“Passato” (1942) di Vincenzo Cardarelli, la poesia che riflette sul tempo e l’amore

4 Dicembre 2024

In “Passato”, Vincenzo Cardarelli ripercorre una storia d’amore giunta al termine e racconta la donna amata, ormai cristallizzata nel ricordo.

“Passato” (1942) di Vincenzo Cardarelli, la poesia sulla

L’amore fa vivere intensamente, fa volare via il tempo. Dopo, rimangono i ricordi. Di questi due temi, il sentimento e il tempo che passa, racconta Vincenzo Cardarelli nella sua poesia intitolata “Passato”.

“Passato” di Vincenzo Cardarelli

I ricordi, queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo,
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.

E tu non sei più che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria.
Ora sì, posso dire
che m’appartieni
e qualche cosa fra di noi è accaduto
irrevocabilmente. Tutto finì, così rapido!

Precipitoso e lieve
il tempo ci raggiunse.
Di fuggevoli istanti ordì una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l’amore
brucia la vita e fa volare il tempo.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Passato”

“Passato” è un componimento che fa parte della raccolta “Poesie”, pubblicata nel 1942 e ora fruibile all’interno del volume “Vincenzo Cardarelli. Opere”, pubblicato per la prima volta nel 1981 a Milano da Mondadori.

Il ricordo e l’amore

Questa poesia si costruisce su due nodi diversi che rispettivamente aprono e chiudono il componimento e, più o meno a metà percorso, si intrecciano. I versi iniziali si aprono con una metafora che vede protagonista i ricordi.

Essi sono assimilati alle ombre, che stanno visceralmente e irrimediabilmente attaccate al nostro corpo come un’appendice oscura, trascinata e logora. Trascinati dalla nostra mente e dal nostro cuore, logorati dal passare del tempo che li ingiallisce e li “sporca”.

“E tu non sei più un che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria”.

Questi i due versi che collegano la prima diapositiva, dedicata al ricordo, e quella dedicata alla donna amata e all’amore, ormai “trapassato nella memoria”.

Il tempo brucia e divora

Il tempo incalza, brucia e divora. Tutto. Neanche l’amore fa eccezione: non conosciamo i dettagli di ciò che è stato. Sappiamo che quel che è accaduto, è accaduto “irrevocabilmente” e “rapido”.

L’azione del tempo è ciò che rimane, insieme alle labili tracce che esso si lascia alle spalle. E, in effetti, l’intera poesia è costruita per ospitare quei versi finali che esprimono appieno l’idea che Vincenzo Cardarelli ha dell’amore: i sentimenti e la passione accelerano il corso della vita, fanno volare il tempo.

“Di fuggevoli istanti ordì una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l’amore
brucia la vita e fa volare il tempo”.

Chi è Vincenzo Cardarelli

La vita

Vincenzo Cardarelli, il cui vero nome è Nazareno Cardarelli, nasce a Corneto Tarquinia, un borgo della maremma laziale, il 1° maggio 1887. Consegue solo la licenza elementare ma poi continua gli studi come autodidatta.

Si trasferisce non ancora ventenne a Roma dove per mantenersi intraprende vari mestieri per dedicarsi infine al giornalismo professionale. Collabora con varie testate, tra cui l’Avvenire, la Voce, la Ronda, di cui è il fondatore insieme a Cecchi e Bacchelli. Ha un’esistenza inquieta, bohemienne e solitaria.

La produzione poetica

Cardarelli è prolifico autore di prosa e poesie. Le sue opere in prosa sono permeate di autobiografismo e di lirismo. Le poesie, invece, che sono fra i suoi lavori più conosciuti ed apprezzati, aspirano ad un “ritorno a Leopardi” ma allo stesso tempo sono colme di temi ed espressioni sensuali che ricordano gli ideali poetici di Gabriele D’Annunzio.

Fra i topoi prediletti vi sono le stagioni, le descrizioni di natura e borghetti, il viaggio e i sentimenti. Vive per tutta la vita in condizioni economiche precarie, in camere d’affitto. Muore a Roma il 18 giugno 1959.

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