“Mare mattutino” (1915), la toccante poesia di Kavafis sulla memoria e sulla nostalgia

19 Febbraio 2025

“Mare mattutino” è un’emozionante poesia che Konstantinos Kavafis dedica alla contemplazione della natura, alla memoria e alla nostalgia.

“Mare mattutino” (1915), la toccante poesia di Kavafis sulla memoria e sulla nostalgia

In una visione che mescola presente e passato Konstantinos Kavafis racconta il legame fra memoria, sogno e nostalgia. La poesia si intitola “Mare mattutino”, ed è stata scritta dall’autore greco nel 1915. Scopriamola insieme.

“Mare mattutino” di Konstantinos Kavafis

Fermarmi qui. Per guardare anch’io un poco la natura.
Il luminoso azzurro del mare mattutino
e del cielo senza nuvole, con la riva gialla:
tutto è bello nella effusa luminosità.

Fermarmi qui. E illudermi di vedere
quello che vidi davvero nell’attimo di sosta:
e non le mie fantasticherie, anche qui,
non le mie memorie, non le visioni della voluttà.

Il significato di questa poesia

Dove leggere “Mare mattutino”

“Mare mattutino” è stata scritta da Konstantinos Kavafis nel 1915. Il componimento fa quindi parte della produzione più matura dell’autore. I versi, che abbiamo letto nella traduzione dell’esperto grecista Tino Sangiglio, sono tratti dalla raccolta “Kavafis. Poesie d’amore”, edita da Passigli poesia nel 2004 e interamente curata da Sangiglio. La poesia che abbiamo letto si trova a pag. 33 del volume.

Fra presente e passato

Iniziano con una potente anafora le due strofe gemelle in cui si articola “Mare mattutino”: “Fermarmi qui”, poi un punto. Una pausa forte per introdurre tutto ciò che viene dopo.

Il poeta si ferma, per contemplare ciò che lo circonda. È una visione quieta, solitaria e già in partenza un po’ nostalgica: è il mare luminoso, sul cui riflesso si scaldano i primi raggi del sole, che emana bellezza e luce. La prima strofa si conclude così, con un grazioso tepore rarefatto.

La seconda quartina inizia con i medesimi versi: “Fermarmi qui”. Il poeta sosta, immerso in questa scena naturale. Ma i suoi occhi non vedono il mare di oggi, e i suoi sensi non sperimentano il luminoso calore di oggi. Nel suo sguardo, così come dentro il suo cuore, si fanno strada i ricordi, le “fantasticherie”, le “visioni della voluttà”.

L’amore per Kavafis

In “Mare mattutino” ci sono due temi che ricorrono accanto alla delicata descrizione naturale: la memoria e l’amore. Questi due topos sono strettamente legati nella poetica di Konstantinos Kavafis.

L’autore, infatti, vive un’esistenza solitaria sospesa fra presente e passato, e la nostalgia è l’elemento chiave della sua produzione poetica. È una nostalgia individuale e universale al tempo stesso, una ricerca dei valori perduti della civiltà, ma anche una ricerca di ciò che non torna dell’esistenza privata.

L’amore stesso si riverbera in questa nostalgia: perché quello cantato da Kavafis è un sentimento spesso passato, incompiuto o del tutto irrealizzato, socialmente o temporalmente inaccettabile, impossibile. La sensualità di cui parla il poeta è quasi immateriale, incorporea.

È qualcosa che ha a che fare con l’anima, non con le pulsioni fisiche. Così, in tutti i componimenti che Kavafis dedica all’amore, c’è un punto di fuga che lascia un’idea di vuoto, una mancata pienezza come quella presente in “Mare mattutino”, un’irrealizzazione che poi è la chiave del desiderio. Perché spesso sono proprio gli amori impossibili che ispirano il canto e che alimentano il cuore per la vita intera.

Chi è Konstantinos Kavafis

Konstantinos Petrou Kavafis (1863-1933) è conosciuto come “il più antico dei poeti moderni”. Di origini greche, ma nato e cresciuto ad Alessandria d’Egitto, Kavafis è uno degli autori che, più di tutti, si sono adoperati per creare un ponte fra la tradizione e l’innovazione. Della produzione poetica dell’autore di “Prima che il tempo li sciupasse”, che risente soprattutto nelle fasi iniziali dell’influenza simbolista, ci sono rimasti poco più di 150 frammenti, oggi raccolti nel volume “Kavafis”.

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