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“Non gridate più”, la poesia di Ungaretti che invoca la pace

"Non gridate più" è una poesia di Giuseppe Ungaretti, contenuta nell'opera "Il dolore". Invoca alla pace in nome dei caduti in guerra.

La poesia “Non gridate più” diventa un grido di dolore e di aiuto rivolto a tutta l’umanità. Ungaretti, massimo esponente del decadentismo, avendo vissuto sulla propria pelle l’orrore della guerra, si fa portavoce di un sentimento comune. È contenuta nel libro “Il dolore“, raccolta di liriche composte tra il 1937 e il 1946 ed è suddivisa in sei sezioni. Parole di forza, utili in questi tempi di sofferenza dove vorremmo tutti smettere di gridare.

La salvezza nel dolore

Nel libro “il dolore” le diverse sezioni sono collegate da un unico tema: il dolore; la vicenda autobiografica e quella collettiva si fondono nell’analisi del destino di sofferenza degli uomini, riscattato da un messaggio di solidarietà umana che invita, però, alla speranza.  In questo caso specifico, la poesia “non gridate più” , è a coloro che hanno superato gli anni tragici della Prima guerra mondiale. Come una vera e propria preghiera, il tono imperativo (“Cessate”, “non gridate”, …) invita gli uomini a salvare sé stessi, per riscoprire i valori della solidarietà e della pietà. Il poeta esorta a superare i problemi che ancora insanguinano la vita politica del nostro paese. I caduti non possono essere stati inutili, da essi deve provenire una lezione di salvezza. Il loro “impercettibile sussurro” insegna a porre fine alle barbarie  (“non gridate più”).  Le ripetute esortazioni a “non gridare” si rifanno alla tradizione poetica, che porta  Ungaretti a rispettare le misure tradizionali del verso con gli schemi della poesia novecentesca. 

"Inverno", la poesia di Ungaretti che racconta i bisogni della nostra anima

“Inverno”, la poesia di Ungaretti che racconta i bisogni della nostra anima

“Inverno” di Giuseppe Ungaretti racconta con una straordinaria similitudine i bisogni della nostra anima.

La poesia di Ungaretti

Cessate di uccidere i morti
non gridate più, non gridate
se li volete ancora udire,
se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
non fanno più rumore
del crescere dell’erba,
lieta dove non passa l’uomo.

 

 

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