“Nostalgia” (1874) di Giosuè Carducci, la poesia dedicata alla dolce malinconia dei ricordi

4 Luglio 2025

L'infanzia, quell'età spensierata ormai perduta che ricordiamo con amore e malinconia: è questo il tema di "Nostalgia", una bellissima lirica di Giosuè Carducci che ci ricorda quanto sia dolce e al contempo doloroso guardarci indietro.

"Nostalgia" (1874) di Giosuè Carducci, la poesia dedicata alla dolce malinconia dei ricordi

Nostalgia” è forse una delle più belle liriche di Giosuè Carducci. Qui, l’amore per la terra d’origine, la genuinità dei ricordi d’infanzia e la tristezza per il tempo che passa lasciando traccia di sé nella nostalgia, si intrecciano, dando vita ad una poesia intima, che sentiamo anche un po’ nostra.

“Nostalgia” di Giosuè Carducci

Tra le nubi ecco il turchino
Cupo e umido prevale:
Sale verso l’Apennino
Brontolando il temporale.
Oh se il turbine cortese
Sovra l’ala aquilonar
Mi volesse al bel paese
Di Toscana trasportar!

Non d’amici o di parenti
Là m’invita il cuore e il volto:
Chi m’arrise a i dí ridenti
Ora è savio od è sepolto.
Né di viti né d’ulivi
Bel desio mi chiama là:
Fuggirei da’ lieti clivi
Benedetti d’ubertà.

De le mie cittadi i vanti
E le solite canzoni
Fuggirei: vecchie ciancianti
A marmorei balconi!
Dove raro ombreggia il bosco
Le maligne crete, e al pian
Di rei sugheri irto e fosco
I cavalli errando van.

Là in maremma ove fiorío
La mia triste primavera,
Là rivola il pensier mio
Con i tuoni e la bufera:
Là nel ciel nero librarmi
La mia patria a riguardar,
Poi co ’l tuon vo’ sprofondarmi
Tra quei colli ed in quel mar.

Il significato di questa poesia

Il paesaggio, specchio dell’anima

Carducci apre la poesia con una scena atmosferica potente: “Tra le nubi ecco il turchino / Cupo e umido prevale”. Il contrasto tra il 4turchino e il cupo, tra la luce e l’umidità del temporale, segna da subito l’ingresso in un mondo sospeso fra realtà e memoria, un cielo che si fa metafora emotiva.

Il temporale non è minaccia: è “turbine cortese”, vento che potrebbe sollevare il poeta “sovra l’ala aquilonar” e trasportarlo in Toscana. Il desiderio non è quello di tornare in un luogo concreto, ma in un tempo dell’anima, che coincide con la sua “triste primavera”, ossia l’adolescenza o la giovinezza intrisa di malinconia e scoperta.

Il tema della nostalgia

Giosuè Carducci, con consapevolezza matura, precisa che non sono “amici o parenti” a richiamarlo. Quelli che un tempo furono presenze luminose ora “sono savi o sepolti”: o sono cambiati, o non ci sono più.

Il ricordo non ha bisogno di persone né di cose. Neppure la fertilità della terra lo attrae: è qualcosa di più oscuro, e più profondo, a chiamarlo. Là dove altri vedrebbero prosperità, il poeta vede una bellezza che ha smesso di parlare al suo cuore.

Anzi, proprio la civiltà, con le sue “canzoni” e i suoi “marmorei balconi”, viene rifiutata: “vecchie ciancianti”, ovvero parole vuote e retoriche, che hanno perso verità.

Il paesaggio del cuore

Il paesaggio della Maremma, con le “maligne crete” e i “rei sugheri”, si oppone radicalmente all’immagine classica di bellezza bucolica. Qui la natura è aspra, difficile, scarna.

Eppure, è proprio lì che fiorì “la mia triste primavera”, l’epoca della formazione, del dolore giovane, della prima coscienza di sé. Il poeta non idealizza: anzi, torna su un luogo che ha qualcosa di violento e desolato, ma che per questo coincide perfettamente con il suo paesaggio interiore. L’ultima strofa è di grande impatto simbolico: “Là nel ciel nero librarmi / la mia patria a riguardar, / Poi col tuon vo’ sprofondarmi / tra quei colli ed in quel mar”.

È un desiderio quasi titanico: osservare dall’alto la propria patria, e poi sparire con il tuono. Non un ritorno rassicurante, ma un tuffo nel cuore oscuro delle proprie origini, una resa alle radici più profonde.

Una lirica esistenziale

In “Nostalgia”, Giosuè Carducci va ben oltre l’elegia del tempo perduto: costruisce una poesia esistenziale, dove la memoria non consola, ma agita. Dove la natura, la Maremma, i luoghi dell’infanzia sono percorsi da un’inquietudine che si fa voce.

La scelta della metrica — quartine di ottonari e novenari — contribuisce a creare un ritmo incalzante, come un vento che spinge e non dà tregua. E così, la nostalgia qui è uno stato dell’anima complesso, non legato a singole persone o episodi, ma a una condizione profonda, che ciascuno può riconoscere in sé. È il bisogno di rientrare in contatto con ciò che ci ha formati, anche se doloroso, anche se lontano.

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