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Maria Luisa Spaziani e il canto della natura nella poesia “Scorreva un vento caldo sugli abeti”

Il 30 giugno del 2014 ci lasciava Maria Luisa Spaziani, prolifica autrice, poetessa e traduttrice. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, vi proponiamo “Scorreva un vento caldo sugli abeti”.

Nel giorno in cui ricorre l’anniversario della morte della grande autrice, poetessa e traduttrice Maria Luisa Spaziani, condividiamo con voi un suo componimento dedicato al soggiorno in Sicilia e alla memoria: “Scorreva un vento caldo sugli abeti”.

Scorreva un vento caldo sugli abeti di Maria Luisa Spaziani

Scorreva un vento caldo sugli abeti
tenebrosi da secoli, e portava
da fondali africani un grido lungo
come un corno da caccia. Solo il tonfo
delle pigne ritmava il suo ruggito 
lontano, quasi musica, e rasente

il disco della luna, rari uccelli
notturni sciabolati sul confine
d’ombra e di luce qui da te giungevano
a portare messaggi che ora il tempo 
mi esalta e mi confonde. Fu una notte
di aspettazione, e lento San Lorenzo

si annunciava con pianti di comete,
gigli che si sfogliavano nel buio
senza mani a raccoglierli. Passavano
lungo il tratturo i cani dei pastori,
neri dentro la tenebra dei pini,
i cani, occhi provvidi del giorno

e ora anime perse, inquieti lemuri
dell’estate che scavano entro zone
precluse il loro grido di rivolta,
e da millenni lo affidano al canto
delle sorgenti in corsa verso il mare.

Maria Luisa Spaziani

Maria Luisa Spaziani nasce a Torino il 7 dicembre del 1922. La sua famiglia è particolarmente agiata: il padre è infatti proprietario di un’azienda che produce prodotti chimici e dolciari.

L’interesse e il talento per le materie umanistiche spiccano subito in Maria Luisa Spaziani, che a soli 19 anni dirige una piccola rivista – dal nome “Girasole”, in seguito modificato ne “Il dado” – riuscendo a farvi pubblicare anche opere inedite di autori di spicco come Vasco Pratolini, Sandro Penna e Umberto Saba.

Nello stesso periodo, Maria Luisa Spaziani si iscrive all’università di Torino, in particolare alla facoltà di lingue, e si specializza nell’inglese, nel tedesco e nel francese, la sua vera grande passione. La tesi con cui si laurea è incentrata sulla figura e sull’opera di Marcel Proust.

Dopo la laurea, la donna vive per un certo periodo della sua passione: scrive, traduce – fra gli autori tradotti da Maria Luisa Spaziani figurano Marguerite Yourcenar, Pierre de Ronsard, Jean Racine, Gustave Flaubert, P.J. Toulet, André Gide, Marceline Desbordes Valmore e Francis Jammes -, finché l’azienda di famiglia cade in rovina e l’autrice è costretta a trovare un impiego fisso come insegnante.

Ricca di cambiamenti e colpi di scena, la vita di Maria Luisa Spaziani è stata un percorso in cui si sono mescolati la passione per le lingue straniere e la traduzione, l’amore per la letteratura, la vocazione dell’insegnamento e la grande sete di conoscenza, placata con numerosi viaggi (soprattutto in Francia) e con le letture.

L’autrice, che è senza dubbio da annoverare fra i più grandi scrittori e traduttori italiani del Novecento, ci ha lasciato opere di indicibile bellezza, lavorando per tutta la vita, fino alla scomparsa, avvenuta a Roma il 30 giugno 2014.

“L’occhio del ciclone” e il periodo siciliano

La splendida poesia che abbiamo appena letto, “Scorreva un vento caldo sugli abeti”, è un esempio di come Maria Luisa Spaziani sia stata capace di concepire opere meravigliose qualunque fosse il genere cui si approcciava. In questo componimento, appartenente alla raccolta “L’occhio del ciclone”, la protagonista assoluta è la natura, una natura arsa dal caldo estivo, ma capace di suscitare profonde emozioni.

Il paesaggio descritto è quello della Sicilia, in cui Maria Luisa Spaziani ha vissuto per diversi anni per via del suo incarico di insegnamento presso l’Università di Messina. La raccolta “L’occhio del ciclone”, pubblicata per la prima volta nel 1970, è infatti dedicata al periodo siciliano dell’autrice, che in questo componimento mescola la magnificenza della natura, il ricordo del vento caldo tipico dell’estate – la poesia è ambientata nel giorno di San Lorenzo – e il riferimento alle opere care, fra tutti quell’“ululare dei corni sacri”, che rimanda al famoso verso di Apollinaire

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