Oggi è domenica di Nazim Hikmet è una poesia di grande emozione che ricorda come la vera bellezza della vita risieda nelle cose più semplici, nel cielo, nel sole, nella terra e nell’aria che si respira. Nei momenti più difficili diventa chiaro che ciò che conta davvero è poter godere del bene più prezioso, la vita stessa.
Le prigioni non sono soltanto quelle reali fatte di muri, cancelli e sbarre. Spesso sono le prove dell’esistenza, la malattia, le delusioni, le insoddisfazioni e le frustrazioni a rinchiudere le persone in un carcere invisibile, facendo dimenticare che il vero dono è la libertà di essere vivi.
Nazim Hikmet, che per le sue idee conobbe la prigionia e trascorse quasi dodici anni della propria vita dietro le sbarre, trasformò l’esperienza del dolore in un canto di umanità. Nelle sue parole la libertà non è un diritto negato ma una condizione interiore, la capacità di sentire la bellezza anche dentro i limiti più duri. Questa poesia rappresenta un invito a riscoprire la libertà interiore e la felicità autentica che nascono dal semplice atto di esistere.
Oggi è domenica fu scritta nel 1938 e fa parte della raccolta Bütün Şiirleri (Tutte le poesie) di Nazim Hikmet, pubblicata nella sua edizione più ampia e completa dalla casa editrice turca Yapı Kredi Yayınları (YKY) nel 2007 all’interno della prestigiosa collana Delta Serisi, considerata oggi l’antologia di riferimento che riunisce l’intera opera poetica dell’autore.
Leggiamo questa meravigliosa poesia di Nazim Hikmet per viverne l’atmosfera e apprezzarne il profondo significato.
Oggi è domenica di Nazim Hikmet
Oggi è domenica.
Oggi mi hanno portato per la prima volta al sole.
E io, per la prima volta nella mia vita,
ho visto quanto il cielo può essere lontano,
quanto può essere blu.Poi, con rispetto, mi sono seduto sulla terra,
ho appoggiato la schiena al muro.
In quell’istante,
meravigliato della sua vastità,
sono rimasto immobile,
senza più desiderio di tuffarmi nelle onde.In quell’istante
non c’erano più né lotta, né libertà, né il mio sangue.
C’eravamo soltanto la terra, il sole e io.
Felice…1938
(Traduzione a cura di Libreriamo)
Bugün pazar, Nazim Hikmet (Il testo originale)
Bugün pazar.
Bugün beni ilk defa güneşe çıkardılar.
Ve ben ömrümde ilk defa gökyüzünün bu kadar benden uzak
bu kadar mavi
bu kadar geniş olduguna şaşarak
kımıldanmadan durdum.Sonra saygıyla topraga oturdum,
dayadım sınıını duvara.
Bu anda ne düşmek dalgalara,
bu anda ne kavga, ne hürriyet, ne kanm.
Toprak, güneş ve ben
Bahtiyanm…1938
La domenica come simbolo di libertà, rinascita e felicità
Per comprendere fino in fondo il significato di Oggi è domenica, la poesia di Nazim Hikmet, dobbiamo evidenziare che fu scritta nel 1938 quando il poeta turco si trovava all’interno delle mura fredde e severe del Carcere Militare del Comando Centrale di Ankara, dove era stato rinchiuso per la sua attività sovversiva contro il regime.
Nâzım Hikmet non è un prigioniero come gli altri. È un poeta che ha scelto la parola come forma di resistenza, un uomo che ha pagato rinunciando alla propria libertà per restare fedele alle proprie idee. È stato da poco condannato a 28 anni e 4 mesi di reclusione.
L’accusa era di “istigazione alla disobbedienza e propaganda sovversiva tra i militari”, in un clima storico in cui le sue idee socialiste e pacifiste erano considerate una minaccia per il regime. La sentenza fu la somma di più procedimenti giudiziari, tutti legati alle sue attività artistiche e politiche, e rappresentò una delle pene più dure inflitte in Turchia a un intellettuale del suo tempo.
Hikmet trascorse circa 12 anni in prigione tra il carcere militare di Ankara, quello di Çankırı e il carcere di Bursa, dove riuscì comunque a scrivere, dipingere e tradurre. Nel 1950, a seguito di una vasta mobilitazione internazionale di artisti e intellettuali, tra cui Pablo Picasso, Jean-Paul Sartre e Pablo Neruda, il poeta fu finalmente liberato.
Quindi, il contesto è chiaro il poeta turco ha da poco iniziato la sua durissima durissima pena e i giorni precedenti a questo momento sono stati riempiti solo dal silenzio, dal buio e dalla privazione. È evidente che ha vissuto il primo periodo di prigione in assoluto isolamento, senza l’opportunità neppura di un momento d’aria.
