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Perché Leopardi è un inguaribile ottimista

Perché è ingiusto definire Leopardi pessimista? Ce lo spiega Carlo Picca

C’è una cosa che non mi ha mai convinto a pieno dei testi scolastici e delle parole di taluni docenti. La facilità critica con cui si è etichettato e si etichetta Leopardi come pessimista.

Trovo profondamente ingiusta questa sempliceria che si sussegue da decenni a partire dai testi scolastici e banchi di scuola nei confronti del poeta de LInfinito. Francamente, non è che siccome una persona è dalla salute fisica precaria lo si debba vedere per forza come, permettetemi il termine, uno “sfigato”, e non è perche molti critici hanno fin troppo cercato aderenze alla realtà nei suoi scritti senza leggere e approfondire le metafore che i testi del poeta di Recanati contenevano in sé, si debba ascriverlo per forza ai perdenti in amore e nella vita.

Pessimista per cosa? Per aver detto che la natura ci pone dinanzi una realtà bestiale nella quale ad esempio la grazia, il coraggio, l’eleganza, il merito, l’educazione, e altri nobili sentimenti vengono continuamente calpestati? Una realtà dove gli uomini da sempre giocano a chi è più forte sulle spalle dei più deboli ?

Ma la realtà umana se la si descrive per quella ferocia che è, significa essere pessimisti?  O si può essere realisti nel descriverla così come essa è?

Prendiamo La Ginestra, capolavoro assoluto del poeta. Il Vesuvio è la natura, che mentre noi uomini ci crediamo grandi e immortali, ci ricorda che siamo piccoli, molto piccoli al suo cospetto. Noi che nella grande maggioranza, solo quando la natura “sbotta”, come perfetti animali senza dono della riflessione, prendiamo consapevolezza di questa nostra piccolezza e vanità.

Se proprio dobbiamo dirla tutta, Leopardi è un profondo ottimista, perché nonostante abbia compreso a pieno come la natura sia posseduta da uno spirito vitalistico poco caritatevole che vede le sue leggi guidare l’esistenza, Darwin fra i primissimi ci ha consegnato a riguardo delle pagine illuminanti, egli si illude di poter parlare agli uomini invitandoli a riflettere con la poesia, con dei versi meravigliosi, coi suoi canti illuminanti.

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Infatti proprio ne La Ginestra, accoratamente ci dice il Poeta, che la possibilità che hanno gli uomini per accettare lo stato delle cose e convivervi, è rendersi conto della piccolezza umana rispetto alla vastità del tutto e cingersi in un grande spirito di fratellanza solidale, social catena.

Piuttosto positivo direi, pensare che gli uomini possano meditare un pensiero così profondo ascoltandolo a pieno nel proprio animo. Leopardi come i grandi inascoltati, una spanna sopra la mediocrità, a cercare di ricomporre il senso della frammentazione per individui, ai quali, per lo più, non interessa se non la loro pellaccia e sopravvivenza.

Da perfetto inguaribile ottimista Leopardi, nei suoi ultimi componimenti, affranto dal dolore fisico per la malattia, non si arrende e pensa a raccontar al mondo degli umani come sopravvivere e resistere alla forza della natura, e tutto ciò lo descrive nei suoi versi con una forza e sensibilità uniche. Riflessioni che solo umani ottusi non riescono a fare proprie, ahimè perché come si è spesso, alle prese sempre con le passioni delle viscere e alle prese con le regole della sopravvivenza.

Allora concludendo, se descrivere gli uomini e la natura per quello che sono, significa essere pessimisti, il concetto di realtà va a farsi inesplicabile.

Proviamo a rileggere tutti i versi e tutte le riflessioni del poeta sottraendolo dall’ingiusto cliché del pessimista. Leopardi era un romantico innamorato della vita e di quanto di più bello ella può possedere, dal perdersi su di un colle fino a celebrare le gesta degli eroi, fino a raccontare come un fiore candido può resistere ad un vulcano sterminatore.

Ce ne fosse di gente al mondo come Leopardi, questa terra sarebbe un luogo davvero piacevole.

Carlo Picca

Carlo Picca, pugliese, si è laureato in Lettere Moderne all’Università degli Studi di Bari. Libraio per bambini, Scrittore e Consulente letterario è iscritto all’ordine dei Giornalisti scrivendo di cultura su importanti magazine come questo. Per FaLvision Editore,ha pubblicato un saggio critico sperimentale sul Poeta italiano Sandro Penna che ha vinto il premio internazionale nel 2017 curato dall’istituto Italiano di Cultura di Napoli. Nel settembre 2018 ha pubblicato per Les Flaneurs un romanzo satirico sul mondo dei libri e dell’editoria dal titolo “Il Giro Giusto“.

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