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“Notte di maggio” poesia di Giuseppe Ungaretti sulla nostalgia dell’emigrato

Scopri "Notte di maggio", la nostalgica poesia di Giuseppe Ungaretti che riporta il poeta alle atmosfere della sua città natale.

Notte di maggio di Giuseppe Ungaretti è una poesia che vogliamo dedicare a tutti coloro a cui manca la loro terra lontana e vivono nel ricordo di qualcosa che non ci sarà mai più.

In tantissimi per motivi di lavoro, di studio hanno lasciato la città natale, i loro cari, gli amici, i luoghi amati. Così come in tantissimo hanno dovuto lasciare la loro terra per la povertà, per la repressione, per le violenze subite, per la semplice voglia di un futuro migliore. 

E Giuseppe Ungaretti sembra condividere e dedicare i suoi versi a tutti coloro che si sono trovati lontano da casa. Il ricordo, la memoria sarà per molti l’unica linea di congiunzione con il proprio passato.

Notte di maggio fa parte della prima parte, intitolata “Ultime”, datata 1914/15, della raccolta L’Allegria (1931). 

Ma, leggiamo Notte di maggio, questa breve poesia ricchissima di emozioni e significato.

Notte di maggio di Giuseppe Ungaretti

Il cielo pone in capo
ai minareti
ghirlande di lumini.

Il significato di una Notte di maggio

Giuseppe Ungaretti in Notte di maggio rende evidente il ricordo della città in cui era vissuto fino al 1912 prima del trasferimento a Parigi.

Nella memoria evidentemente anche i suoi genitori. Il poeta, infatti, nacque ad Alessandria d’Egitto l’8 febbraio 1888 da italiani della provincia di Lucca. 

E nel ricordo della sua Notte di maggio c’è forse anche la figura del padre Antonio, che morì in quella terra lontana quando Giuseppe Ungaretti aveva solo 2 anni. 

Nella memoria di Giuseppe Ungaretti ci sono i sacrifici della mamma, Maria Lunardini, che tanto fece per farlo studiare in una delle migliori scuole di Alessandria d’Egitto, la svizzera École artistique Jacot.

In quella scuola e in quella città conobbe l’amore per la poesia, il dono più grande che ha permesso a questo autore di rimanere nella memoria per sempre. 

La notte di maggio di Parigi lo riporta a casa

In una Notte di maggio, in un momento di riflessione, di rilassamento, di evasione, guardando le luci notturne di Parigi, la memoria riporta il poeta indietro alla sua città natale. 

L’immagine che emerge immediatamente è quella dei “minareti” islamici che portano inesorabilmente ad alzare la testa e a guardare il cielo. 

Quelle “ghirlande di lumini” sono le stelle che avvolgono la torre delle moschee tipiche dei paesi dell’Islam, quale era appunto Alessandria d’Egitto. 

La pace e l’armonia emana dai versi di Ungaretti, così come quella nostalgia che chi emigra porta sempre con sé. 

Lo stesso Giuseppe Ungaretti sembra confermare la visione vissuta leggendo i suoi versi.

Per spiegare, infatti, da dove gli arrivò l’ispirazione di alcune brevi poesie scritte poco prima della guerra e inserite poi nella raccolta L’Allegria, Ungaretti scrive: 

Alcuni vocaboli deposti nel silenzio come un lampo nella notte, un gruppo fulmineo d’immagini, mi bastavano a evocare il paesaggio sorgente d’improvviso ad incontrarne tanti altri nella memoria.

Dedicato a tutti coloro che hanno lasciato la loro terra

Notte di maggio sembra dare voce a tutti coloro che in una notte di maggio guardando le luci della città dove sono migrati, viaggiano con la mente al cielo notturno delle proprie origine. 

Il cielo che sembra essere senza luogo, in realtà diventa sinonimo del propria identità. Quelle stelle luccicanti indistinte, hanno un’identità che in maniera distratta e involontaria si fissano nella memoria. 

Se ci pensiamo la stessa sensazione la crea il mare. Guardando i riflessi di luci che si infrangono sulla sua superficie, si rimane ipnotizzati e la memoria viene stimolata alla ricerca di magiche sensazioni vissute prima.

Per Ungaretti quelle stelle illuminano la mancanza del padre, perso troppo presto e magari lo sguardo paterno lo accompagna attraverso la luce di quelle stelle.

C’è la mamma che guarda e accompagna Ungaretti attraverso quelle stelle. E c’è evidentemente quella voce che tramite il minareto permette a Giuseppe Ungaretti di rivivere le sensazioni della propria origine.

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