“Non per tutti è domenica” di Gianni Rodari, poesia sul valore universale della festa

4 Ottobre 2025

Scopri la forza dei versi di "Non per tutti è domenica" poesia che spinge a riflettere sul fatto che per molti grandi e bambini non c'è festa.

"Non per tutti è domenica" di Gianni Rodari, poesia sul valore universale della festa

Non per tutti è domenica di Gianni Rodari è una poesia per bambini, ma che dovrebbero leggere anche agli adulti. La domenica dovrebbe essere un giorno di festa, un giorno da dedicare alla pausa dopo una settimana di lavoro o di studio. Ma, in tantissimi sono costretti a lavorare, per garantire agli altri i servizi essenziali e voluttuari. Non dimentichiamo però quelli che non hanno neppure il lavoro e conoscono la fame, anche la domenica.

Il poeta italiano come sempre condivide la sua grande sensibilità. offrendo a grandi e piccini un momento di riflessione e di sensibilizzazione. È vero ci sono tanti costretti a rinunciare alla festività domenicale, ma ci sono altri che non hanno neppure i mezzi fondamentali per vivere.

Non per tutti è domenica fa parte degli libro Filastrocche lunghe e corte, Einaudi, 2010 e possiamo dire che nello stole di Gianni Rodari si mette in evidenza una realtà sociale che merita di essere celebrata, omaggiata.

Ma, leggiamo questa magica filastrocca di Gianni Rodari per coglierne il potente messaggio sociale.

Non per tutti è domenica di Gianni Rodari

Filastrocca della domenica,
un po’ allegra, un po’ malinconica,
malinconica vuol dire mesta:
non per tutti domenica è festa.

Non è festa per il tranviere,
il vigile urbano, il ferroviere,
non è domenica per il fornaio,
per il garzone del lattaio.

Ma tutti i giorni sono neri
per chi ha tristi pensieri;
per chi ha fame, è proprio così:
ogni giorno è lunedì.

Rendiamo omaggio a chi non può vivere la festa 

La domenica è il giorno che tutti attendono, il momento in cui il lavoro si ferma, la scuola tace, e la vita sembra concedere una pausa. Eppure Gianni Rodari, con la sua poesia Non per tutti è domenica, ricorda che la realtà non è così semplice. La festa non è di tutti, e non lo è mai stata. Con una filastrocca apparentemente lieve, l’autore spalanca una riflessione che riguarda tanto i bambini a cui si rivolge, quanto gli adulti che leggono insieme a loro.

La poesia di Gianni Rodari si apre con un tono subito duplice:

Filastrocca della domenica,
un po’ allegra, un po’ malinconica,
malinconica vuol dire mesta:
non per tutti domenica è festa.

Rodari gioca con due emozioni contrastanti, allegria e malinconia, come se già dall’inizio volesse avvertirci che la domenica non è soltanto festa e sorrisi, ma anche assenza, stanchezza, sacrificio. La parola “malinconica”, spiegata con l’aggettivo “mesta”, viene semplificata per i bambini, ma allo stesso tempo offre agli adulti un termine carico di storia e profondità. È la tristezza di chi guarda la festa da lontano, senza poterne godere.

Poi il poeta scende nel concreto, elencando i mestieri di chi la domenica non può riposare: il tranviere, il ferroviere, il vigile urbano, il fornaio, il garzone del lattaio. Figure quotidiane, volti noti della città, che continuano a lavorare quando altri si siedono a tavola. Non sono professioni scelte a caso, si tratta di lavori che garantiscono servizi essenziali, legati al movimento, ai trasporti, al pane quotidiano.

Rodari li nomina con ritmo cantilenante, rendendo memorabile l’elenco: “tranviere/ferroviere, fornaio/lattaio.” È la musica semplice della filastrocca che accompagna però una verità dura. La festa non è universale, e non tutti hanno la possibilità di fermarsi.

Ma è negli ultimi versi che Rodari compie il salto più alto, mostrando la grandezza della sua poesia civile.

Ma tutti i giorni sono neri
per chi ha tristi pensieri;
per chi ha fame, è proprio così:
ogni giorno è lunedì.

La domenica non manca solo a chi lavora. Non esiste soprattutto a chi non ha lavoro, a chi vive nella miseria, a chi non sa come sfamarsi. La fame cancella il senso della festa, annulla il tempo del riposo. Per chi non ha nulla, ogni giorno è identico, e non c’è alcuna tregua. “Ogni giorno è lunedì” è una formula perfetta. Il lunedì è il giorno che segna la ripresa della fatica, il peso del quotidiano. Trasformare tutti i giorni in lunedì significa togliere alla vita qualsiasi luce di festa, qualsiasi promessa di respiro.

Qui si coglie la grandezza del “Maestro d’Italia”, con parole leggere e vicine all’infanzia, Rodari riesce a toccare le ingiustizie più profonde. Non si limita a osservare i lavoratori che non conoscono pausa, ma guarda oltre, verso chi è escluso, verso chi non ha accesso nemmeno al diritto fondamentale del lavoro.

È un messaggio che resta attualissimo. Ieri erano i tranvieri e i fornai, oggi sono i commessi dei centri commerciali, i rider, gli addetti ai call center, gli operatori del digitale. La domenica, da giorno speciale, è diventata sempre più un giorno normale, spinto dalle logiche del consumo che pretende di non fermarsi mai. Ma dietro questa trasformazione, Rodari ci ricorda che il vero dramma non è solo il lavoro nei festivi, bensì la povertà e la fame che rendono impossibile la festa.

Per questo Non per tutti è domenica non è soltanto una filastrocca da leggere ai bambini. È una piccola grande opera del neorealismo poetico, capace di svelare le disuguaglianze con delicatezza e precisione. Nelle sue rime semplici si cela una denuncia potente, che parla di dignità, di diritti, di esclusione sociale.

Gianni Rodari invita a non dimenticare chi resta fuori dalla festa, chi non può mai conoscere la leggerezza di una domenica. La sua voce resta ancora oggi un appello alla coscienza collettiva. La festa non può dirsi vera finché non è per tutti.

Una domenica per tutti i popoli del Mondo

La forza di Non per tutti è domenica non si esaurisce nella denuncia del lavoro nei giorni festivi. Nei suoi versi si nasconde un richiamo che va molto oltre: riguarda tutti coloro che, in ogni parte del mondo, non conoscono tregua, non hanno riposo, non hanno la possibilità di vivere la festa perché schiacciati dalla fame, dalla guerra, dalla povertà, dall’ingiustizia. Se per alcuni la domenica si riduce a un giorno di consumo e svago, per troppi la vita resta un interminabile lunedì, fatto di sacrifici, privazioni e assenza di diritti.

Ed è proprio qui che il genio di Rodari diventa ancora più evidente. Parlare di temi così complessi attraverso una filastrocca per bambini. In questo modo non solo gli adulti vengono invitati a riflettere, ma i più piccoli imparano che la festa non è vera se non è per tutti, che la gioia non si vive da soli, ma condividendola.

Il geniale “Maestro d’Omegna” educa alla solidarietà, alla compassione, alla capacità di guardare oltre i propri confini. È un seme che, piantato nell’infanzia, può crescere in un senso profondo di giustizia e di responsabilità verso gli altri.

Così la poesia non è solo un omaggio a chi lavora nei giorni festivi, ma un invito a pensare a tutti coloro che nel mondo non conoscono la domenica, perché vivono nella fame o nella guerra. Ai bambini Rodari lascia il compito più grande: immaginare un futuro in cui la domenica, simbolo di pace e dignità, appartenga finalmente a tutti i popoli.

© Riproduzione Riservata