Dedicata agli amori travolgenti, che, come una tempesta, scompigliano i cuori e i corpi degli amanti, rileggiamo oggi una delle poesie più memorabili di Federico García Lorca. Voce tra le più originali del Novecento spagnolo, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. La poesia si intitola “Madrigale appassionato“.
“Madrigale appassionato” di Federico García Lorca
Vorrei stare sulle tua labbra
per spegnermi nella neve
dei tuoi denti.
Vorrei stare sul tuo petto
per disfarmi nel sangue.
Vorrei sognare per sempre
nella tua chioma d’oro.Che il tuo cuore si facesse
tomba del mio dolente.
Che la tua carne fosse la mia carne
che la tua fronte fosse la mia fronte.
Vorrei che tutta la mia anima
entrasse nel tuo piccolo corpo
ed essere io il tuo pensiero
ed essere io la tua bianca veste.Per far sì che t’innamori di me
con una passione così forte
da consumarti cercandomi
senza mai incontrarmi.
Perché tu vada gridando
il mio nome fino a ponente,
chiedendo di me all’acqua,
bevendo triste le amarezze
che prima il mio cuore
nel desiderarti lasciò sul sentiero.E intanto io entrerò
nel tuo corpo dolce e debole,
io sarò donna, sarò te stessa,
restando in te per sempre,
mentre tu invano mi cerchi
da Oriente ad Occidente,
finché fine ci brucerà
la fiamma grigia della morte.
Il significato di questa poesia
Dove leggere “Madrigale appassionato”
“Madrigale appassionato” è stata composta dall’autore spagnolo nell’aprile 1919. Successivamente, è stata racchiusa nella raccolta “Poesie sparse”, che riunisce i versi del poeta proprio dal 1919 al 1936. La versione italiana della lirica, con traduzione a cura di Claudio Rendina, è invece tratta da “Federico García Lorca, Tutte le poesie e tutto il teatro“, edita da Newton&Compton nel 2009.
Lo stile e le figure retoriche
Lorca costruisce Madrigale appassionato con un linguaggio carico di pathos, in cui il desiderio amoroso si esprime attraverso un intreccio di metafore ardenti e immagini sensoriali potenti.
L’anafora di “Vorrei” scandisce il ritmo della poesia e imprime un senso di ripetizione ossessiva, quasi un’invocazione, un desiderio che si rinnova in ogni verso senza mai esaurirsi.
L’ossimoro “spegnermi nella neve dei tuoi denti” accosta l’idea del fuoco interiore al candore e alla freddezza, evocando un contrasto struggente tra passione e distanza. Similmente, il verso “disfarmi nel sangue” richiama un’idea di fusione totale, di perdita dell’individualità nel corpo dell’amata, dove l’amore diventa un atto di annullamento e dissoluzione.
Questa volontà di compenetrazione si estende anche agli elementi materiali: l’amato desidera essere i capelli dell’amata, il suo cuore, il suo vestito bianco, fino a diventare il suo stesso pensiero. Il climax poetico si raggiunge proprio in questa progressione, dove la fisicità lascia spazio all’idea di un amore che trascende la corporeità per farsi presenza costante, quasi una possessione spirituale.
Un amore viscerale
A livello tematico, Madrigale appassionato esprime un amore totalizzante, viscerale, quasi doloroso nella sua brama di annullamento reciproco.
Il desiderio non si ferma alla mera unione carnale, ma ambisce a un’osmosi profonda tra i due amanti, tanto che l’io lirico non si accontenta di possedere, ma vuole essere posseduto, abbandonare la propria identità per dissolversi nell’altro.
Questo sentimento, però, si scontra con l’idea della separazione, perché nonostante il desiderio ardente, l’unione resta inafferrabile, destinata a un’eterna ricerca senza fine.
L’immagine dell’amata che vaga “gridando ai tramonti” e chiedendo dell’amato all’acqua rafforza il senso di una distanza incolmabile, un’assenza che diventa tormento e ossessione. Il paradosso è che proprio questa ricerca senza esito alimenta la passione: il desiderio vive nell’attesa, nell’inquietudine, nella mancanza.
Solo alla fine si consuma l’unione definitiva, ma essa non avviene nella vita, bensì nella morte, rappresentata come una fiamma livida, un’ultima combustione che incenerisce i due amanti e ne suggella il destino.
Il rapporto con la natura
Lorca costruisce così un inno all’amore nella sua forma più assoluta, quella che non si accontenta della realtà ma pretende l’impossibile, un amore che si nutre di tensione, desiderio e sofferenza, che vive tanto nella presenza quanto nell’assenza.
La natura stessa diventa testimone di questa passione, con gli elementi del tramonto, dell’acqua e della strada percorsa, che accompagnano la ricerca e la perdita. Il poeta ci lascia con un’immagine struggente: gli amanti si cercano, si consumano, si perdono, finché l’unico abbraccio possibile diventa quello della morte, che li riunisce in un’eterna dissoluzione.