La prima volta viene condotto fuori dalla cella, la sua poesia trova immediata vita. Il corpo, abituato all’ombra, incontra la luce del sole. L’aria si riempie di spazio, il cielo torna visibile, la terra diventa un punto d’appoggio. Tutto ciò che era scomparso ritorna, ma con un’intensità nuova. È la prima ora d’aria, ma anche la prima ora della sua rinascita.
È questa l’esperienza in cui nasce Oggi è domenica. Hikmet non scrive per raccontare la prigione, ma per dire che anche nel luogo più chiuso può esistere un’apertura interiore. La poesia non parla di dolore ma di gratitudine. Non celebra la libertà come conquista politica ma come condizione dell’anima, come capacità di riconoscere la vita anche quando sembra perduta.
Quel giorno, in un cortile di prigione, Nazim Hikmet scopre che esistere è già un miracolo. La terra sotto i piedi, il cielo sopra la testa e il sole che lo scalda diventano i tre elementi di una felicità assoluta. È domenica, e per la prima volta dopo tanto tempo, è di nuovo vita.
Il miracolo della vita che si riscopre nella libertà interiore
Nei versi di Oggi è domenica Nâzım Hikmet consegna al lettore una delle più alte esperienze poetiche del Novecento. Non racconta la prigione ma la possibilità di sentirsi vivi anche dentro di essa. Ogni immagine della poesia è concreta e insieme simbolica.
Il cielo che appare lontano e immenso diventa il segno della libertà desiderata e mai del tutto perduta. La terra su cui si siede è il ritorno all’origine, la riconciliazione con la materia, la consapevolezza di appartenere al mondo nonostante tutto. Il muro contro cui appoggia la schiena rappresenta il limite che non distrugge ma sostiene.
In questo equilibrio di luce e immobilità il poeta trova una forma di felicità pura. Non ha più bisogno di ribellarsi o di fuggire. Gli basta sentire l’aria, vedere il cielo, accogliere il sole come una carezza che illumina l’anima. È la scoperta che la vita, anche ridotta all’essenziale, è un dono assoluto.
Il messaggio che Hikmet affida a questa poesia è universale. La vera libertà non coincide con l’assenza di confini ma con la capacità di abitarli senza smettere di sentire. La felicità non è fuori di noi ma nello sguardo con cui sappiamo ancora riconoscere la bellezza del mondo. In quell’istante di quiete, tra la terra e il sole, il poeta ritrova se stesso e ci ricorda che la vita, anche nel dolore, resta un miracolo da custodire.
La vita si comprende davvero solo quando non è più libera
Oggi è domenica è la voce di chi ha conosciuto la privazione più dura e ha imparato a trasformarla in gratitudine. Nâzım Hikmet scrive dopo giorni di isolamento, nel silenzio di un carcere, e in quella prima ora di sole ritrova la verità che appartiene a ogni essere umano. La vita è bella, anche quando è ferita, anche quando non si può viverla come si desidera.
Questa poesia parla prima di tutto a chi non conosce la libertà per le proprie idee, a chi è stato ridotto al silenzio, a chi ha perso tutto e continua a resistere. A tutti gli oppressi che purtroppo esistono sulla Terra. A tutti coloro che sono perseguitati e sono costretti a vivere il buio della malvagità semplicemente perché sono nati nel posto e nel momento sbagliato, a chi vive in paesi oppressi e sogna un futuro di dignità e di pace.
Parla a chi affronta la malattia e sente la distanza tra ciò che vorrebbe e ciò che può. Mette al centro chi vive la povertà e lotta per la sopravvivenza, Parla a chi ogni giorno deve combattere per respirare, per restare in piedi, per conservare la propria umanità.
Ma Nazim Hikmet parla anche a chi, pur essendo libero, dimentica di esserlo. A chi si lascia rinchiudere in prigioni invisibili fatte di paure, di ansie, di delusioni, di vuoti affettivi e di insoddisfazioni che spengono il senso della vita. In questa società che corre e consuma tutto, questa poesia diventa una voce di verità. Ricorda che la felicità non dipende da ciò che manca, ma da ciò che si riesce ancora a sentire.
Il poeta insegna che la vita è un bene fragile e sacro, che la libertà più autentica non è quella che si conquista con la forza ma quella che nasce dentro, quando si riconosce la bellezza anche nelle giornate più difficili. Si comprende davvero quanto la vita sia preziosa solo quando la si vede limitata, quando la luce torna dopo il buio.
Per questo Hikmet invita a non farsi del male, a non sprecare il dono dell’esistenza, a non chiudersi nelle proprie gabbie interiori. Anche chi vive la privazione più estrema può ritrovare la forza di sentirsi vivo. Il poeta ci ricorda che ogni volta che si respira, che si guarda il cielo, che si sente la terra sotto i piedi, la vita vince ancora.
La sua poesia è una carezza per chi soffre e un richiamo per chi dimentica. Vivere resta l’atto più coraggioso e luminoso che un essere umano possa compiere. Il suo messaggio di speranza e di rinascita è universale e eterno. Non dobbiamo mai dimenticare che “Oggi è domenica!”.