rispetto alla naturale ricerca dell’armonia e del benessere individuale e collettivo.
Le tre strofe che compongono Piccolo testamento sono da leggere e rileggere con cura, da assaporare con lentezza gustandone ciascuna parola, verso dopo verso.
Nella poesia, Eugenio Montale racchiude il senso dell’intera raccolta, di cui infatti il componimento costituisce la conclusione.
Non sono la religione, con i riti e le credenze rassicuranti, o la fede politica, con parole e ideali altisonanti, a salvarci. Non è nemmeno la fiducia in una Storia che ha deluso in tutti i sensi, con la guerra, la povertà, e tutti i grandi stravolgimenti del Novecento. Sembra non esserci altro spazio se non per il dolore, in un mondo governato da politica, guerre e religione.
Piccolo testamento evidenzia le grandi crisi della contemporaneità. Il crollo delle grandi ideologie, che a colpi di “guerra fredda” e piccoli “conflitti caldi” hanno determinato inevitabilmente la loro stessa crisi.
È tutto e sempre in continua contrapposizione, secondo Montale, e come dargli torto. Tutto ciò non può che continuare a generare il peggio.
Montale con Piccolo Testamento, si fa portavoce di una speranza laica, non intrisa di ideologia, spuria da false convinzioni individuali e collettive. Il Mondo sembra invaso da un’inesorabile voglia di farsi del male, di auto-distruzione, la calata di “un ombroso Lucifero” sembra essere sempre dietro l’angolo.
Eugenio Montale rivendica la forza della sua umile poesia che della coerenza ne ha fatto la sua bandiera.
“L’orgoglio non era fuga, l’umiltà non era vile, il tenue bagliore strofinato
laggiù non era quello di un fiammifero”, sono proprio i versi che chiudono la poesia e rivendicano tutto l’impegno poetico di Montale a favore di un modo diverso di guardare alla vita e alla società.
Il senso di questa poesia oggi
Leggendo Piccolo testamento oggi, non possiamo fare a meno di pensare agli orrori delle guerre che stanno insanguinando il mondo.
Mentre i “grandi della Terra” giocano a scacchi con gli umani, sono a migliaia le vittime innocenti, i corpi mutilati, le vite distrutte.
A cosa serve continuare a sperare? Come si fa ad essere ottimisti, a pensare che il mondo non andrà a rotoli insieme a tutti i nostri buoni propositi?
Qualcosa ci salva: dall’odio, dal male, dall’insensatezza. E Montale ce ne fa dono con Piccolo testamento. Sono cose piccole, fragili, precarie e, per tale ragione, preziose.
Sono talmente tanto impercettibili e delicate da essere paragonate alla “traccia madreperlacea di lumaca”, o allo “smeriglio di vetro calpestato”.
Possono tenerci attaccati alla vita, lontani dall’oblio del tempo e dall’orrore della violenza: la poesia, la memoria, l’amore. Ecco il “piccolo testamento” di Eugenio Montale.