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“Ninna nanna de la guera” di Trilussa, l’inno di pace dedicato alle future generazioni

La Ninna nanna di Trilussa per dire no a tutte le guerre.

“Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili”

In queste ore il mondo sta con il fiato sospeso in attesa delle prossime mosse di Iran e Israele. E mentre la guerra infuria e miete vittime, ci sarà pure qualcuno che si chiede: “Perché?”.

A che pro tutte queste sofferenze? Quanto stiamo perdendo pur di ottenere del denaro, del potere, delle concessioni? Quale valore attribuiamo alla vita umana?

Trilussa, poeta e scrittore che ha nutrito di nuova linfa vitale il romanesco con i suoi versi ironici, spiazzanti, crudi e teneri allo stesso tempo, ci ha regalato un inno contro la guerra che oggi sembra più attuale che mai: Ninna nanna de la guera.

Ninna nanna de la guera, un inno alla pace

Era il 1914. L’Italia si fronteggiava tra neutralità e intervento nella Prima Guerra Mondiale.

Ed il fronte pacifista trovo un vero e proprio manifesto in una ninna nanna. Diventò un tormentone e da Roma si diffuse in tutta Italia.

Era diventato un inno a resistere contro la partecipazione alla guerra.

Ma il fronte dell’intervento alla guerra vinse e La Ninna Nanna diventò il canto delle trincee, la speranza che la guerra finisse quanto prima.

Tutta la dolcezza al servizio della pace

La ninna nanna della guerra è un bellissimo componimento in cui Trilussa accosta due mondi che non dovrebbero avere nulla in comune: la guerra e i bambini.

Con la formula della ninna nanna, infatti, il poeta romanesco comunica con un bambino e lo culla per indurlo con serenità al sonno, mentre fuori infuria la guerra.

Ed è proprio la guerra la vera protagonista della ninna nanna. Trilussa utilizza parole che risuonano anche nelle nostre menti, nei nostri cuori. Parole in cui abita una sconvolgente attualità, perché anche oggi i potenti della terra causano violenza e morte per i loro capricci, e i popoli cosiddetti civili giocano ad uccidersi con “spade e fucili”.

È passato più di un secolo, ma noi non cambiamo mai. Dovremmo riflettere di più sul nostro operato, sull’ipocrisia che ci contraddistingue, su quante persone stiano soffrendo e morendo a causa delle guerre insensate che ci ostiniamo a portare avanti senza curarci di chi le vive realmente e perde tutto a causa loro.

La ninna nanna della guerra di Trilussa

Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.

Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

Chi è Trilussa

Trilussa, pseudonimo anagrammatico di Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, è stato un poeta, scrittore e giornalista italiano, particolarmente noto per le sue composizioni in dialetto romanesco.

Con un linguaggio arguto, appena increspato dal dialetto borghese, Trilussa ha commentato circa cinquant’anni di cronaca romana e italiana, dall’età giolittiana agli anni del fascismo e a quelli del dopoguerra.

La corruzione dei politici, il fanatismo dei gerarchi, gli intrallazzi dei potenti sono alcuni dei suoi bersagli preferiti. In alcune sue poesie, come Er venditore de pianeti, Trilussa manifestò anche un certo patriottismo di marca risorgimentale.

Ma la satira politica e sociale, condotta d’altronde con un certo scetticismo qualunquistico, non è l’unico motivo ispiratore della poesia trilussiana.

Frequenti sono i momenti di crepuscolare malinconia, la riflessione sconsolata, qua e là corretta dai guizzi dell’ironia, sugli amori che appassiscono, sulla solitudine che rende amara e vuota la vecchiaia (i modelli sono, in questo caso, Lorenzo Stecchetti e Guido Gozzano).

La chiave di accesso e di lettura della satira del Trilussa si trovò nelle favole. Come gli altri favolisti, anche lui insegnò o suggerì, ma la sua morale non fu mai generica e vaga, bensì legata ai commenti, quasi in tempo reale, dei fatti della vita. Non si accontentò della felice trovata finale, perseguì il gusto del divertimento per sé stesso già durante la stesura del testo e, ovviamente, quello del lettore a cui il prodotto veniva indirizzato.

Gigi Proietti recita La Ninna Nanna di Trilussa

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